SAN GIUSEPPE E I PAPI: DA PIO IX A PAPA FRANCESCO (seconda parte)
1920, 25 luglio – Benedetto XV
- E’ da poco terminata la grande guerra, ma il mondo è ancora in subbuglio: stati, mondo del lavoro, famiglie, individui risentono ancora degli sconvolgimenti subiti. (Sarà così anche per noi oggi, quando finalmente avrà fine la pandemia che attualmente ci opprime?). Il Pontefice Benedetto XV al termine del conflitto, da lui definito inutile strage, aveva indirizzato a tutto il mondo la lettera enciclica Pacem, Dei munus pulcherrimum (Pace, bellissimo dono di Dio) intorno alla necessità di una riconciliazione fondata sulla vicendevole carità. Ora però sente il bisogno di rivolgersi ai fedeli tutti con una ulteriore esortazione e emana il Motu proprio Bonum Sane. La frase iniziale di questo testo rimanda ad un documento che abbiamo esaminato lo scorso numero:Fu buona e salutare cosa per il popolo cristiano che il Nostro Predecessore d’immortale memoria Pio IX decretasse il castissimo Sposo della Vergine Madre di Dio e Custode del Verbo Incarnato, Giuseppe, Patrono della Chiesa Cattolica.( enciclica, Quemadmodum Deus )
- Sono trascorsi cinquanta anni da quel documento:Benedetto XV manifesta il suo compiacimento nel constatare che il culto di San Giuseppe da allora si è ulteriormente diffuso e rafforzato e tuttavia sostiene che il mondo ha ancora tanto bisogno della protezione di questo grande santo. Ciò che lo preoccupa è la diffusione di quello che gli appare come un grande pericolo, il socialismo, che in alcune parti d’Europa ha già dato luogo a quelle che egli chiama grandi convulsioni sociali. Il papa non sottovaluta la dura condizione di vita dei lavoratori, ma teme che la questione sociale possa dar luogo a sanguinosi conflitti tra le varie parti in causa; si rivolge quindi a coloro che si guadagnano il pane con il lavoro...proponendo loro in modo particolare San Giuseppe, perché lo seguano come speciale loro guida e lo onorino quale celeste Patrono….Egli infatti visse una vita simile alla loro, tanto è vero che Gesù Dio, pur essendo l’Unigenito dell’eterno Padre, volle esser chiamato « il Figlio del fabbro ».
- ... Perciò, alla scuola di Giuseppe, imparino tutti a considerare le cose presenti, che passano, alla luce delle future che durano eterne; e consolando gli inevitabili disagi della condizione umana con la speranza dei beni celesti, a questi aspirino ubbidendo al divino volere, vivendo sobriamente, secondo i dettami della giustizia e della pietà.
Il culto di San Giuseppe rafforzerà nei fedeli anche quello nei confronti della sacra Famiglia di Nazareth, indicata come modello per le famiglie cristiane che si consolideranno seguendone l’esempio di purezza...concordia...e fedeltà... In tal modo….,un nuovo sangue circolerà per le vene della società umana, ad opera della virtù di Cristo; e ne seguirà non solo un miglioramento dei costumi privati, ma anche della disciplina della vita comunitaria e civile. Tutta la società quindi ne trarrà giovamento.
Il Papa quindi esortatutti i Vescovi dell’orbe cattolico affinché, in tempi così burrascosi per la cristianità,... inducano i fedeli a implorare con maggiore impegno il valido aiuto di San Giuseppe, soprattutto il mercoledì di ogni settimana e nel mese di marzo a lui dedicato. Ricorda inoltre che San Giuseppe è meritatamente ritenuto come il più efficace protettore dei moribondi, essendo spirato con l’assistenza di Gesù e di Maria e suggerisce ai Vescovi di sostenere quei pii sodalizi che sono stati istituiti per supplicare Giuseppe a favore dei moribondi, come quelli «della Buona Morte», del «Transito di San Giuseppe» e «per gli Agonizzanti».
Marzo 1937 – Pio XI
E’ l’ultimo anno del pontificato di Pio XI: il pontefice, particolarmente preoccupato e pron-
damente addolorato per le gravi e tristi vicende che colpivano il mondo (l’affermazione di Hitler in Germania, la diffusione del comunismo in Europa e nel mondo e, in entrambi i casi, la situazione di pericolo e di persecuzione in cui si trovavano i cristiani), pubblica ben quattro encicliche. Una di esse è la famosa Mit brennerder Sorge (Con grande ansia) nella quale il Papa condanna il nazismo, le sue teorie e le sue azioni. Questa enciclica fu seguita pochi giorni dopo, il 19 marzo 1937, da un’altra enciclica la Divini redemptoris, nella quale, con altrettanta forza e intransigenza, Pio XI condanna il comunismo ateo. Qui comunque ci soffermeremo solo sull’ultima parte di questo documento: qui il pontefice ancora una volta pone la Chiesa sotto la protezione si San Giuseppe e sottolinea il legame tra la classe operaia e questo grande santo che appunto ad essa apparteneva nella sua vita terrena:
E per affrettare la tanto da tutti desiderata pace di Cristo nel regno di Cristo, poniamo la grande azione della Chiesa Cattolica contro il comunismo ateo mondiale sotto l’egida del potente Protettore della Chiesa, San Giuseppe. Egli appartiene alla classe operaia ed ha sperimentato il peso della povertà, per sé e per la Sacra Famiglia, di cui era il capo vigile ed affettuoso; a lui fu affidato il Fanciullo divino, quando Erode sguinzagliò contro di Lui i suoi sicari. Con una vita di fedelissimo adempimento del dovere quotidiano, ha lasciato un esempio a tutti quelli che devono guadagnarsi il pane col lavoro delle loro mani e meritò di essere chiamato il Giusto, esempio vivente di quella giustizia cristiana, che deve dominare nella vita sociale.
1955, 1o maggio - Pio XII
E’ domenica: a Piazza San Pietro Pio XII rivolge un discorso agli associati Acli, esortando i lavoratori cristiani a fare in modo che il 1° maggio, ben lungi dall'essere risveglio di discordie, di odio e di violenza, sia un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana, dunque; cioè, giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglia del lavoro.
Subito dopo, con la gioa di chi sa di fare un dono gradito, annuncia l’istituzione della festa di San Giuseppe artigiano: ...amiamo di annunziarvi la Nostra determinazione d'istituire — come di fatto istituiamo — la festa liturgica di S. Giuseppe artigiano, assegnando ad essa precisamente il giorno 1° maggio. Gradite, diletti lavoratori e lavoratrici, questo Nostro dono? Siamo certi che sì, perché l'umile artigiano di Nazareth non solo impersona presso Dio e la S. Chiesa la dignità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il provvido custode vostro e delle vostre famiglie.
Lo stesso Pio XII nel 1958, compose una preghiera a San Giuseppe Artigiano che qui sotto riportiamo:
O glorioso Patriarca S. Giuseppe, umile e giusto artigiano di Nazareth, che hai dato a tutti i cristiani, ma specialmente a noi, l'esempio di una vita perfetta nell'assiduo lavoro e nell'ammirabile unione con Maria e Gesù, assistici nella nostra fatica quotidiana, affinché anche noi, artigiani cattolici, possiamo trovare in essa il mezzo efficace di glorificare il Signore, di santificarci e di essere utili alla società in cui viviamo, ideali supremi di tutte le nostre azioni.
Ottienici dal Signore, o Protettore nostro amatissimo, umiltà e semplicità di cuore, affezione al lavoro e benevolenza per quelli che ci sono in esso compagni, conformità ai divini voleri nei travagli inevitabili di questa vita e letizia nel sopportarli, consapevolezza della nostra specifica missione sociale e senso della nostra responsabilità, spirito di disciplina e di orazione, docilità e rispetto verso i superiori, fraternità verso gli uguali, carità e, indulgenza coi dipendenti. Accompagnaci nei momenti prosperi, quando tutto c'invita a gustare onestamente i frutti delle nostre fatiche; ma sostienici nelle ore tristi, allorché il cielo sembra chiudersi per noi e perfino gli strumenti del lavoro paiono ribellarsi nelle nostre mani.
Fa che, a tua imitazione, teniamo, fissi gli occhi sulla Madre nostra Maria, tua sposa dolcissima, che in un angolo della tua modesta bottega silenziosa filava, lasciando scorrere sulle sue labbra il più soave sorriso; e non allontaniamo lo sguardo da Gesù, che si affannava con te al tuo banco di falegname; affinché in tal guisa possiamo condurre sulla terra una vita pacifica e santa, preludio di quella eternamente felice che ci attende nel cielo, per tutti i secoli dei secoli. Così sia!
A cura di Antonella