Nel periodo dell’Avvento abbiamo percorso come chiesa di Roma il primo tratto del cammino previsto per questo anno pastorale (vedi articolo nel giornalino di dicembre 2018). Riassumo rapidamente: individuate le malattie spirituali della nostra comunità, così simile alla comunità di Corinto cui l’apostolo Paolo rivolgeva le sue esortazioni, visto che che in tante delle nostre parrocchie c'è questa malattia delle appartenenze separate (e quindi tutte parziali) che di fatto porta spesso con sé il virus della diffidenza e del rifiuto degli altri, i vescovi di Roma hanno individuato due rimedi: quello della memoria e quello della riconciliazione. Nel primo tratto del percorso previsto per quest’anno abbiamo usufruito del primo rimedio, quello della memoria, grazie al quale abbiamo preso coscienza del cammino fatto fino ad oggi, come comunità parrocchiale e/o associativa, constatando, ancora una volta, come il Signore ci ha guidato e soccorso.
La seconda tappa di questo cammino pastorale diocesano si svolgerà da gennaio a Pasqua e avrà come oggetto la “riconciliazione”.
Nel discorso rivolto al clero e poi a tutto il popolo romano nel settembre scorso, il cardinale De Donatis, per illustrare la necessità del rimedio della riconciliazione, ci ha invitati a riflettere su un passo della prima lettera ai Corinti:
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio. (1Cor,27)
Le parole di Paolo ci fanno capire che, a livello comunitario, per superare le nostre divisioni dobbiamo anzitutto accettare la logica di Dio, che, come dice il Cardinale è la logica che Maria ci canta nel Magnificat: ha scelto i poveri e gli umili per confondere i ricchi e gli orgogliosi. Quindi
nessuno osi vantarsi davanti agli altri, perché Dio ci ha scelto a motivo della nostra debolezza, e non delle nostre qualità o dei nostri punti di forza. Persino la nostra condizione di peccatori perdonati rientra tra i motivi per i quali il Signore ha scelto proprio noi! L'esperienza della misericordia ci rende umili e quindi strumenti adatti nelle mani del Signore, mentre l'orgoglio che nasce dal "vantarsi" ci rende al contrario inservibili, inutilizzabili per il piano di Dio.
E continua:
La comunità cristiana che vive nello Spirito di Dio …. è una comunità che è stata lavata dall'acqua del battesimo uscita dal corpo del Crocifisso e rivitalizzata dal sangue della sua misericordia. Se noi idealizziamo le nostre comunità e i nostri gruppi, se ci vantiamo di farne parte, il Signore comincerà subito la sua terapia: ci farà sperimentare con amarezza la nostra e l'altrui debolezza, per poterci poi guarire con la dolcezza del suo amore. Solo così il cuore indurito va in frantumi e si arrende alle mani di Dio. Badate bene: il Signore, che "riduce a nulla le cose che sono", non ci ha risparmiato nella storia della Chiesa di Roma e non ci risparmierà nel futuro quest'esperienza dolorosa ma sanante!
Per poter parlare di vera riconciliazione quindi, occorre anzitutto riconoscere davanti a tutti le proprie povertà, accogliere quelle degli altri, e insieme individuare quelle della comunità intera. Questo è il lavoro che tutte le comunità cristiane (parrocchie, gruppi, associazioni) dovrebbero aver fatto l’anno scorso meditando sulle “malattie spirituali”.
Come riconciliarsi quindi? Come superare le divisioni e i conflitti?
Secondo quanto Paolo suggerisce ai Corinti, facendo memoria che Dio ha rivelato pienamente il suo amore per noi scegliendo di farsi piccolo, di sposare la nostra umanità, di accettare di essere Uomo Crocifisso scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, noi dobbiamo mettere al centro della nostra vita comunitaria il Crocifisso Risorto. Dobbiamo deciderci a vivere una autentica vita di fraternità non con quelli che ci scegliamo noi perché ci sono affini o perché abbiamo condiviso uno specifico cammino di fede, ma con tutti quelli che il Signore ci dona, ci mette a fianco, come nel caso della parrocchia (o, aggiungiamo noi, nel caso del gruppo, dell’associazione): sensibilità diverse, esperienze diverse, provenienze diverse, ma tutti accomunati dalla celebrazione dell'unica eucarestia. E’ attraverso questa vita di fraternità, con il suo carico di bellezza e di fatica, che il Signore ci fa crescere, ci fa maturare, in un certo senso ci libera e ci salva.
Suggestiva e significativa è l’immagine che il Cardinale De Donatis sceglie per spiegare in che modo dobbiamo essere comunità traendola dal testo di un grande monaco, morto di recente, Andrè Louf. Egli scrive che la comunità cristiana è una realtà bella e buona come la frutta, ma ci sono quattro modi diversi e alternativi di "essere frutta":
1. siamo come la frutta appesa all'albero, vale a dire siamo uniti e legati al Signore ma separati da rami diversi e divisi tra di noi?
2. o siamo come la frutta colta e messa nel cesto: staccati dal Signore, divisi tra di noi, messi in bell'ordine nel cesto, ma in realtà ormai prossimi alla morte?
3. oppure siamo come il frullato di frutta: tutte le differenze sono soppresse, tutto è mescolato e omologato, in nome di una comunione che è in realtà un azzeramento dei doni di ciascuno?
4. Oppure siamo come la frutta a macedonia: ognuno accetta di stare con gli altri, mescolato con loro ma anche tagliato e ridimensionato dagli altri, anche a costo di sofferenze che aiutano a maturare... a meno che qualcuno non sia già così piccolo e umile da essere come la ciliegia e quindi rimanere intero.
Ecco quindi: siamo invitati a diventare ‘macedonia’, per cui dopo aver fatto memoria di come Dio sia intervenuto nella nostra storia personale e di gruppo, ora affrontiamo il 2o passaggio del cammino di quest’anno
2o passaggio: riconciliarsi con Dio e tra di noi (da gennaio a Pasqua)
Quattro sono i punti su cui concentrarsi:
1) L'individualismo dei singoli e dei gruppi ha la meglio sulla comunione che si fonda sull'essere uno in Cristo Gesù. Sarà importante fare anche nelle nostre comunità questa riflessione sincera sulla radice ultima e nascosta delle nostre malattie.
2) Di tutto questo chiediamo con forza perdono al Signore. Molte comunità durante la Quaresima propongono gli esercizi spirituali, o nella forma di un fine settimana o in quella di tre o più serate da vivere in parrocchia o in altre modalità ancora. Quest'anno tutte le comunità sono invitate a progettarli e realizzarli, dando un taglio particolare: cercheremo di rivivere la stessa esperienza dei Corinti, vincere le divisioni mettendo al centro il Crocifisso Risorto (1Corinzi 1,1-2,5) . Si tratta quindi di prendere una maggiore consapevolezza della radice del male che è in noi, un'esperienza più profonda dell'amore di Dio, una matura libertà da se stessi e dalla spinta ad affermarsi "contro" gli altri.
3) La riflessione sulla radice del male che è in noi, maturata durante gli esercizi spirituali, ci avrà fatto nascere il desiderio di essere perdonati e, se è necessario, di perdonare i fratelli: solo così potremo fare esperienza di riconciliazione. Il cardinale ci ricorda che una nuova comunione tra laici, preti e religiosi, tra parrocchie e movimenti, associazioni e cammini è resa possibile dal comune ritorno alla Croce di Cristo Gesù, che dà vita nuova e spinge a ripartire….L'esperienza del cammino ecclesiale fatto insieme nei cinquant'anni dal Concilio, ci spinge ad ammettere i nostri errori davanti a tutti, a chiedere aiuto ai fratelli riconoscendo la ricchezza che ci viene da loro, a decidere con determinazione di non camminare da soli ma con tutti gli altri. Per realizzare tutto questo i vescovi di Roma invitano le varie prefetture ad organizzare una liturgia penitenziale rivolta a tutte le parrocchie che fanno parte delle singole prefetture: sperimenteremo così la comunione evangelica che nasce dal sentirci tutti indistintamente avvolti dalla misericordia del Signore.
4) Infine, la celebrazione della settimana santa sarà l'occasione per rivivere l'esperienza battesimale. Nella veglia pasquale deporremo la veste vecchia dell'accidia pastorale, della delusione e del pessimismo sterile per rivestire l'uomo nuovo.
Queste dunque le quattro tappe della seconda parte del cammino che la Diocesi ci propone.
Concludo con le parole che De Donatis ha usato per esortare i fedeli di Roma a rispondere all’invito dei vescovi:
Spero davvero che nessuno voglia sottrarsi a questo abbraccio del Signore e dei fratelli, che nessuno pretenda di non aver bisogno di riconciliazioni, di guardare in faccia il proprio peccato personale e comunitario per farsi guarire dal Signore. Solo a queste condizioni potremo essere disponibili alla missione che il Signore ci affida, a quella missione che ci butta nella storia umana e che nasce dall'ascolto del grido della gente della nostra città.
N.B. Le parti in corsivo sono tratte dal discorso al clero di Roma, tenuto dal card. De Donatis il 17 settembre 2018 reperibile in www.diocesidiroma.it, archivio, documenti 2018
A cura di Antonella
Attività della Diocesi
- sabato 26 gennaio 2019, a partire dalle ore 20.00: notte di festa e di preghiera al santuario del Divino Amore in collegamento con Panama in occasione della XXXIV Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà dal 22 al 27 gennaio 2019.
- Il 2 febbraio 2019 una Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata per la vita avrà luogo presso la parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore (Tor Bella Monaca, viale Duilio Cambellotti, 18) . L’orario sarà comunicato appena possibile, via WhatsApp.
- 3 febbraio 2019, XLI Giornata per la vita. Sui sagrati di tante parrocchie (compresa San Barnaba) potrete acquistare le primule per sostenere le attività del Movimento per la vita.
- 11 febbraio 2019, Catechesi del cardinale vicario Angelo De Donatis su "Guadete et exsultate" nella basilica di San Giovanni in Laterano (alle ore 19.00): “Pazienti e contenti. GE 112-128. S. Filippo Neri:la gioia e la libertà dello Spirito”.