Una parola di perdono:
La sezione 99 dell’enciclica Evangelium vitae
Kevin e Theresa Burke, Rachel’s Vineyard Ministries
Nell’enciclica Evangelium vitae (sezione 99), promulgata nella Solennità dell’Annunciazione dell’anno 1995, Papa Giovanni Paolo II si rivolge alle donne che hanno patito l’angoscia e il dolore dovuto all’esperienza dell’aborto procurato. Parlando in nome dell’intero corpo di Cristo e della Chiesa Cattolica, il Papa offre un messaggio personale di speranza e incoraggiamento. Egli dice, essenzialmente: “Non siete sole. Non siete state dimenticate.”
Fondamentalmente, la decisione di abortire che una donna prende, è una chiara indicazione che i suoi problemi, apparentemente insuperabili, hanno causato una disperazione totale. In seguito, nel mezzo della vergogna e di una angoscia che spezza il cuore, la disperazione è anche l’ostacolo più grande alla guarigione e alla riconciliazione. Tuttavia attraverso la nostra speranza in Gesù Cristo, la realtà dolorosa del passato non deve necessariamente macchiare il presente né determinare definitivamente il futuro.
Per guarire qualsiasi ferita, dobbiamo prima sapere dove siamo stati feriti, mettendo a nudo tutti gli angoli del nostro cuore dove abbiamo provato dolore, abbandono, rifiuto, tradimento e inganno. Abbiamo bisogno di capire come e perché abbiamo permesso a noi stessi di essere raggirati e manipolati. Il percorso di guarigione inizia quando esaminiamo queste cose in modo da giungere ad una piena comprensione di chi siamo davanti a Dio, con le nostre debolezze, le nostre forze e le nostre tentazioni particolari. L’onestà necessaria per la guarigione comincia con l’ammettere che siamo stati ingannati: E’ morto un bambino; proprio una parte di noi stessi è morta, e la nostra relazione spirituale con Dio è stata danneggiata profondamente.
Nonostante tutto ciò, Gesù ci dice con grande autorità e amore, senza badare al nostro passato: “Non avere paura!”
La speranza e la fiducia nella misericordia di Dio ci danno la fede, la libertà e la forza di superare la paura e di esaminare onestamente il nostro passato. Il pentimento, diversamente dall’oppressivo senso di colpa, “riporta la pace, pur nel dolore; è generato dalla Misericordia e conduce alla Misericordia”, e rimpiazza il disprezzo verso se stessi e gli altri con l’umiltà. L’amarezza riguardo a tutto ciò che è accaduto nell’aborto cede alla tenerezza. Si scopre che c’è un lutto da elaborare, e una maternità o paternità da coltivare, per i bambini mai nati.
Don Antonio Grappone
Il pentimento rappresenta l’inversione di rotta dalla negazione alla verità e dalla ribellione all’accettazione, insomma, è un’inversione di rotta dalla Morte alla Vita.
La Misericordia di Dio nasce dal Suo Amore per noi. Similmente, è l’amore di una madre per il suo bambino che dà origine al dolore e all’angoscia che costituiscono il trauma post-aborto. Ed è precisamente l’amore di questa donna-madre che la spinge a cercare la guarigione e la riconciliazione. Nel più profondo del cuore ella sa di aver perso con l’aborto, non solo un anonimo grumo di cellule, ma un bambino di cui avrebbe voluto vedere il volto e a cui avrebbe voluto dare un nome.
I ritiri della Vigna di Rachele (www.vignadirachele.org www.rachelsvineyard.org) “spianano la strada” alle madri e ai padri affinché possano fare un cammino che non nega, ma passa attraverso la profonda realtà della loro esperienza e porta verso la pace. Il percorso offerto impiega degli esercizi per elaborare il lutto e delle meditazioni spirituali, insieme ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, celebrati nei punti chiave durante il weekend.
L’amore di Dio è ”incarnazionale”, ciò significa che sperimentiamo l’amore di Dio Padre attraverso altre persone. Il movimento per la guarigione postaborto è composto da persone e comunità che si mettono a disposizione come strumenti della compassione divina.
Nel momento di affrontare il dolore del proprio passato e del proprio peccato, l’incontro con persone che incarnano l’amore e la compassione di Dio ci aiuta a rivedere la nostra vita attraverso lo sguardo misericordioso di Dio, con occhi che vedono l’intero spettro della realtà.
Le persone che hanno abortito hanno bisogno di essere accolte con compassione dagli altri. Non una compassione che fa finta di niente, ma una compassione che ascolta e che “soffre con” la persona ferita dall’esperienza dell’aborto. Un tale incontro aiuta questa persona a rivedere la propria vita, ad esplorare la verità di ciò che è accaduto nell’aborto e ad abbracciare quella verità senza negazione o distorsione.
La verità, però, non è semplicemente un’astrazione, ma una persona. E’ la persona di Gesù Cristo. Noi abbracceremo la verità abbracciando Cristo. La Sua misericordia inonderà i nostri cuori di grazia. Cos’è questa grazia? La grazia è la vita stessa di Dio che “scorre” dentro la nostra anima.
Mentre il potere di Gesù si manifesta nella guarigione di tante anime, vediamo una moltitudine crescente di persone riconciliate con Dio e con i loro bambini abortiti. (In tutto il mondo più di 60.000 persone hanno fatto l’esperienza della Vigna di Rachele, e tante altre hanno fatto simili esperienze attraverso altri programmi del post-aborto.) Molti di loro si dedicano generosamente a costruire una Cultura della Vita.
Solo il Signore crocifisso e risorto potrebbe portare un frutto così bello da ciò che sembra un albero innaffiato solo da lacrime. Solo Lui potrebbe trasformare il Calvario della persona che ha abortito in un’esperienza di risurrezione e di nuova vita.
Egli ci indica chiaramente il cammino da percorrere, e ci mostra la speranza che ci aspetta, nel fatto che Egli, abbracciando la Croce, è arrivato alla Gloria della Risurrezione.
La Chiesa desidera ed è pronta ad essere uno strumento della compassione di Gesù. La preghiera della Chiesa è che tutti coloro che sono oppressi dal peso dell’esperienza dell’aborto trovino riconciliazione e pace. Ogni membro della Chiesa è chiamato a far conoscere la grande clemenza di Cristo e a sostenere il fardello dell’altro.
Che le parole dell’Evangelium vitae, la Buona Novella del “Vangelo della Vita”, insieme alle nostre preghiere e azioni, diventino passi che permettano a molte persone di intraprendere un cammino verso la riconciliazione e la nuova vita.
Ringraziamo Alessandra DeFilo per la traduzione. Citazione di Don Antonio Grappone aggiunto da Monika Rodman. Tutti i diritti riservati alla Vigna di Rachele/Rachel’s Vineyard Ministries™.