50 DOMANDE SULL’ABORTO
Sergio Mora La campagna Voglio vivere
D. 13: L'aborto è un atto chirurgico sicuro?
R. 13: I fautori dell'aborto mentono alle donne, quando fanno loro credere che l'aborto legale è per ciò stesso sicuro. Le statistiche dimostrano che la realtà è ben diversa. Molte donne, che pretendono di ottenere con l'aborto «la libertà riproduttiva», possono compromettere o perdere del tutto e definitivamente le loro facoltà riproduttive, restando sterili a vita. Anche usando le migliori tecniche chirurgiche, nella fase dell'aspirazione o del raschiamento, quando la plastica e il metallo degli strumenti vengono messi a contatto con i tessuti delicati dell'utero, può derivarne una lesione degli organi interni. Ma anche se non avvengono lesioni, l'aborto può danneggiare il sistema immunitario.
D. 14: L'aborto è il solo danno che mette in pericolo il nascituro nel ventre materno?
R. 14: No: il bimbo può essere vittima di un infanticidio. L'innesto del tessuto fetale, che necessita l'utilizzazione di un feto vivo per recuperarne i tessuti viventi, viene talvolta fatto passare per un aborto. Ma questi tessuti non vengono prelevati da un feto, poiché si tratta in realtà di un bimbo vivo, per cui qui si tratta di un infanticidio o di una eutanasia a fine utilitaristico.
D. 15: Non è più rischioso condurre a termine una gravidanza piuttosto che abortire?
R. 15: Tutt'altro. E' stato verificato che la gravidanza è più sicura dell'aborto, sia nella prima che nella seconda metà della fase. Le statistiche spesso citate per sostenere l'argomento contrario sono ingannevoli.
Gli abortisti paragonano sistematicamente il tasso di mortalità delle madri (nel caso di aborto provocato nelle prime 12 settimane di gravidanza) con il tasso di mortalità delle madri durante l'intero periodo di gestazione, al momento del parto, come pure del periodo che ne segue; inoltre, per sovrappiù, in quelle statistiche viene conteggiato anche il tasso di mortalità in caso d'incidenti o di malattia. Comparare i rischi dell'aborto praticato nelle prime due settimane di gravidanza con i rischi del parto nei nove mesi, è ingannevole e anti-scientifico
D. 16: Quali complicazioni possono sorgere in una madre per causa dell'aborto?
R. 16: Una donna che si sottopone ad un aborto può sviluppare, fra le altre, le seguenti patologie:
Emorragia. In un'epoca in cui il sangue può trasmettere il virus dell'AIDS, l'emorragia uterina può mettere in pericolo la vita della madre; le donne che abortiscono possono infatti aver bisogno di trasfusioni di sangue, a causa di serie emorragie. Per questa ragione, anche la pillola RU 486 richiede una stretta sorveglianza, perché comporta il rischio di emorragia.
Infezione. Se dopo l'aborto nell'utero rimangono parti del feto, o se gli strumenti chirurgici usati non erano ben sterilizzati, la madre rischia la sterilità definitiva per colpa di una infezione delle tube uterine.
Lesione del collo uterino. Gli strumenti utilizzati per dilatare il collo uterino possono danneggiarlo, provocando nelle future gravidanze l'insorgere di aborti spontanei oppure nascite premature. Anche gli aborti chimici possono portare a futuri aborti spontanei.
Perforazione dell'utero. Un aborto mediante raschiamento può perforare la parete uterina provocando una infiammazione (peritonite); questo può costringere ad un intervento chirurgico che asporti l'intero utero, rendendo la donna definitivamente sterile.
Perforazione dell'intestino. Durante un aborto mediante aspirazione o raschiamento, una manovra errata può far sì che lo strumento perfori non solo l'utero ma anche il colon; si rende allora necessaria una operazione chirurgica (resezione) per asportare la parte dell'intestino rimasta danneggiata.
D. 17: Quali ulteriori complicanze possono essere provocate da un aborto?
R. 17: Anche se non viene colpita da complicanze immediate, la madre che abortisce può subire conseguenze tardive, fra le quali:
Nascita di bimbi morti o handicappati. Le donne il cui sangue ha il fattore RH negativo e che non ricevono un anti-siero (RHo (D) immunoglobulina), possono reagire al sangue di tipo RH positivo del padre, facendo correre ai nascituri il rischio di una eccessiva distruzione dei loro globuli rossi (malattie emolitiche), conducendoli a morire prima del parto o a nascere handicappati.
Infiammazione pelvica. La malattia infiammatoria del bacino è «una malattia grave, abituale conseguenza dell'aborto, nel 30% dei casi del quale viene segnalata». Questa infiammazione può condurre ad aborti spontanei, alla sterilità e a dolori pelvici cronici.
Aborto spontaneo. Le donne che hanno abortito sono soggette agli aborti spontanei, con un tasso più elevato del 35% in rapporto alle donne che non hanno abortito.
Parto difficile. Le donne che hanno abortito sono soggette a complicanze nei futuri parti e/o nelle future gravidanze.
Nascita prematura. Le nascite premature sono da 2 a 3 volte superiori nelle donne che hanno abortito, in rapporto a quelle che non hanno mai abortito.
Cancro al seno. Vi sono gravi timori che l'aborto possa aumentare il rischio del cancro al seno, in particolare se ad essere abortito è il primo figlio. «Le donne che abortiscono al primo trimestre di gravidanza raddoppiano il rischio di contrarre un cancro al seno, in rapporto alle donne che portano a termine la loro gravidanza».
Gravidanza extra-uterina. Nella gravidanza extra-uterina il feto si sviluppa nelle tube di Falloppio, piuttosto che nell'utero, mettendo quindi la madre in pericolo di morte in caso di esplosione di una tuba. Un rilevante tasso di crescita delle gravidanze extra-uterine è stato constatato nelle donne che hanno abortito. Gli studi dimostrano che il rischio di una gravidanza extra-uterina raddoppia dopo un primo aborto e si quadruplica dopo un secondo. Il pericolo aumenta con la pillola RU 486, che è inefficace sulle gravidanze extra-uterine, creando una falsa impressione (inducendo all'emorragia) che la madre non è più incinta.