L’embrione umano ridotto ad una “cosa” Gabriele Soliani (Sessuologo)
La frontiera della vita passa, a differenza di soli pochi anni fa, per il riconoscimento della vita embrionale, che tutti noi senza alcun dubbio abbiamo avuto. E' talmente evidente che la soppressione di un piccolo feto umano sia un atto contrario alla scienza medica che i medici obiettori di coscienza per l'aborto volontario sono arrivati quasi al 70 % a livello nazionale ! Così il modo più rapido, meno costoso e "a domicilio" per impedire il proseguimento di una gravidanza è agire subito dopo il concepimento, cioè sull'embrione umano. Non a caso l'attenzione si è spostata sulla pillola del “giorno dopo”, su quella dei “5 giorni dopo” e sulla RU 486. Le prime due impediscono l'annidamento in utero se c'è stata fecondazione, la RU 486 fa morire il concepito quando è già impiantato.
E' sull'embrione umano che si concentrano gli sguardi, ed è su di lui che non possiamo mentire o tacere.
Sull'altro versante c'è la fecondazione artificiale per avere un bimbo.
Le coppie in Italia che hanno provato ad avere un bimbo nel 2009 con "la provetta" sono state 63000 con un aumento del 4,67% rispetto al 2008. I bambini nati con queste tecniche sono stati 10819, e cioè le coppie che hanno avuto il bimbo "in braccio" sono il 17% di quelle che hanno utilizzato la fecondazione artificiale. I bambini nati con la fecondazione artificiale rappresentano l'1,9% delle nascite in Italia. Solo nel 2005 erano lo 0,9%.
I bambini concepiti però sono molti di più. Infatti una sentenza della primavera 2009 della Corte Costituzionale ha proibito di mettere il limite massimo di 3 embrioni per ogni ciclo. Così 7337 embrioni sono risultati "in più" e quindi congelati in azoto liquido, quasi dieci volte i 763 del 2008. Se i tentativi della coppia portano ad avere il bimbo in braccio gli altri embrioni "figli" restano congelati come soprannumerari, se invece occorrono più tentativi vengono utilizzati.
I termini "congelato", "soprannumerario" destano sconcerto. E' pur vero che non ci si meraviglia più di nulla ma l'evidenza del concepimento di una vita umana non può essere paragonata a nessun altro avvenimento.
Un altro dato fa riflettere, ed è l'età media delle donne che ricorrono alla fecondazione artificiale. Nel 2009 in Italia era di 36 anni rispetto ai 34 anni della media europea. Ed aumenta anche il numero delle donne con oltre 40 anni che ricorrono a queste tecniche. Infatti il 28% dei cicli di fecondazione hanno riguardato donne con più di 40 anni.
I risultati però sono assai deludenti: il successo è del 6,9% tra i 40 e i 42 anni, e solo dell'1,7% oltre i 43 anni.
Analizzando a fondo la relazione del Ministero si scopre che nel 2009 sono stati prodotti 99258 embrioni e che le nascite sono state 10819, vale a dire una percentuale pari a poco più del 10%. Il che significa che 88439 embrioni non hanno visto la luce. Con una simile percentuale di rischio nessun farmaco o tecnica ospedaliera sarebbe ammessa!
Perchè dunque è accettata per avere un bimbo? Una obiezione frequente è quella che chiama in causa ciò che succede "in natura". Ma "in natura" i concepimenti che non arrivano alla nascita sono il 30 / 40%, non l'85 / 90%. Inoltre la coppia è consapevole che il 90% delle perdite è connaturale a questa tecnica e ne accetta le conseguenze.
Viene da pensare che la fecondazione artificiale e la cosiddetta “contraccezione d'emergenza”, che non è contraccezione perché agisce dopo il concepimento, abbiano pian piano ridotto l'embrione umano ad una "cosa". Questo a partire dai concetti che per anni hanno sostenuto la legge sull'aborto volontario i quali dicevano, contro la scienza, che l'embrione è solo un grumo di cellule. Una definizione dell'embrione umano così superficiale e banale che facilmente può essere contestata. Anzi deve essere contestata.