Giubileo Straordinario della Misericordia
Prima di tutto ringraziamo il Signore che ci ha donato Madre Speranza, che con la sua vita e la sua testimonianza ci conduce giorno per giorno nel cammino della conoscenza dell’Amore Misericordioso per vivere e condividere il Carisma dell’Amore Misericordioso e per imparare cosa vuol dire Misericordia e vivere la Misericordia.
Lungo questo anno che Papa Francesco ha proclamato Anno della Misericordia, noi tutti siamo chiamati a sperimentare la Misericordia di Dio che si china su ciascuno di noi: nessuno escluso. L’unico escluso sarà colui che non lo vorrà, che chiuderà il cuore umano alla Misericordia di Dio.
Antonella è già da tempo che in questo giornalino sta proponendo la lettura graduale della Bolla di Indizione di Papa Francesco.
Credo e spero che tutti noi Laici abbiamo fatto una lettura seria e approfondita di tale Bolla. Per chi la volesse leggere è sempre a disposizione del sito dei Laici Amore Misericordioso Casilino1 www.alam-casilino.it.
Il Signore credo ci stia chiamando in particolar modo, senza particolari preferenze o privilegi, a noi Laici dell’Amore Misericordioso. Ci vuole richiamare e ci vuole far riflettere in modo particolare sul nostro carisma. In questi lunghi anni di cammino abbiamo sperimentanto la Misericordia di Dio per noi? Abbiamo a nostra volta usato misericordia verso il nostro prossimo più prossimo? Abbiamo capito e sviscerato la parola Misericordia cosa vuol dire? Abbiamo ascoltato tanti convegni, conferenze abbiamo letto libri e pregato sul diario di Madre Speranza, nel quale la Madre Speranza ci presente il volto della Misericordia di Dio, ci ha fatto conoscere l’amore di Dio con delle sfaccettature che non avevamo capito e sperimentato prima : Dio è un Padre e una tenera Madre.
Dovremmo e potremmo sapere tutto della Misericordia di Dio. Eppure!.......
Il nostro carisma è il cuore di Dio stesso per noi che batte e freme per la nostra salvezza, per il nostro bene.
Allora voglio augurare a tutta la Congregazione dell’Amore Misericordioso e a tutti i Laici dell’Amore Misericordioso di vivere questo anno di grazia del Giubileo, affinchè il Signore cambi i nostri cuori induriti e li renda simili al suo.
Leggendo e rileggendo “Misericordiae Vultus” vedo la presenza costante di Dio sul nostro cammino umano. Dio è proprio un Padre che ci educa, ci segue sempre, costantemente, se riusciamo e vogliamo leggere la vita con occhi di fede. Come non vedere allora la presenza di Dio pedagogo, che nel corso dei secoli, si rivela per farci comprendere il suo amore. Il cuore indurito degli uomini, per troppo tempo, aveva percepito Dio come Giudice severo e Dio irritato per queste incomprensioni, ha rivelato a Santa Teresina del Bambin Gesù, alla Beata Madre Speranza, a Santa Faustina, ai Santi Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il suo cuore che è un cuore di Misericordia.
E’ importante capire e fare esperienza della Misericordia di Dio, per poter essere Misericordiosi nella vita, nella famiglia, nel lavoro, nella nostra Associazione, nei nostri gruppi.
“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre”. Dio ha mandato suo Figlio Gesù Cristo, per svelarci chiaramente, come Dio ci ama, come Dio è Padre e una tenera Madre.
Misericordia è l’attributo, è ciò che spiega identifica il cuore di Dio. Dio è Amore supremo, è Amore assoluto, Amore disinteressato, Amore e basta. Amore che non guarda alle nostre debolezze, alle nostre ingratitudini, e se le guarda è solo per il nostro bene per trasformarle per la nostra felicità. Sì Dio è un Padre, ogni Padre vuole la felicità dei propri figli. Lui però è un Padre che riesce a vedere dentro il nostro essere contagiato dal peccato, e riesce a non giudicare, a non condannare, a non rifiutare. Ma tutto è proiettato alla nostra felicità. Qui dobbiamo però capire e comprendere cosa è la felicità per noi e per Dio. Noi spesso identifichiamo la felicità con il raggiungimento di alcuni obiettivi: Soddisfazione nel lavoro, la carriera, avere una casa grande bella ben arredata con quadri e tappeti di valore, avere dei figli anche essi con le stesse soddisfazioni…. eccetera eccetera.
La felicità secondo Dio io credo sia invece solo l’incontro, l’unione tra noi e il nostro Padre, che è la felicità terrena e eterna. Oggi nel nostro cammino terreno, facciamo esperienza di Dio, cominciamo a vedere Dio nel nostro prossimo, lo incontriamo nell’Eucarestia e nella Chiesa, nelle nostre comunità, ma la felicità suprema sarà quella dell’incontro con Dio alla fine della nostra vita.
“Dio ama tanto i suoi quasi da non essere felice senza di loro” e questa felicità purtroppo non sempre è sentita nella stessa misura da ciascuno di noi nei confronti di Dio.
Questa felicità deve animare ciascun di noi, e noi non possiamo raggiungerla soltanto come un rapporto felice di coppia: Io e Dio. Come ha detto frate Pietro Maranesi a Collevalenza: “Non possiamo rivolgerci a Dio, pregare Dio per la nostra salvezza, non possiamo mettere al centro delle nostre preghiere IO (io sono devoto a te affinché tu mi dia la salvezza), questa sarebbe una preghiera egoista, un rapporto egocentrico, che tende a rimanere concentrati su noi stessi. Significa questo pensare Dio in modo sbagliato. Dio è GIUSTO perché vuole solo far felici i suoi figli, non c’è vendetta in lui. Mai. La nostra salvezza dipende da quanti porteremo alla salvezza, alla conoscenza dell’amore di Dio. Dobbiamo essere cristiani in uscita come dice Papa Francesco.
Questa è la felicità vera la vera GIOIA: E’ festa perché il Signore ci chiama e basta non perché lo meritiamo.
Il testamento di San Francesco d’Assisi ricordato da Frate Maranesi, consiste non tanto nelle virtù da lui praticate, per essere di più degli altri. “Il Signore dette a me, Frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi. E il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia e allontanandomi da essi ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”.
La GRATUITA’ evangelica, non è centrata sulla propria salvezza, ma sulla salvezza delle persone che ci passano vicino.
Bruna