Lo scorso 26 settembre il cardinale De Donatis (vicario del Papa per la Diocesi di Roma) ha rivolto un discorso alle equipes pastorali delle varie realtà della nostra diocesi riunite in San Giovanni al Laterano. Si trattava di ritrovarsi insieme per dare inizio al nuovo anno pastorale, il quarto dei sette che ci porteranno al Giubileo del 2025, secondo quanto programmato dalla diocesi nell’anno pastorale 2017-2018: è ora, come ha detto il Cardinale, di “ripartire insieme” dopo la pandemia (anche se, alla luce di quanto sta accadendo in questo mese di ottobre, alla fine del quale sto scrivendo) viene da chiedersi: possiamo davvero dire ‘dopo la pandemia’?
Anzitutto, il Cardinale ha fatto un breve riepilogo del cammino finora percorso:
2017-2018: analisi delle ‘malattie spirituali’ che affliggono la comunità cristiana- Ne sono state individuate soprattutto tre: l’ autoreferenzialità, il pessimismo sterile, la guerra tra noi. Il primo anno ci ha reso più consapevoli dell’urgenza di una conversione pastorale, personale e comunitaria.
2018-2019: abbiamo fatto memoria di come Dio ha guidato la storia delle comunità cristiane di questa città en ella seconda parte dell’anno abbiamo chiesto perdono di tutto ciò che ci ha diviso: accomunati dalla debolezza, ma soprattutto accomunati e resi più vicini dalla misericordia di Dio
2019-2020: abbiamo riflettuto su come ascoltare le famiglie, i giovani e i poveri e i malati, custodendo nel cuore i tre atteggiamenti indicati ... dal Papa e necessari per un vero ascolto contemplativo: l’umiltà, il disinteresse, le beatitudini evangeliche. Inoltre, nonostante che la pandemia abbia frenato i lavori, si è cercato di mettere a punto la parte operativa.
Siamo ora alla quarta tappa:
2020-2021: quest’anno si tratta di mettersi in cammino davvero, di uscire dalle chiese per incontrare le famiglie, incontrare i ragazzi a scuola e nei muretti, andare a visitare gli anziani e i malati, farsi vicini a chi versa in stato di povertà.
Rispetto al cammino che ci attende quest’anno, De Donatis puntualizza due aspetti: il momento che viviamo e l’atteggiamento con cui dobbiamo accostarci alle ‘cose da fare’. Come cristiani, sicuri come siamo che tutto ciò che Dio permette che accada è ordinato al nostro bene (“Tutto concorre al bene!) sia pure in un modo misterioso che non sempre capiamo, dobbiamo essere certi- e il cardinale ci invita a farlo – che persino la crisi scatenata dal covid rappresenta un momento opportuno (un kairos) nel quale il Signore agisce, dà appuntamento alla sua Chiesa per offrire a tutti una possibilità di rinascita. Siamo dunque certi che il momento è quello giusto per uscire, incontrare gli altri e abbracciarli in una maniera nuova, con una consapevolezza nuova.
E poi l’atteggiamento: ciò che ci viene chiesto (incontrare le famiglie, incontrare i ragazzi a scuola e nei muretti, andare a visitare gli anziani e i malati, farsi vicini a chi versa in stato di povertà) è in ultima analisi ciò che facciamo (o dovremmo fare) abitualmente. Ciò che deve cambiare è l’atteggiamento del cuore: dobbiamo entrare in relazione con tutti per ascoltarli in maniera contemplativa e perché ciò accada il nostro cuore deve essere ricolmo di quello che il Cardinale chiama amore di amicizia. E’ questo l’atteggiamento indispensabile per vivere la missione, per essere in grado di ascoltare davvero le necessità, non solo materiali, dei fratelli (siano essi famiglie, ragazzi, anziani, malati, indigenti) riconoscendo le povertà sofferte da ognuno di esse e facendoci anche noi poveri, rinunciando a qualcosa di noi stessi per poterci avvicinare ad essi con questo amore di amicizia
Amore di amicizia
Ma che cos’è poi questo amore di amicizia? Per spiegarcelo, il cardinale De Donatis illustra ciò che accomuna la povertà (intesa come atteggiamento interiore) e l’amore.
Ricordato che amare significa dare, il Cardinale stabilisce una comparazione tra i tre gradi di povertà interiore e i tre gradi dell’amore:
POVERTA’ |
AMORE |
|
|
1- distaccarsi dai beni terreni e dalle ricchezze |
1- condividere i beni |
2 -povertà dall’attaccamento a se stessi |
2- dare la propria vita, il proprio tempo, la propria salute |
3- rinuncia alla presunzione di sentirci
superiori agli altri |
3 -amore di amicizia |
E aggiunge:
E’ l’umiltà interiore che permette di stare di fronte all’altro in uno stato di uguaglianza che favorisce l’amicizia, il dialogo, l’intesa. San Tommaso d’Aquino scriveva che “l’amicizia suppone l’uguaglianza e la attua”. L’amore di amicizia permette di donare senza arroganza, di annunciare il Vangelo senza esibirlo come un proprio merito, di aiutare i poveri senza umiliarli. L’amore di amicizia fa cadere le critiche, le obiezioni, disattiva il meccanismo perverso dell’affermazione di sé e del proprio gruppo favorendo l’incontro vero, il dialogo autentico senza “inquinamenti”. Mi ha fatto sempre tanto pensare quello che una volta disse san Vincenzo de’ Paoli ad una suora che per la prima volta stava andando ad aiutare i poveri: “Non dimenticare che dovrai farti perdonare il pane che darai!”. Dare il pane senza umiltà e sentendosi superiori falsifica la carità, anzi la annulla. L’umile amore di amicizia fa stare accanto all’altro condividendo la sua sofferenza senza schiacciarlo.
La Samaritana
A questo punto il cardinale invita a riflettere sull’incontro di Gesù con la donna samaritana, descritto nel Vangelo secondo Giovanni (Gv 4, 1-42). Questo brano esemplifica magnificamente il tipo di relazione che si stabilisce con l’altro, quando chi va ad incontrare qualcuno è animato dall’amore di amicizia: Gesù si rivolge alla donna mostrando la propria vulnerabilità, il proprio bisogno (chiede da bere), non certo facendo pesare la sua superiorità spirituale. Può così iniziare il dialogo: Gesù va incontro alla donna superando tutte le differenze - compresa quella religiosa – che li separano. Rispetta l’autenticità della donna, senza rinunciare ad annunciarle la Parola di vita, quella che cambia l’animo di lei e la predispone alla fede. Commenta De Donatis: Solo l’umile amore di amicizia di Gesù ha reso possibile la fecondità di questo incontro. La Parola di salvezza che le sta annunciando è fatta anche del volto accogliente, dello sguardo profondo, del tono rispettoso e confidente di Gesù… Quando arrivano i discepoli Gesù li invita a contemplare le spighe che già biondeggiano nei campi. Con questa frase, apparentemente fuori contesto, Gesù ci fa capire che, come spiega il Cardinale, lo sguardo contemplativo è il segreto! Saper vedere Dio all’opera nei cuori, anzi, saper contemplare l’altro così come lo vede Dio, amarlo con il suo stesso amore di amicizia. È contemplare il frutto già nel seme.
E aggiunge: L’amore di Cristo ha quattro dimensioni, scrive san Paolo nella lettera agli Efesini (Ef 3,14-19), e risplendono tutte e quattro nell’incontro con la Samaritana: lunghezza (amare tutti, anche chi è considerato straniero o nemico), ampiezza (amare il tutto degli altri, anche i limiti), profondità (amare andando nel profondo della storia dolorosa dell’altro), altezza (amare arrivando all’altezza della croce, sacrificandosi per gli altri).
E’ con questo atteggiamento del cuore che siamo chiamati ad incontrare gli altri: non è solo ciò che ci viene richiesto in questo anno pastorale, è ciò che sempre ci dovrebbe caratterizzare: è imitazione e partecipazione dell’amore di Cristo.
Che cosa dunque ci si aspetta dalla Chiesa oggi?
Sostiene De Donatis:
In questo nostro tempo, anche alla luce di quello che abbiamo vissuto con la pandemia, credo che ciò che sia chiesto alla Chiesa è contribuire a superare le divisioni tra le persone, gli individualismi, gli odi sociali, per rilanciare un rinnovamento dell’amicizia che deve esistere tra tutti gli uomini. Se viviamo questo amore di amicizia verso tutti questo favorirà e renderà credibile l’annuncio del Vangelo! Non dimentichiamocene: è l’annuncio della Parola di Dio ciò a cui dobbiamo tendere.
Per realizzare questo programma, la Chiesa di Roma, punta molto sulle famiglie che, come dice il Cardinale, nel periodo di lockdown hanno rivelato da una parte la loro fragilità ..., ma nella maggioranza dei casi hanno rivelato anche la loro tenuta e la loro forza. Hanno mostrato concretamente il loro volto di Chiese domestiche, la loro capacità di farsi prossime agli altri e di testimoniare il Vangelo. Per aiutare le parrocchie e le varie comunità e associazioni presenti sul territorio, alcuni sacerdoti della Diocesi, con la guida del vescovo De Donatis, hanno elaborato delle schede di lavoro che hanno come argomento l’inno alla carità di San Paolo, raccolte in un libretto che significativamente si intitola Saremo disposti a cambiare gli stili di vita? Le schede - come si evince dalla introduzione del libretto curata dallo stesso cardinale - dovrebbero essere utilizzate come guida per incontri con le varie realtà (famiglie, ragazzi, anziani… come detto sopra) che si svilupperanno secondo lo schema: interpretazione di un versetto dell’Inno, lettura biblica , questionario per la riflessione personale e scambio di esperienze, preghiera finale.
L’Inno alla carità sarà dunque il modello di un nuovo stile relazionale, basato appunto, sull’amore di amicizia, in un momento ‘opportuno’ caratterizzato dai tanti bisogni, anche - ma non solo – sociali che emergono ed emergeranno sollecitando gesti di condivisione.
Uno sforzo grande ci è richiesto..., per una ripartenza che è un vero “parto” doloroso, eppure carico di nuovo, un Nuovo che viene da Dio e che ci chiede la disponibilità a convertirci e a cambiare.
Buon anno pastorale!
ATTIVITA’ DELLA DIOCESI
29/10/2020: San Giovanni in Laterano, h 20,30: veglia diocesana missionaria presieduta dal Cardinale vicario
9/11/2020: San Giovanni in Laterano, h 17,30 Messa capitolare presieduta dal cardinale vicario in occasione dell’ anniversario della Dedicazione della basilica lateranense.
22/11/2020, Solennità di Cristo Re:Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero.
A cura di Antonella