Il mese di maggio è particolarmente legato al culto della Madonna; ci sembra bello quindi – dopo esserci a lungo soffermati sulla figura di san Giuseppe - dedicare a Maria l’articolo di questo mese. Lo faremo lasciandoci guidare da San Giovanni Paolo II.
Il 25 marzo del 1987 Giovanni Paolo II pubblica l’enciclica “Redemptoris Mater” tutta dedicata a Maria.
Il Papa,seguendo la linea del Concilio Vaticano II, desidera far risaltare la speciale presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua Chiesa: per questo annuncia (R.M.nn. 48-50), anche in preparazione al vicino Giubileo del Duemila, la proclamazione di un Anno Mariano che avrebbe avuto inizio il 7 giugno seguente (Pentecoste) per concludersi il 15 agosto dell’anno successivo.
L’enciclica Redemptoris Mater, nella quale numerosi sono i riferimenti alla costituzione Lumen Gentium, del Concilio Vaticano II si presenta quindi come una riflessione profonda sul significato che Maria ha nel mistero di Cristo e sulla sua presenza attiva ed efficace nella vita della Chiesa.
1. MARIA NEL MISTERO DI CRISTO
Maria è presente nel mistero di Cristo fin dall’eternità. Dice San Paolo: Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo». Anche Maria è stata scelta fin dall’eternità: a Lei anzi è stata riservata una elezione speciale, sarà Madre del Figlio di Dio. E’ per questo che l’Angelo, salutandola, la chiama «piena di grazia», cioè destinataria di un dono speciale da parte di Dio (n. 8): il momento dell’Annunciazione è quello in cui questa creatura già prescelta da Dio viene definitivamente introdotta nel mistero di Cristo. Ella si abbandona completamente al Signore, prestando alla volontà divina il pieno assenso dell’intelletto e della volontà: qualunque significato possano avere le parole dell’Angelo (che le ha parlato di un Messia re il cui regno non avrà fine), Maria accetta totalmente ciò che quelle parole intendono, definendo se stessa come la «serva del Signore» e auspicando che si compia in lei ciò che l’Angelo ha detto. Come se avesse voluto dire: Si compia la volontà di Dio, anche se non la capisco. A ragione quindi Elisabetta, dopo averla salutata come «madre del mio Signore» e come «benedetta fra tutte le donne», proclama: «Beata colei che ha creduto!»L’obbedienza nella fede è appunto il segno distintivo di Maria: è una obbedienza che continuerà a manifestarsi e ad inverarsi durante tutta la sua vita: ella rimarrà sempre quotidianamente in contatto con l’ineffabile mistero di Dio fatto uomo (n. 17), un mistero che solo in parte le è svelato. Mentre percorre il suo cammino accanto a Gesù, ella medita e serba nel suo cuore parole e gesti di quel Figlio che man mano rivela «ai piccoli – e Maria è la prima di quei piccoli- cose tenute nascoste ai potenti »(Mt11,25) .
Accanto a Gesù, Maria continuerà ad esercitare la sua obbedienza nella fede attraverso le prove che accompagneranno la sua infanzia (fuga in Egitto), la sua adolescenza (lo smarrimento e il ritrovamento nel Tempio ) e poi la sua attività pubblica, spesso così controversa: è una vera e propria peregrinazione che troverà il suo momento più alto ed eroico sulla Croce. Là Maria constaterà che le parole dell’Angelo («regnerà per sempre») sembrano smentite, ma continuerà ad abbandonarsi a Dio, le cui vie sono imperscrutabili.
Ai piedi della Croce, anche la maternità di Maria, acquisterà una dimensione nuova: già in altre occasioni Gesù aveva in qualche modo voluto distogliere l'attenzione dalla maternità intesa solo come un legame della carne, per orientarla verso quei misteriosi legami dello spirito, che si formano nell'ascolto e nell'osservanza della parola di Dio (n. 20). Aveva infatti detto alla donna che aveva proclamato beata colei che l’aveva portato nel grembo e allattato; «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc11,28); e ancora in un’altra occasione: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc8,20 ). Sono parole che si riferiscono a Maria in modo speciale, proprio perché lei è stata la prima ad accogliere la parola di Dio e ad osservarla, divenendo così la prima discepola di suo Figlio. Ai piedi della Croce, dunque, quando Gesù rivolto a Giovanni pronuncia le parole «Ecco tua madre»la nuova dimensione della maternità di Maria che si estende a tutti gli uomini viene chiaramente precisata e delineata: è la maternità generata dalla fede,... frutto del «nuovo» amore, che maturò in lei definitivamente ai piedi della Croce, mediante la sua partecipazione all'amore redentivo del Figlio. (n. 23 ). Già a Cana, Maria si era posta come mediatrice tra Dio e gli uomini, esercitando nei confronti di questi ultimi la sua funzione materna. Sul Golgota, questa funzione di materna mediazione viene definitivamente stabilita attraverso le parole del Cristo. Tuttavia, la Chiesa sa e insegna con san Paolo che uno solo è il nostro mediatore: «Non c'è che un solo Dio, uno solo anche è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, che per tutti ha dato se stesso quale riscatto» (1Tm2,5) e il Concilio Vaticano II sottolinea che «la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia» (Lumen Gentium, 60). Maria dunque è mediatrice tra Dio e gli uomini in quanto partecipa all’unica fonte che è la mediazione di Cristo stesso….Tale funzione è, al tempo stesso, speciale e straordinaria. Essa scaturisce dalla sua maternità divina e può esser compresa e vissuta nella fede solo sulla base della piena verità di questa maternità. Essendo Maria, in virtù dell'elezione divina, la Madre del Figlio consustanziale al Padre e «generosa compagna» nell'opera della redenzione, «fu per noi madre nell'ordine della grazia».(Lumen Gentium, 61)
II – LA MADRE DI DIO AL CENTRO DELLA CHIESA IN CAMMINO
In questa seconda parte della sua enciclica, Giovanni Paolo II ci ricorda che il cammino della Chiesa comincia nel momento della Pentecoste. Nel Cenacolo, insieme agli Apostoli cui Gesù aveva affidato la missione di andare per il mondo a predicare, c’era anche Maria il cui itinerario di fede si incontra così con quello della Chiesa. Il cammino ecclesiale è esterno e visibile, perché la Chiesa è immersa nella storia, ma è essenzialmente interiore, un pellegrinaggio nella fede. In questo cammino nella storia e nella fede Maria è da subito presente come colei che avanzava nella peregrinazione nella fede partecipando come nessun altro al mistero di Cristo. Gli Apostoli hanno guardato a Lei come alla THEOTOKOS ( madre di Dio) ma anche come a colei che è «Beata perché ha creduto»: nella fede di Lei hanno cercato il sostegno per la propria fede. Maria è da allora e per sempre incessantemente presente nel cammino del popolo di Dio, nel nostro cammino di fede. La sua presenza si esprime nella fede dei singoli cristiani, delle famiglie e degli istituti religiosi, ma soprattutto nei numerosi santuari a lei dedicati in tutto il mondo.
La tensione verso la realizzazione della unità dei cristiani (ecumenismo) che caratterizza la Chiesa dei nostri giorni, incontra ancora molte difficoltà per discordanze di dottrina intorno al mistero e al ministero della Chiesa e talora anche alla funzione di Maria nell’opera di salvezza (n. 30). Tuttavia la Chiesa cattolica, quella ortodossa e le antiche Chiese orientali (copta, etiopica) si sentono profondamente unite dall’amore per la lode per la Theotòkos (n.31): basti pensare alla incomparabile ricchezza di feste e di inni e alle tante rappresentazioni della Vergine, soprattutto nelle icone russe e bizantine. Il Pontefice spera in un auspicato progresso del dialogo in atto tra la Chiesa cattolica e le Chiese e le Comunità ecclesiali d’Occidente (n.34) con le quali persistono ancora gravi difficoltà.
Anche in questo cammino verso l’unità di coloro che credono in Cristo, Maria è presente: il Magnificat da lei proclamato durante la visita alla cugina Elisabetta (che la Chiesa quotidianamente recita nei Vespri) è espressione della profondità della fede di Maria: da esso la Chiesa attinge la verità su Dio che è «onnipotente», «ha fatto cose grandi», «innalza gli umili» : da quelle parole la Chiesa si rafforza nella consapevolezza che non si può separare la verità su Dio che salva, su Dio che è fonte di ogni elargizione, dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili (n.37)
III – MEDIAZIONE MATERNA
In questa terza parte dell’enciclica, Giovanni Paolo II riprende alcuni concetti già espressi e precisa che la mediazione di Maria ha raggiunto una dimensione universale in seguito alla redenzione operata da suo Figlio e perdura incessantemente nella Chiesa (nn. 38-40). Stretto è infatti il legame tra Maria e la Chiesa che in Maria trova la sua ‘figura’ (= modello). Come Maria, la Chiesa accoglie la parola di Dio e la custodisce, come Maria, attraverso la predicazione e il Battesimo, «genera» figli e figlie dell’umana famiglia ad una vita nuova in Cristo, come Maria rimane la vergine fedele al suo sposo. Il Pontefice sottolinea anche il forte legame tra Maria e l’Eucarestia che la Chiesa ci assicura: nell’Eucarestia infatti si fa presente il vero Corpo di Cristo nato da Maria Vergine (n. 44)
Il Papa inoltre sottolinea che la maternità di Maria è personale, riguarda cioè personalmente ciascuno di noi. Come una madre che ha molti figli è madre di ciascuno di essi in modo personale e particolare (e con ciascuno di essi stabilisce un legame unico), così è Maria nei nostri confronti: Con le parole «Ecco tua madre» rivolte dalla Croce a Giovanni, Gesù Cristo fa un dono personalmente ad ogni uomo: a buon diritto dunque ogni cristiano si affida totalmente a Maria (ricordate il «Totus tuus», motto di Giovanni Paolo II?) e, come Giovanni, la prende con sé introducendola in tutto lo spazio della propria vita interiore, cioè nel suo «io» umano e cristiano (n. 45). Da parte sua Maria continua a dire alla Chiesa tutta e a ciascuno di noi «Fate quello che vi dirà» perché la sua mediazione materna ha lo scopo di avvicinarci sempre più alle«imperscrutabili ricchezze di Cristo». Questa dimensione mariana della vita cristiana assume un'accentuazione peculiare in rapporto alla donna ed alla sua condizione.(n. 46)
Giovanni Paolo II,infine, ricorda che durante il Concilio Paolo VI proclamò solennemente che Maria è Madre della Chiesa, «cioè Madre di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei pastori» Pertanto «dalla Vergine Madre di Dio» la Chiesa «deve trarre la più autentica forma della perfetta imitazione di Cristo»
L’enciclica si conclude con la citazione dell’antifona mariana Alma Redemptoris materproclamata ogni giorno dalla Chiesa al termine della Liturgia delle ore:
«O alma Madre del Redentore,
porta sempre aperta del cielo e stella del mare,
soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur anela a risorgere.
Tu che hai generato, nello stupore di tutto il creatore, il tuo santo Genitore!».
e la commenta con parole che in qualche modo riassumono alcuni dei principali contenuti dell’enciclica stessa:
la Chiesa... con tutta la comunità dei credenti e in unione con ogni uomo di buona volontà, raccoglie la grande sfida contenuta nelle parole dell'antifona sul «popolo che cade, ma pur anela a risorgere» e si rivolge congiuntamente al Redentore ed a sua Madre con l'invocazione: «Soccorri». Essa, infatti, vede - e lo attesta questa preghiera - la Beata Madre di Dio nel mistero salvifico di Cristo e nel suo proprio mistero; la vede profondamente radicata nella storia dell'umanità, nell'eterna vocazione dell'uomo, secondo il disegno provvidenziale che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché «non cada» o, caduto, «risorga». Auspico fervidamente che anche le riflessioni, contenute nella presente Enciclica, giovino al rinnovamento di questa visione nel cuore di tutti i credenti.
A cura di Antonella