ASSEMBLEA DIOCESANA
Lo scorso 16 settembre, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha incontrato nella Basilica di San Giovanni in Laterano i sacerdoti della diocesi e tutti gli operatori per dare inizio all’anno pastorale secondo le indicazioni date a maggio e da me illustrate nel precedente numero del giornalino. Durante la prima parte dell’incontro abbiamo potuto partecipare ad una intensa adorazione eucaristica, animata da canti e preghiere, terminata la quale il cardinale ha tenuto un discorso volto a sostenere i cristiani della Diocesi di Roma nel cammino di quest’anno.
Non bisogna avere timore: ci muoviamo tutti insieme, dopo aver meditato in silenzio
De Donatis ha anzitutto riassunto a grandi linee i principi ispiratori del piano pastorale che forse può avere intimorito alcuni ai quali l’impresa delineata può essere sembrata troppo impegnativa. A maggio, ha ricordato il Cardinale, ci era stato rivolto l’invito a prepararci all’ascolto della città con l’esercizio del silenzio... questa sera... davanti alla presenza eucaristica del Signore. … nel silenzio abbiamo compreso che il Signore è fatto così: quando saremmo tentati di sederci, ci rialza e ci mette in cammino. Ci chiede di “scomodarci” perché Lui per primo si è “scomodato” per noi e di avere un po’ di coraggiosa ed evangelica follia.” Dovremmo ricordarci che il silenzio è la condizione previa di ogni ascolto: della Parola di Dio e della parola umana. Si tratta di far tacere ogni rumore, interiore ed esteriore, per accogliere una parola che è “altro-da-me”.
Osservando l’assemblea, il cardinale ha poi fatto rilevare di aver voluto convocare non solo una categoria di persone, ma tutta la chiesa di Roma presente -ha sottolineato- in stato di sinodo: cioè, pronta a camminare insieme. Ci accingiamo infatti a percorrere un cammino di conversione e rinnovamento missionario. Ed è un percorso che si fa tutti insieme, quindi in un perenne stato sinodale, dove ci si ascolta reciprocamente, si ascolta chi non fa parte della comunità cristiana e insieme si ascolta il Signore.
Ruolo dell’équipe pastorale
Ha poi ricordato il ruolo dell’equipe pastorale ( v. giornalino di ottobre) L’équipe pastorale , che è diversa dal consiglio pastorale, può essere formata anche solo dai preti e tre-cinque laici (e comunque al massimo dodici) e ha il compito è animare dal di dentro la comunità parrocchiale1 e coinvolgerla nel cammino di rinnovamento pastorale dei sette anni. L’équipe quindi è il cuore, l’anima del processo e punta a motivare e accompagnare l’opera di ascolto di tutta la comunità. A pensarci bene l’ascolto fa parte integrante e imprescindibile del processo dell’evangelizzazione. Infatti, se l’evangelizzazione è quell’annuncio della fede che comunica la buona notizia della benedizione di Dio sulla “tua vita concreta”, della salvezza e della misericordia che Gesù è venuto a portare “anche per te”, il discepolo-missionario che voglia servire l’azione di Dio cercherà di ascoltare la vita degli altri per saper declinare questo annuncio in modo che parli davvero al cuore dei suoi fratelli.
1- Ogni volta che nel testo si parla di parrocchia o di comunità parrocchiale ci si riferisce anche alle varie comunità di laici e ai movimenti
Frutti del processo sinodale
Questo processo sinodale, nella misura in cui lo sarà davvero, porterà con sé molti frutti.
De Donatis ne elenca quattro:
- laici: passeranno dal sentirsi dei “dipendenti” della parrocchia, mano d’opera a buon mercato, a membri veri del Popolo di Dio, capaci di pensiero e di iniziativa. Sperimenteranno la forza del loro battesimo, che li fa re, sacerdoti e profeti, e con l’unzione del senso della fede li rende capaci di testimoniare e contribuire a realizzare il regno di Dio, fuori dei confini parrocchiali
- sacerdoti: saranno meno degli organizzatori e gestori di immobili, per essere più padri
- parrocchie e comunità ecclesiali di vario genere: dovranno diventare meno centralizzate e autoreferenziali, più policentriche e connesse tra di loro.
- spiritualità: dovrà diventare meno intimista, individualistica, meno new age, ma concreta, capace di dare senso alla vita, di sostanziare e dare motivi alla missione.
Che cosa fare?
Concretamente occorre anzitutto, suggerisce il Cardinale, riprendere in mano il testo del progetto e leggerlo insieme in parrocchia con attenzione: lì ci sono tutti i passaggi.
Ascoltare il grido della città è il titolo del progetto, e sappiamo che l’ascolto dovrà essere rivolto in particolare ai giovani, ai poveri e ai malati e alle famiglie : a questo proposito bisognerà fare attenzione a quelli che il Cardinale definisce quattro ‘snodi’:
- pensare bene a come raggiungere le persone lì dove vivono per incontrarle e dialogare con loro. Non basta raccogliere storie di vita in maniera anonima (magari mettendo una cassetta postale in fondo alla chiesa!), ma cerchiamo di entrare in relazione con le persone.
- L’incontro deve essere un vero volto a volto, un esercizio di ascolto fatto con il cuore.
- Quando poi vi riunirete con gli altri operatori pastorali e con l’équipe, condividete le storie. Questo è un momento fondamentale, da vivere insieme nella preghiera. Nel chiedervi cosa vivono i giovani, le famiglie, i poveri del vostro quartiere, provate ad esercitare quello che il Papa ha definito un ascolto o uno sguardo contemplativo: dov’è Dio in questa storia?” ( questo punto sarà ulteriormente approfondito in seguito)
- condivisione delle storie di vita con la comunità parrocchiale durante l’Eucarestia domenicale la preghiera dei fedeli sarà quindi un momento in cui , evitando che si capisca che si sta alludendo concretamente a “quella persona”, si portano davanti a Dio e all’assemblea liturgica le gioie e i dolori di tutti.
A questo punto, il cardinale De Donatis approfondisce il tema dell’ascolto contemplativo
1. Con che cosa ascoltiamo?
L’organo dell’ascolto non è l’orecchio ma il cuore. Ce lo suggerisce Maria che meditava e custodiva nel cuore tutto ciò che udiva (cfr. Lc 2,19)
Ascoltare con il cuore significa ascoltare con tutto noi stessi, con tutto ciò che siamo e che abbiamo vissuto. Questo però ci fa già intuire quale difficoltà possiamo incontrare quando decidiamo di ascoltare l’altro e ciò che ci è richiesto per poterlo fare davvero: fargli spazio dentro di noi, accoglierlo nel cuore, evitando di proiettare e di attribuirgli percezioni, sensazioni, intenzioni, valutazioni che in realtà sono solo nel “nostro” cuore. È un vero e proprio lavoro di ascesi... alcune esperienze dolorose subìte, soprattutto se sono la conseguenza di inganno e cattiveria, possono alimentare la diffidenza e il pregiudizio nei confronti degli altri, ma se ho lasciato che il Signore consoli e guarisca il mio cuore, lo Spirito Santo mi ha liberato dal risentimento e ha forgiato dentro di me un cuore capace di compassione nei confronti delle sofferenze e delle miserie degli altri, dovunque si trovino e a qualunque realtà appartengano
2. Il cuore abitato dallo Spirito
Ma la riflessione su “con che cosa si ascolta” deve tener conto anche di un altro aspetto: nel cuore dell’uomo abita lo Spirito Santo, la presenza di Dio.È lo Spirito Santo che, quando ascoltiamo la Parola di Dio suscita in noi una risonanza profonda, di gioia - se ci troviamo nella situazione descritta da San Paolo: Avete seguito l’esempio del Signore e accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo» (1Ts 1,6) -; di turbamento, tristezza, pentimento se il Signore ha bisogno di convertirci da una via di male nella quale ci siamo incamminati. La consapevolezza della presenza dello Spirito nel nostro cuore dovrebbe portarci a riconoscere la presenza di Dio anche nelle vite degli altri, di coloro che ci raccontano le loro vite, di coloro che siamo invitati ad ascoltare con il cuore .
Dunque dobbiamo:
3. Ascoltare con il cuore le vite degli altri,
consapevoli che nel cuore agisce lo Spirito. È in questo che consiste l’ascolto contemplativo: il cuore contemplativo sa riconoscere con lucidità autenticamente spirituale la presenza e l’azione di Dio nelle vite degli altri e nella storia umana. È Maria che ha un cuore veramente contemplativo: Ella ascolta, “mette insieme”le parole udite dall’angelo, dai pastori e dai vecchi Simeone ed Anna, le medita nello Spirito Santo cogliendo il nesso che le lega, cioè l’opera di Dio, e le custodisce con amore nel suo cuore. I piccoli, i poveri, meritano che noi li ascoltiamo così. Prendendoli sul serio, come fa Dio.
Nella Gaudete et exultate papa Francesco ci ha fatto notare che dobbiamo saper riconoscere i cammini di santità che sono presenti nella vita di tante persone che incontriamo ogni giorno: la santità della porta accanto che ha esemplificato nel num. 7 della sua esortazione apostolica A noi è chiesto -conclude il Cardinale – di riconoscere la presenza di Dio nella vita delle persone, mentre le ascoltiamo con cuore contemplativo, accogliendo il grido di dolore che ci indirizzano.
Questo è quindi il compito che attende noi cristiani della diocesi di Roma: noi tutti, quelli che operano nelle parrocchie, ma anche quei laici che appartengono a gruppi o movimenti. L’invito del Cardinale- che è poi la voce del vescovo di Roma, cioè del Papa – ci interpella tutti. Saremo capaci di rispondere con il cuore?
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ATTIVITA’ DELLA DIOCESI
9 novembre alle 17:30 - Celebrazione eucaristica con mandato alle equipe pastorali presieduta dal Santo Padre a San Giovanni in Laterano.
17 novembre alle 10:00 - Santa Messa per la Giornata mondiale dei poveri presieduta dal Santo Padre nella basilica di San Pietro.
23 novembre alle 17:00 - Ordinazioni dei diaconi permanenti nella basilica di San Giovanni in Laterano.
A cura di Antonella