PREDIZIONE DEL RINNEGAMENTO DI PIETRO (Mt 26,30-35)
“Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: " Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse ". Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea».
Pietro, rispondendo, gli disse: «Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me». Gesù gli disse: «In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E Pietro a lui: «Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». E lo stesso dissero pure tutti i discepoli”.
Gesù, come un padre buono, prepara gli Apostoli a vivere la loro fragilità senza disperarsi, ma confidando in Dio, nella sua capacità di perdono, che non conta le nostre ingratitudini, non ragiona alla maniera umana, dimentica il male ricevuto, continua a fidarsi di noi, creature fragili ed infedeli.
Pietro, come noi, non crede che ciò possa accadere, si fida dei suoi sentimenti che sono sinceri, istintivi e non sono ancora stati messi alla prova. Solo quando sono messi alla prova, i nostri sentimenti ricevono il sigillo della fedeltà o in ogni modo rivelano la loro vera identità.
Come assomiglia noi il caro Pietro! Quante promesse di fedeltà a Dio, a noi stessi, al coniuge, ai figli… sono cancellate da un momento di passione! La Madre Speranza dice che la passione alza un muro tra il passato e il presente, non fa ricordare più niente, esaspera le sensazioni, ci tiene in mano come una banderuola che gira ad ogni soffiare di vento, diventiamo suoi schiavi.
Nei momenti della fragilità è bene ricordarsi di Pietro, impetuoso, sincero, istintivo, generoso ma umile. Egli riconosce il suo peccato, si pente e ripara con una fedeltà a Dio che lo porterà fino alla fine di croce; ma sembrandogli onore eccessivo morire come il suo Maestro, chiede di essere crocifisso con la testa in giù.
Se nelle famiglie dove si vivono disagi e problematiche varie, si fosse capaci di riconoscere i propri errori, se si chiedesse perdono a Dio e ai familiari, quante ferite si risanerebbero!
Se i familiari, umiliati dal comportamento del proprio congiunto, fossero disposti al perdono come Gesù, quante situazioni irregolari tornerebbero alla normalità!
Se tutti fossimo meno presuntuosi e vivessimo la vigilanza continua, quanta gloria si darebbe a Dio! S. Filippo Neri ogni mattina diceva: “Signore, mettimi la mano in testa, altrimenti oggi Pippo chissà cosa ti combina!”
Chi presume di sé cadrà perché non ha la forza che Dio dà agli umili. Chi invece, come Pietro cade, ma sa umiliarsi, otterrà perdono e sarà confermato nella missione che la Provvidenza divina gli aveva affidato. Gesù dice, infatti, agli Apostoli che nonostante la loro infedeltà, li attenderà da risorto in Galilea. E sarà proprio lì che Pietro riconfermerà per tre volte il suo amore al Maestro e si sentirà dire: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”.
Se anche noi imparassimo a riconoscere i nostri sbagli, invece di difenderci dalle accuse mettendo maschere di bugie! Pietro ricordò il suo rinnegamento per tutta la vita e ad ogni canto di gallo pianse amaramente il suo peccato, tanto che si dice che gli si formarono due solchi sul viso. Con un po' d'umiltà quante famiglie tribolate tornerebbero felici! Quante coppie conoscerebbe una nuova primavera d'amore, Quanti figli riacquisterebbero fiducia nei loro genitori e tornerebbero ad impegnarsi serenamente nel loro progetto di vita! Invece molte energie sono spese nel continuo stillicidio delle accuse e dei contrattacchi: è una vera guerra familiare! E poi magari appendiamo alla finestra la bandiera della pace! Appendiamola nei nostri cuori questa bandiera!