In questo anno pastorale, il cardinale Vicario Angelo De Donatis ha scelto, come argomento degli incontri mensili di catechesi in San Giovanni in Laterano, la riflessione sulla enciclica di papa Francesco Laudato si’. Gli incontri hanno avuto inizio lo scorso novembre e si svolgono il secondo lunedì del mese, alle ore 19. Il Cardinale, tenendo presente che, secondo quanto lo stesso Papa ha detto, la redazione dell’enciclica è frutto di un dialogo sincero con diversi esperti, membri di organizzazioni e istituzioni che condividono la stessa preoccupazione, ha scelto di articolare questo itinerario mensile (a cui ha dato come titolo Insieme per la nostra casa comune) secondo una modalità che prevede in ciascuno di essi la presenza di una personalità appartenente al mondo della politica o dell’economia ecc. Chi interviene apre l’incontro con una testimonianza ed una riflessione, mentre al Cardinale stesso è affidato il commento vero e proprio sull’enciclica e su brani biblici di volta in volta individuati come attinenti all’argomento del giorno.
In questo numero del nostro giornalino, riferiremo quanto è stato detto nel primo incontro che si è svolto il giorno 11 novembre ed ha visto la partecipazione di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. Per riassumere il suo intervento usiamo come fonte quanto pubblicato dall’agenzia Sir la sera di quello stesso giorno.
“L’enciclica del Papa – ha detto Sassoli - ci indirizza in un cammino in cui il coraggio e la capacità di dialogo devono manifestarsi e svilupparsi. Un’enciclica che è conciliare. Cita tutti: i padri ortodossi, teologi protestanti, i vescovi della Chiesa cattolica”
... “È un’enciclica che racconta i sentimenti di uomini che hanno perso la bussola e cercano di ritrovarla”, ha aggiunto. Sassoli sostiene di aver visto nella Laudato si’ “una Chiesa che mette l’uomo e il pianeta al centro della scena”. Soffermandosi poi sulle sfide di oggi, Sassoli ha evidenziato come l’Europa “ha ancora una funzione molto importante”. “Se vogliamo raccogliere le ansie che il Papa ci indica, come nel caso dell’Amazzonia, abbiamo bisogno di strumenti e di avere la forza di imporre i valori che fanno da sottofondo a questa enciclica”. Sassoli ha inoltre ribadito come “un ambiente depredato aumenta la povertà e l’ingiustizia”. “Questa enciclica riconcilia tutto sulla capacità di difendere il pianeta per difendere le sue creature. Questione sociale, economica e ambientale sono le stesse facce di una questione che abbiamo di fronte a noi”. “E allora l’Europa che cosa può fare?”, si è chiesto il presidente del Parlamento europeo. L’Europa, la risposta, “non può servire solo gli standard di vita degli europei. Dobbiamo custodire qualcosa che valga non solo per noi, ma per tutti gli altri”. “Se non riusciamo a fermare il meccanismo della globalizzazione, cerchiamo di regolarlo. Come fare? Il Papa ci dà il segreto: il dialogo. Con le altre religioni, con gli uomini, tra i popoli”.
Passiamo ora all’intervento del Cardinale che ha anzitutto presentato l’iniziativa spiegandone le motivazioni e le modalità (v. sopra) ed ha poi riassunto quanto dice papa Francesco a proposito del dialogo sull’ambiente nella politica internazionale, tema prescelto per questo primo incontro:
...il Papa sottolinea che “l’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”, proponendo soluzioni “a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi” (LS 164). L’enciclica non teme di esprimere un giudizio severo sulle dinamiche internazionali verificatesi anche di recente: “I Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci” (LS 166). Servono dunque forme e strumenti efficaci di governance globale (cfr LS 175): “abbiamo bisogno di un accordo sui regimi di governance per tutta la gamma dei cosiddetti beni comuni globali” (LS 174).
Anche nel dialogo verso nuove politiche nazionali e locali, il Papa incoraggia “una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa” per la propria terra, dove il coinvolgimento diretto dei cittadini è imprescindibile. La società, infatti, anche “attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi” (LS 179).
Nella seconda parte del suo intervento, il Cardinale De Donatis ha commentato un brano del Siracide che precedentemente era stato letto e che qui riportiamo (Sir.17, 1-14), ricordando che il Siracide è uno dei libri sapienziali della Bibbia: ne conosciamo l’Autore, il maestro di sapienza Ben Sira, ebreo di Gerusalemme, che compose questa opera intorno al 180 a. C.
1Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare.
2 Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito,dando loro potere su quanto essa contiene.
3Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò.
4In ogni vivente infuse il timore dell’uomo,perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli.
5Ricevettero l’uso delle cinque opere del Signore,come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere.
6Discernimento, lingua, occhi,orecchi e cuore diede loro per pensare.
7Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male.
8Pose il timore di sé nei loro cuori,per mostrare loro la grandezza delle sue opere,e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie.
9Loderanno il suo santo nome
10per narrare la grandezza delle sue opere.
11Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono.
12Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti.
13I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa.
14Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!»e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.
Il Cardinale, commentando questi versetti, rileva che in essi viene illustrato il rapporto fra l’uomo e il creato, mettendo in luce soprattutto il ruolo e la responsabilità dell’essere umano nei confronti della “nostra madre terra”. Per la verità – mi permetto di osservare - l’Autore biblico non si serve di questa espressione che a me personalmente non piace, a meno che non la usiamo nel senso in cui la usava san Francesco: la terra ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. La terra cioè ci fornisce il nutrimento e ci rallegra, è fatta per noi, che siamo figli di Dio, non certo di Gaia.
Ma torniamo al discorso del Cardinale che continua l’analisi del testo: Il brano inizia ritraendo l’uomo al momento della creazione, precisando che “il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare” (Sir 17,1). Sin dai primordi, il Creatore riconosce agli esseri umani tre caratteristiche esclusive rispetto agli altri viventi nel loro rapporto con la terra: a) “dando loro potere su quanto essa contiene”, b) “li rivestì di una forza pari alla sua”, c) “a sua immagine li formò” (17,3). Un potere concesso da Dio che non deve tramutarsi in un’azione violenta di sfruttamento e di manipolazione del creato, visto che l’uomo è chiamato innanzitutto a custodire e coltivare, essendo egli il promotore e il garante dell’armonia con gli altri esseri viventi. …il testo del Siracide mette bene in evidenza come “Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore Dio diede loro per pensare” e li “riempì di scienza e intelligenza, mostrò loro sia il bene che il male” (17,6-7). Proprio al cuore, sede dell’intelligenza e del discernimento secondo l’antropologia biblica, spetta il compito di vegliare affinché gli uomini custodiscano, contemplino con gratitudine “la grandezza delle sue opere”, lodino “il suo santo nome” e possano “gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie” (17,8-10). Il primo passo consiste nel saper discernere, ovvero saper distinguere il bene dal male per seguire il progetto di Dio, per poi ammirare con stupore e riconoscenza le meraviglie del creato e lodare il Creatore che nella sua generosità ha affidato tutto all’uomo.
De Donatis si sofferma infine sui versetti 13 e 14 che - afferma -...collegano la creazione dell’uomo con la rivelazione di Dio al Sinai ...L’opera della creazione è legata intimamente al dono della Legge e all’alleanza eterna stipulata con il popolo, senza tener conto di questo stretto rapporto non si può comprendere l’ordinamento del mondo e la vocazione dell’uomo. La Legge, infatti, è compresa come via di conoscenza e di sapienza universale, essa viene sintetizzata in queste due sentenze in cui tutto il decalogo trova un compendio: “Disse loro: “Guardatevi da ogni ingiustizia!” e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo” (17,14). Non ci si può prendere cura della nostra casa comune, senza denunciare e combattere le ingiustizie e senza prendersi cura dei nostri fratelli e sorelle, soprattutto quelli più poveri e bisognosi.
Prendersi cura del prossimo, quindi, appare come il compito più importante che Dio ha affidato agli uomini: dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri, ricordando che l’ingiustizia ha inizio quando non si rispetta la giusta scala di valori, che vede al primo posto Dio, creatore del mondo e degli uomini, e al secondo il prossimo: la terra è il luogo in cui Dio ci ha posti, in questo senso è la nostra casa comune della quale dobbiamo subito dopo prenderci cura, ricordando che essa, la terra, è stata creata PER l’uomo. Giustamente il Papa ci esorta a prendercene cura, senza dimenticare che al centro della creazione c’è l’uomo, creato – lui solo - ad immagine e somiglianza di Dio.
Il Cardinale ha terminato il suo intervento con queste parole che interpellano ciascun cristiano:
Lasciandoci provocare da questa Parola, esortati da Dio stesso a non venire meno nell’impegno personale e guidati dall’insegnamento del nostro Vescovo, vogliamo rispondere comunitariamente in modo concreto al compito affidatoci nella nostra casa comune.
Fiduciosi e propositivi, seguiamo il suggerimento di San Francesco che esortava: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile”
ATTIVITA’ DELLA DIOCESI
10 febbraio, h. 19.00: “Insieme per la nostra casa comune”: catechesi sulla “Laudato si'” nella basilica di San Giovanni in Laterano
14 febbraio, h. 20.00: Festa dei fidanzati nella basilica di Santa Sabina all’Aventino
29 febbraio, h. 9-00: Incontro delle equipe pastorali al Santuario della Madonna del Divino Amore
29 febbraio, h 20.00-23.30: Veglia di inizio Quaresima per i giovani dai 18 anni (Santuario del Divino Amore)
4 marzo, h 19-00: Catechesi di Quaresima del cardinale vicario nella basilica di San Giovanni in Laterano
9 marzo,h 19.00: “Insieme per la nostra casa comune”: incontro sulla “Laudato si'” nella basilica di San Giovanni in Laterano
A cura di Antonella