Riassumiamo stavolta il quarto incontro del cardinale De Donatis con i cristiani di Roma, avvenuto nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 7 gennaio 2019. Questa catechesi ha per titolo
“Ama e fa ciò che vuoi.” (GE 95-109)
e per sottotitolo
S. Teresa di Lisieux: Nel cuore della Chiesa
In questa parte della Gaudete et exultate (GE 95-109) il Papa analizza e commenta le parole di Gesù del capitolo 25 di Matteo...: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Queste parole sono – dice il Papa – la grande regola di comportamento, perché se è vero che il segno della santità cristiana ... è il vivere nell'amoreè importante tenere presente che l'amore è concreto e deve saper essere attento alla vita reale degli altri.
- Capita più volte nel Vangelo - dice il nostro Cardinale - di trovare “parole luminose” che sono vere e proprie regole cui un cristiano deve attenersi, parole che Gesù pronuncia come se volesse scolpirle nei nostri cuori: "lo hai fatto a me!" "amerai il prossimo come te stesso" , "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti" (Mt 7,12).
Anche nella tradizione cristiana – continua De Donatis- troviamo regole di comportamento. Una delle più famose è quella di Sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che vuoi” Su queste parole il Cardinale si sofferma, nella consapevolezza che questa ‘regola’, giustamente famosa, è formulata in modo paradossale e di conseguenza può essere male interpretata. Agostino sta parlando ai fedeli di Ippona; De Donatis cita un piccolo brano della Omelia 7 nella quale il santo commenta le parole della prima lettera di Giovanni, lì dove si dice: "Carissimi, amiamoci a vicenda perché l'amore è da Dio. Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore" (1 Gv 4,7-8). Il Cardinale continua dicendo che Agostino per spiegare questa parole di san Giovanni sottolinea che nessuno può amare se non per azione dello Spirito Santo. Infatti "l'amore è da Dio", solo Lui ne è la sorgente, anzi "l'amore è Dio", è la presenza dello Spirito Santo in noi. "L'amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato", scrive san Paolo nella lettera ai Romani (Rm 5, 5). Dio Trinità è all'opera nel cuore dell'uomo per renderlo capace di amare, per realizzare in lui una vera trasformazione, una nuova generazione. Il cuore di quell'uomo viene reso simile al cuore del Figlio di Dio incarnato, che "mi ha amato e ha dato se stesso per me". L'amore è il segno di questa presenza dello Spirito di Dio nell'uomo, di una rinascita realizzata, alla quale l'interiorità di quella persona ha misteriosamente ma realmente acconsentito.
Quando Agostino indica la sua regola di comportamento è a questo amore che pensa, a quell’amore che ha la sua radice nell’amore trinitario. Può quindi affermare: "Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa' ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene" (Omelia 7 del Commento alla prima lettera di Giovanni) . Il Cardinale quindi ci ricorda che, per farsi bene intendere, Agostino fa l'esempio di azioni apparentemente simili o anche di azioni dissimili, per mostrarci come tutto si confonda, se non teniamo presente la "radice dell'amore":
- Il Padre consegna il Figlio alle mani degli uomini, Gesù si consegna... Ma anche Giuda consegna Gesù! Dov'è la differenza? Il Padre e il Figlio sono mossi dalla carità, Giuda dall'interesse per i denari
- Un papà corregge e rimprovera il figlio, un mercante lo blandisce per vendere il suo prodotto... Apparentemente penseremmo che la carità spinga ad essere gentili, non ad essere aspri con gli altri. Eppure la carità spiega come si possa essere duri in vista del bene dell'altro, mentre un atteggiamento falsamente benevolo possa nuocere profondamente.
Per chiarire ulteriormente il suo pensiero, De Donatis aggiunge:
Sappiamo per esperienza che anche i gesti raccomandati dal Signore nelle opere di misericordia possono essere vissuti per spirito di vanagloria ("per essere ammirati dagli uomini") o per sentirsi utili o come un modo per ricercare una sorta di realizzazione di sé stessi... Ci soccorre la regola di comportamento di Agostino, “ama e fa ciò che vuoi": non importa tanto la materialità dell'azione (fa ciò che vuoi: taci o parla, correggi o perdona), quanto la radice nell'amore trinitario dell'azione stessa, la trasformazione operata dallo Spirito nel cuore di chi la compie.
Del resto, sant’Agostino stesso chiarisce: "Anche il malvagio dunque può avere tutti i sacramenti; ma il malvagio non può possedere la carità restando malvagio. E’ questo il dono proprio dei buoni; questa la sorgente ad essi esclusiva. Lo Spirito di Dio vi esorta a bere di questa fonte; lo Spirito di Dio vi esorta a bere di se stesso" .
Il Cardinale ci fa quindi notare il legame tra queste sue riflessioni e quanto il Papa afferma nei numeri 100 e 101 della GE, lì dove si sottolinea l'atteggiamento discutibile ("ideologico") di chi compie le opere di Matteo 25, ma senza viverle come un incontro con il Signore, come un’effusione di Spirito Santo: private della loro radice più profonda, tali opere sono ridotte senza differenza a quelle di qualsiasi ong; e aggiunge: il Papa segnala anche un altro "errore nocivo", quello di chi condanna e relativizza la carità concreta delle opere di misericordia corporale che vede fare dagli altri ("considerandole qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato…). E’ importante, insomma, che evitiamo che si crei in noi una ‘scissione’ tra il desiderio di onorare e di servire Dio, e la necessità di soccorrere la persona concreta che qui, davanti a me, è il sacramento del Cristo povero, nudo, senza casa . Dice ancora Papa Francesco: La preghiera è preziosa se alimenta una donazione quotidiana d'amore. Il nostro culto è gradito a Dio quando vi portiamo i propositi di vivere con generosità e quando lasciamo che il dono di Dio che in esso riceviamo si manifesti nella dedizione ai fratelli" (no 104). Di nuovo ci viene in soccorso sant’Agostino, citato dal Cardinale: "Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (1 Gv 4, 20). Tu dunque ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest'amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio. Comincia quindi ad amare il prossimo" (Dai Trattati su Giovanni, 17,7-9). Ancora una volta, quindi, il riferimento è alla radice dell’amore che è in noi: Colui che nella vita trinitaria è l'Amore (con la A maiuscola) che procede dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo, diventa in noi la sorgente e la forza della comunione con Dio e con i fratelli, capace di dare forma e di trasfigurare in sé ogni nostra azione.
Concludendo la sua catechesi, mons. De Donatis con gioia ricorda che, proprio ispirandosi a sant’Agostino, ha voluto scegliere come suo motto cardinalizio l’espressione : NIHIL CARITATE DULCIUS (Niente è più dolce dell’amore) !
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Come al solito, nella seconda parte dell’incontro, è intervenuto mons. Marco Frisina, cui è stato affidato il compito di tratteggiare la figura di santa Teresa del Bambino Gesù, a proposito della quale De Donatis aveva già anticipato che questa santa ci ha insegnato con le parole e con la vita che l'amore è l'unica forza capace di trasfigurare in sé ogni cosa: il nascere, il morire, la gioia, il dolore, ogni momento della nostra vita e ogni nostra azione può diventare linguaggio in cui si esprime l'amore. Davvero: "ama e fa ciò che vuoi!", perché tutto ciò che vorrai e farai sarà plasmato dallo Spirito Santo.
Purtroppo, l’intervento di mons. Frisina non è stato finora pubblicato sul web (io, almeno, non l’ho trovato!), e quindi non dispongo del testo da lui pronunciato. Mi limito quindi a dare alcune semplici indicazioni sulla santa (1873-1897) che san Giovanni Paolo II definì "esperta della scientia amoris" (Novo Millennio ineunte, 27), facendo riferimento anche ad una bella catechesi di Benedetto XVI del 6 aprile 2011, reperibile sul sito vatican.va.. Papa Benedetto ricorda anzitutto che, un anno dopo la morte della santa, fu pubblicato il libro Storia di un’anima, che è l’autobiografia che Teresina scrisse per ordine del suo padre spirituale. Dice il Papa emerito: E’ un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La ‘Storia di un'anima’ infatti, è una meravigliosa storia d'Amore,raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato.
Benedetto ricorda inoltre che nel giorno della sua professione religiosa, Teresa chiede a Gesù il dono del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e soprattutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" . Da quel momento Teresa offre la sua vita con le tante sofferenze, fisiche e spirituali, che dovette affrontare, veramente sempre con amore e per amore,per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli"… In questo contesto di sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel cuore della Chiesa.
...anche noi, continua il papa emerito, con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei “piccoli” del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo.
Tutto per amore!, dunque, proprio come ha inteso vivere – e ancora ci sollecita a fare – la beata madre Speranza.
A cura di Antonella
ATTIVITA’ DELLA DIOCESI
- 15 APRILE 2019, San Giovanni in Laterano, ore 19.00 – CATECHESI del Cardinale Vicario Angelo De Donatis su Gaudete et Exultate: “Combattere secondo le regole” (GE 159-165). S. Pio da Pietrelcina: “Condividere la lotta di Cristo”
-19 APRILE 2019, VENERDI’ SANTO, ore 21.00: Via Crucis al Colosseo, presieduta da papa Francesco
- 5 MAGGIO 2019, FESTA DELLA FAMIGLIA AL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE: Riflessione, animazione, comunione fraterna e celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario presso il Santuario del Divino Amore.