In nome di chi non ha voce in Europa
« Noi crediamo che il riconoscimento della sempre uguale dignità dell’uomo dal concepimento alla morte naturale è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace ».
Questa definizione della dignità della persona è inserita nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 ed oggi appare ancor più importante. Forse in quegli anni, nonostante la tragedia della seconda guerra mondiale, non si immaginava quanto sarebbe stata ancora necessaria.
Il 2013 è stato proclamato "Anno della cittadinanza europea" per rendere i cittadini d’Europa più consapevoli della loro appartenenza a una “Unione di valori” oltre che di regole. Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore alla fine del 2009, è stata introdotta la possibilità di iniziative di cittadini come strumento di partecipazione democratica che “obbliga” le istituzioni a prendere in considerazione e discutere quanto viene richiesto. Grazie a questa possibilità è nata l’iniziativa denominata “Uno di noi”. In pratica dichiarando che ogni essere umano fin dal concepimento è “uno di noi” i cittadini chiedono che la dignità umana sia messa al centro dell’integrazione europea e che ogni risorsa economica e intellettuale dell’Unione sia destinata sempre a promuovere la vita umana e mai a distruggerla. Un vasto comitato di cittadini sostiene in tutta l’Ue l’iniziativa per il “riconoscimento giuridico” dell’embrione. Una mobilitazione partita ufficialmente nei giorni scorsi per iniziativa dei Movimenti per la vita dei 27 Paesi membri dell’Unione, e che mira a raccogliere almeno un milione di firme per indurre il legislatore europeo a intervenire sulla questione della vita nascente. "Uno di noi" è proprio la definizione di ogni concepito nei confronti del quale la campagna vuole ottenere una tutela assoluta. Con le firme si può chiedere alle istituzioni Ue, sul piano giuridico, di impedire il finanziamento di politiche filo-abortiste e contrarie al rispetto della vita e di creare una protezione giuridica della dignità, del diritto e dell’integrità di ogni essere umano fin dal suo concepimento. Insieme a questo è possibile risvegliare una sensibilizzazione in Europa, dove, non di rado, il diritto alla vita viene violato. Non se ne parla molto ma una grandissima parte dell’opinione pubblica nel vecchio continente è contraria al finanziamento di politiche che non tutelano il diritto alla vita in ambito comunitario e che, a livello di stati membri, non approva leggi che violano questo diritto come quelle che riguardano l’aborto o gli embrioni. In Italia hanno già firmato Francesco Belletti (presidente Forum delle associazioni familiari), Filippo Maria Boscia (presidente Forum associazioni socio-sanitarie e Associazione medici cattolici), Carlo Casini (presidente Movimento per la vita), Carlo Costalli (presidente Mcl), Francesco D’Agostino (presidente Unione giuristi cattolici), Marco Impagliazzo (presidente Comunità S. Egidio), Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito Santo), Franco Miano (presidente Azione cattolica), Franco Pasquali (presidente Reti in Opera), Presidenza Acli, Paolo Ramonda (presidente associazione Papa Giovanni XXIII), Lucio Romano (presidente Scienza & Vita), Andrea Simoncini (Consiglio di presidenza Comunione e liberazione), Giovanni Stirati (Cammino neocatecumenale), Andrea Turatti (presidente Azione per Famiglie nuove), Maria Voce - Emmaus (presidente movimento Focolari).
Come aderire all'appello "Uno di noi" ed arrivare ad un milione di firme necessarie entro il 1° novembre 2013 ? Si può utilizzare il sito www.oneofus.eu, o anche quello del Movimento per la Vita www.mpv.org.
Per aderire si può anche cliccare direttamente sulla pagina dell’Unione europea che presenta l’iniziativa. In calce, il pulsante «Dichiarazione di sostegno» apre il Modulo di dichiarazione nei cui campi va indicato anche il numero di un documento d’identità valido e il proprio indirizzo. Validando le caselle sull’informativa per la privacy e la dichiarazione di autenticità dei dati si clicca sull’invio e si completa la procedura.
Gabriele Soliani