La Vigna di Rachele è un’associazione cristiana che si è resa sensibile al lutto soffocato che vivono le donne e gli uomini che hanno ceduto all’aborto volontario. I motivi che spingono le donne ad abortire sono i più svariati ma sicuramente il peso che dopo quell’atto schiaccerà il loro cuore non potrà essere paragonato alla finta serenità derivante dell’aver spento una vita.
Anche di questo dolore, Dio si fa carico e nonostante sia stata una scelta libera, Egli, Amore Misericordioso, si china su queste creature per medicare il loro dolore nel pentimento e nella riparazione, accogliendo insieme al Suo dolore innocente anche questo dolore.
Non abbiamo timore di tornare a Dio anche dopo fatti gravi, Egli ci aspetta per perdonarci e darci la possibilità di rimettere ordine nella nostra vita e ritrovare la pace perduta.
Tratto da Lutto proibito: il dolore taciuto dell'aborto
di Theresa Burke, Ph.D. (Continuazione)
Nonostante gli scoraggianti commenti del mio supervisore, questa esperienza accese il mio interesse per lo studio e il trattamento del lutto e del trauma post-aborto. Negli anni seguenti ho lavorato con ben oltre duemilla donne che avevano a che fare con problemi correlati agli aborti pregressi e ho formato innumerevoli terapisti in tutto il Paese sul come trattare le questioni del post-aborto.
Al tempo in cui iniziai questo lavoro, c'erano a disposizione davvero poche risorse per aiutare i terapisti, e ancora meno per il pubblico in generale, a capire il sofferto e confuso processo di elaborazione del lutto che può accompagnare un aborto. Come risultato di questa carenza, molte donne e uomini soffrono ancora in silenzio, in completa confusione, o con la terribile sensazione di essere sul punto di impazzire. Il lutto successivo all'aborto può essere estremamente complicato e può toccare ogni livello della personalità. Per molte donne l'origine del loro disturbo può essere non riconosciuta, non detta e non chiamata per nome.
I sintomi che io ed altri abbiamo osservato variano ampliamente da individuo a individuo. Questo libro, in grande parte, esaminerà molti di questi sintomi in dettaglio. Nonostante la diversità delle reazioni emozionali e comportamentali, comunque, questi sintomi hanno tutti le radici nell'esperienza dell'aborto. Per molte, è primariamente una questione di un lutto mai elaborato. Per molte altre donne è un evento traumatico che ha disorientato la loro capacità di affrontare la realtà, e distorto le loro vite e i loro comportamenti in modo drammatico e persino bizzarro.
Se guardo indietro a quell'incidente nel mio gruppo, ora posso vedere come questo gruppo di persone sia ampiamente rappresentativo della nostra società. Essi hanno mostrato perchè la nostra cultura è tremendamente impreparata a dare voce, accettare o anche solo rispettare il dolore del lutto successivo all'aborto. Tutti i personaggi di questo mini-dramma rappresentano i motivi per cui risanare da un aborto venga reso più difficile di quanto dovrebbe essere.
Per prima c'era Debbie. Coraggiosamente aveva provato a condividere i suoi sentimenti, ma rapidamente aveva notato che infastidiva tutti. Aveva concluso scusandosi e sentendosi in colpa perchè aveva scosso l'armonia del gruppo. Tristemente aveva imparato la lezione che amici, familiari e terapisti spesso insegnano a chi tenta di condividere le proprie emozioni riguardo un aborto passato: "Ci stai facendo sentire a disagio. Smettila di pensarci e vai avanti con la tua vita." La società non vuole sentirne parlare.
Seconda c'era Judith. Aveva sentito il bisogno di allontanarsi dalla discussione. Il discorso dell'aborto si avvicinava decisamente troppo a un dolore segreto di cui non voleva parlare né pensare. Il problema con questo approccio è che le richiedeva una grande quantità di energia per cercare di non pensarci. Nonostante i suoi sforzi per non affrontare la questione, le sue emozioni represse le stavano distorcendo altri aspetti della vita.
Terza c'era Diane. Era all'estremo opposto di Judith. Era talmente piena di rabbia verso tutto e tutti quelli che l'avevano ferita che poteva solo provare disgusto verso tutti quelli che non condividevano la sua rabbia. Il rancore di Diane la consumava talmente che non aveva tempo per offrire compassione alle altre che soffrivano come lei. Ebbe appena tempo per notare il dolore personale di Debbie perchè il solo menzionare l'aborto le aveva fatto scattare un bisogno irrefrenabile di tirare fuori i suoi sentimenti di rabbia e biasimo.
Quarta c'era Lasheera, che educatamente e abilmente aveva cambiato argomento verso qualcosa di superficiale: il suo nuovo maglione. Rappresenta quelli che mettono pace distogliendo l'attenzione. Una calma temporanea fu ripristinata, ma gli argomenti furono fondamentalmente lasciati irrisolti in attesa che rialzassero la testa un altro giorno. In tal modo la negazione ebbe la possibilità di ristabilirsi.
Quinto, l'ex-marito di Debbie. Era un uomo spietato ed emozionalmente abusivo. Il suo rimarcare condannante e crudele, messo insieme con la sofferenza stessa di Debbie, portarono la donna a disperati tentativi di suicidio. Invece che aiutarla a guarire, rinfacciava a Debbie che "cattiva" persona fosse. Aveva rafforzato la sua paura che lei non sarebbe mai stata compresa o perdonata dagli altri.
Sesto, c'era il mio supervisore. Rappresenta migliaia di psicoterapisti che ascolteranno con compassione qualsiasi problematica tranne l'aborto. Tali terapisti sono sempre e comunque sicuri che il problema debba essere qualcos'altro, anche se la donna insiste che il suo aborto è, in sé, il problema. Il loro punto di vista è che l'aborto aiuta le donne, punto.
Settima, c'ero io. Volevo aiutare, ma non sapevo come. Io avevo le migliori intenzioni ma il discorso era complesso, la mia esperienza limitata e mi era stato negato qualsiasi aiuto dagli altri poteri.
Questi sette personaggi offrono un discreto diagramma della nostra società a grandi linee. Molti di noi si trovano in una delle seguenti categorie: O stiamo (1) lottando con questo lutto proibito, (2) rafforzando le regole sociali che proibiscono di esprimere questo lutto, o (3) cercando di creare un ambiente più aperto e risanante per quelle donne e quegli uomini che hanno a che fare con queste problematiche post-abortive.
Se ti trovi in qualsiasi di queste categorie, questo libro è per te.
Qualunque sia la tua convinzione politica o morale sull'aborto, spero che tu possa avvicinarti a questo libro con mente aperta e cuore compassionevole. Cerca di apprezzare la diversità delle reazioni post-abortive. Ogni donna è diversa. L'aborto tocca la vita di una persona su molti livelli. Ha un impatto sulla visione di se stessi dal punto di vista medico, politico, religioso, filosofico, sociale e familiare. Dato che tocca la vita di una persona in tante dimensioni, è un'esperienza molto complessa. Ecco perchè è eccezionalmente difficile per le persone capire, elaborare e riconciliare questa esperienza con l'idea di chi sono e chi vogliono essere.
Se sei sostenitore del diritto all'aborto, potrebbe essere doloroso sentire come l'aborto ha ferito alcune donne. Potresti sentire l'impulso di rigettare la verità di questi casi per paura che tale informazione possa minacciare lo stato legale dell'aborto o scoraggiare inappropriatamente le donne dal fare la "giusta scelta" di abortire. Ti chiedo, comunque, di mettere da parte i tuoi obiettivi politici e ideologici, almeno per un momento. Ascolta le vere esperienze delle donne in questo libro. Non rigettare le loro esperienze semplicemente perchè non combaciano con la tua visione delle donne liberate e rese più forti dall'aborto.
(Continua al numero successivo)