Nel nostro percorso al seguito del cardinale De Donatis nel suo itinerario di riflessione sulla Enciclica Laudato si’, siamo giunti all’incontro che si è svolto il 10 febbraio scorso, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Avrebbe dovuto essere il quarto di una serie di sette incontri e invece l’emergenza dovuta all’epidemia del Covid 19, ha causato l’interruzione di questo ciclo.
Anche questo incontro ha visto la partecipazione di un esponente del mondo della cultura, il prof. Leonardo Becchetti dell’ Università di Tor Vergata che ha aperto la serata, nel corso della quale si è esaminato il cap 4 (dal num 137 al 162) dell’Enciclica, dal titolo Ecologia integrale.
Intervento di Leonardo Becchetti
Per riassumere i temi essenziali affrontati dal prof. Becchetti, ricorro all’articolo di Roberta Pumpo, pubblicato su Avvenire dell’11 febbraio 2020.
Dice l’articolista: Per Becchetti «la parte più originale» dell’enciclica è quella che riguarda la sobrietà che mette in contrapposizione l’uomo affetto da «consumismo bulimico» con colui che quotidianamente «si sforza per entrare in relazione con il Creatore e il creato». Papa Francesco, ha rimarcato l’economista, è anche il primo pontefice che spinge sull’urgenza di cambiare fonti di energia. Per risolvere i problemi ambientali Becchetti ravvede la necessità di «un’azione di concerto, un approccio a quattro mani. Il mercato, le istituzioni, il nostro stile di vita e le imprese concorrono a un miglioramento della salute dell’ambiente. È responsabilità dell’uomo premiare con le proprie scelte i prodotti leader nella sostenibilità sociale e ambientale attraverso il “voto col portafoglio”». E ancora: Dati alla mano, Becchetti, ….ha affermato che i danni ambientali causano ogni giorno in Italia la morte di 219 persone per malattie respiratorie e tumori. Ha quindi spiegato che un sistema orientato al profitto e al consumo ha generato squilibri lavorativi, ambientali, umani e demografici, dissesti tutti correlati tra loro. «La prossima deve essere un’economia circolare, che usa i rifiuti e gli scarti per produrre nuovi materiali e prodotti», ha affermato, aggiungendo che la chiave di volta per risolvere i problemi è quella di «accompagnare le buone pratiche, le realtà e i semi di speranza che nascono sui territori. Bisogna poi comunicare le cose in modo efficace e lavorare con la politica per portare avanti i migliori progetti e partire dalla felicità per risolvere la crisi di senso. L’unico fattore che spiega la felicità è la generatività, vale a dire operare per il benessere del prossimo nella società e in politica».
Riflessione del cardinale De Donatis
Come di consueto, l’intervento del cardinale De Donatis si è articolato in due parti: nella prima ha riassunto e spiegato il nucleo del cap 4 della Laudato si’, mentre nella seconda ha commentato un brano tratto dal libro della Sapienza che era stato letto dopo la relazione di Becchetti e che più avanti riporteremo.
De Donatis rileva anzitutto che Papa Francesco ci invita a considerare con molto realismo che “le previsioni catastrofiche” riguardanti il futuro del pianeta “non si possono più guardare con disprezzo e ironia”, visto che rischiamo di “lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia” (LS 161). La scienza cui fare riferimento è l’ecologia che studia il rapporto esistente tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui essi vivono e si sviluppano. Poiché non possiamo considerare “la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita ma siamo inclusi in essa, ne consegue che non di sola crisi ambientale si tratta, ma di crisi socioambientale, che va affrontata perseguendo un “approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (LS 139). Nella visione di un’ecologia integrale – prosegue il Cardinale - vorrei richiamare la centralità dell’ecologia umana. Papa Francesco riprende un discorso di Benedetto XVI pronunciato a Berlino nel 2011, in cui il nostro vescovo emerito affermava l’esistenza di “una ecologia dell’uomo, perché anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere” (LS 155). L’ecologia umana implica “la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale iscritta nella propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso” (LS 155). … Sono parole di Benedetto XVI che papa Francesco fa sue sottolineando come “l’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato”..Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana” (LS 155). Parole che, commentiamo noi, costituiscono un severo monito nei confronti di coloro che sostengono il diritto di costruirsi una identità prescindendo da quella biologica: nasciamo, per volontà di Dio, maschi o femmine e tali restiamo per sempre.
Nel pensiero del Papa, sottolinea De Donatis, il concetto di ecologia integrale è fortemente connesso a quello di bene comune,il quale “presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale” (LS 157) e quindi si trasforma immediatamente… in un appello alla solidarietà e in un’opzione preferenziale per i più poveri” (LS 158) e...coinvolge anche le generazioni future. Avere un corretto approccio ecologico alla realtà, significa allora tener conto dei poveri e dei bisognosi nella destinazione dei beni della terra (LS 158) e anche pensare a coloro che verranno dopo di noi. E conclude: Considerandolo come un dovere di giustizia da riconoscere alle generazioni future, il Papa rivela che “l’ambiente si situa nella logica del ricevere. È un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva” (LS 159).
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Questo è il testo biblico che il Cardinale De Donatis ha poi commentato:
21 Prevalere con la forza ti è sempre possibile;
chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?
22 Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
23 Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
24 Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
25 Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
26 Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
1 Poiché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose
( Dal Libro della Sapienza, cap. 11 vv21-26; cap. 12, v.1)
De Donatis inizia il suo commento dicendo che il testo mette in luce come la misericordia di Dio si concili con la sua onnipotenza e la sua moderazione; sebbene il Signore non ostenti la sua potenza, essa rimane indiscutibile, al punto che il testo presenta una domanda retorica: “prevalere con la forza ti è sempre possibile, chi si opporrà alla potenza del tuo braccio?” (v. 21). L’autore sacro, infatti, fa risaltare l’onnipotenza divina accentuando il contrasto con la piccolezza e precarietà del mondo intero: “tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra” (v. 22). Nei versetti seguenti (23-26) il testo sviluppa la sua argomentazione, mettendo bene in evidenza come l’agire di Dio si ispiri all’amore compassionevole e non alla vendetta, destinato non solo al popolo della promessa ma a tutti i popoli della terra. Meditando questa pagina della Scrittura appare chiaro che il fondamento della misericordia di Dio è la sua onnipotenza. Secondo il Cardinale, l’autore sacro, mettendo in evidenza il rapporto tra onnipotenza e misericordia intende dimostrare la superiorità del Dio di Israele rispetto alle divinità pagane dei popoli circostanti, che invece agiscono secondo le logiche umane rivelando comportamenti spesso meschini, capricciosi e vendicativi. Il Signore esercita un controllo perfetto sul suo potere e, in virtù della sua compassione verso tutti, può decidere di chiudere gli occhi sui peccati degli uomini, in attesa della loro conversione.
Dio -prosegue il Cardinale - ... vuole sempre e prima di tutto il bene dell’amato: il suo amore per le creature è libero e disinteressato . Recita il v. 24:“Tu infatti ami tutte le cose che esistono” : qui, come si vede, il verbo amare (agapáō) è utilizzato al presente per indicare la permanente relazione di amore fra Dio e tutta la creazione. E ancora:“non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato”: ecco la misericordia ! Il v. 24 continua ancora, presentando un’ipotesi assurda ...: “se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata”... Infatti – spiega De Donatis - Dio crea per amore e se per assurdo avesse odiato qualcosa non l’avrebbe creata. Il testo prosegue ponendo due domande retoriche: “Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?” (v. 25). Viene messo così in evidenza che tutto ciò che esiste dipende esclusivamente dall’amore creatore di Dio e qualora fosse possibile un’esistenza al di fuori del volere di Dio, essa non potrebbe durare e rimanere in vita. Il v.26 “Tu risparmi tutte le creature”, perché tutte sono tue, Signore che ami la vita”, pone ancora una volta l’accento sulla compassione del Signore per tutti gli esseri che appartengono a Dio il quale è anzitutto l’Amante della vita. Il testo proposto alla nostra meditazione si conclude con il v. 1 del cap.12.: “ Poiché il suo spirito incorruttibile è in tutte le cose”. E’ il Soffio vitale di Dio che fa esistere e garantisce la sussistenza di tutti gli esseri chiamati all’esistenza e tenuti in vita dal suo amore misericordioso.
Il Cardinale ha concluso la sua riflessione citando un brano di Sant’Agostino: Dopo aver ricordato che per i cristiani tutto ciò che esiste “sia in cielo o sulla terra, sia visibile o invisibile” ha la sua origine in Dio creatore e che “ogni cosa creata è buona”, Agostino nota che “in questo universo vi è anche ciò che si dice il male”:l’esistenza del male paradossalmente rende esplicita la grandezza del bene “perché solo nel confronto con il male il bene piace ed è pienamente apprezzato”. Il grande santo conclude questa sua riflessione con alcune frasi che, in questi oscuri tempi di pandemia, ci aiutano a dare un senso alla realtà che viviamo o almeno a essere sicuri che ciò che ci accade ha un senso, anche se non sempre lo vediamo. Dice infatti : “Inoltre, come anche i non credenti devono ammettere, l’onnipotente Iddio, che ha il supremo potere sopra tutte le cose, non potrebbe tollerare, nella sua infinita bontà, che tra le sue opere vi fosse qualcosa di male, se egli non fosse onnipotente e buono fino a tal grado, da saper creare il bene anche dal male” (Agostino, Manualetto 3, 9-11).
A cura di Antonella