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GENNAIO 2007

 

 

Gesù coronato di spine (Mt 27,27-31)

 

  Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

 

  Povero Pilato, aveva fatto già capitolare la “giustizia romana” con la sua capitolazione di fronte alle urla scomposte della folla, ma, come non bastasse a disonorarlo davanti al mondo intero per tutti i secoli, vi aggiunge la consegna di Gesù alle guardie pretorie perché lo flagellassero e ne facessero zimbello della loro noia.

  Sentiamo come ne parla Madre Speranza nel suo libro “La passione”:

   Ingiustizia della flagellazione

  “Fino a questo momento Pilato aveva in certo modo conservato il senso della giustizia proprio degli antichi romani, ma ora lo stesso spirito di rettitudine sdegnato lo abbandona. Che modo di fare! «Non trovo in lui alcuna colpa; lo castigherò e lo lascerò libero». Come se avesse detto: bollerò in perpetuo l'innocente con il marchio di una morte civile, non perché lo meriti, ma solo per far tacere questa muta di cani che rabbiosa mostra le zanne. (...)

Coronazione di spine

  I soldati poi, intrecciata una corona di spine, la posero sul capo di Gesù, lo rivestirono con un manto di porpora e lo salutavano dicendo: «Salve, re dei giudei», e gli davano schiaffi.

Crudele divertimento

  «Io sono re» aveva detto Gesù davanti a Pilato. Questo suggerisce alla soldatesca l'idea di divertirsi con una farsa e di trasformare il cortile nello scenario di una commedia sfacciata, dove realizzare una volgare e beffarda incoronazione. Tutto si svolge con comica gravità: la consegna delle insegne, corona e scettro, e l'acclamazione. E come avviene con tale gentaglia, dalla burla si passa presto alla brutale violenza e alle percosse.

  La gente volgare, sempre che può, vuole divertirsi sfogando la sua rabbia contro le persone di elevata posizione che cadono nelle sue mani, quasi a volersi prendere una rivincita sulla grande distanza che, per talenti e cultura, la separa dalle persone illustri. Poveri i sacerdoti, i religiosi e le religiose che dovessero cadere in potere di questi disgraziati!

Una delle più significative e belle usanze della Chiesa cattolica e della pietà dei fedeli è la genuflessione dinanzi al Santissimo Sacramento, soprattutto quando con il corpo si prostrano anche il cuore e l'anima. Con fede e amore, davanti a Gesù nascosto nel sacramento, si dice: «Salve, ti saluto, mio Re e mio Signore; anche se ti mostri così piccolo e coperto del povero manto delle specie sacramentali». «Io ti adoro, mio Dio e mio Signore, e piego le mie ginocchia come fedele suddito».

Se a questo segno di sottomissione venisse a mancare, pur inconsciamente, una fede viva e la devozione, diventerebbe una caricatura, un omaggio da burla.

Impegniamoci a far bene la genuflessione. Proponiamoci con fermezza di non entrare in chiesa senza prima chiederci, raccolti profondamente in noi stessi: dove vado? E che cosa vado a fare?”

I santi sanno trarre istruzione e guida da ogni avvenimento; seguiamone l'esempio se vogliamo vivere da veri cristiani.

 

 

 

 

 

 

 

•  Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.

•  I soldati agiscono con senso di irresponsabilità, si lasciano guidare dagli umori del gruppo, che si sente autorizzato alla violenza dall'incarico ricevuto. Ma dov'è la coscienza? Dove è finita la responsabilità personale, la ponderazione dei propri gesti dei quali dovremo rendere conto a Dio che ci scruta e ci conosce? Gesù, quante volte mi sono macchiato di uguale colpa, travolto dal gruppo degli amici, dai colleghi di ufficio, da chi in qualche modo assecondava la mia cattiva natura, più incline al male che al bene. Perdonami, Gesù!

 

•  Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra;

•  Questi poveri soldati, travolti dall'euforia dell'occasione, impegnano anche la loro fantasia per incrudelire l'umiliazione del condannato. L'egoismo regna sovrano, l'irresponsabilità è totale. Eppure questi poveri fratelli accecati e storditi, stanno compiendo una vera incoronazione regale. La corona di spine è la più grande, santa e potente corona che sia mai stata cinta da un re, solo il vero Re poteva cingerla e quei poverini, pur caricandosi di colpa di fronte al Padre, stanno ubbidendo ad un preciso disegno divino. Ma la scelta di assolvere a questa missione infame è loro, nessuno li ha obbligati, come non obbliga nessuno me a fare azioni ingiuste. Quanta umiliazione, Signore, se penso alle mie azioni in profondità!

 

•  poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!».

•  “Vieni a prostrarti ai piedi del tuo Dio e Signore, dice la Madre Speranza , flagellato anche per causa tua, e per la tua salvezza. Implora con cuore contrito il perdono se anche tu ti senti responsabile, per la tua sfrenata sensualità, di questo orribile tormento di Gesù. Chiedi la grazia di una costante abnegazione e di una fedeltà che non venga mai meno”. Aiutami, Gesù, a fare il gesto della genuflessione con fede e amore, consapevole che Tu sei lì, nel tabernacolo, pronto per me in ogni ora del giorno e della notte, pronto a mettere a mia disposizione tutta la tua onnipotenza. Grazie, Gesù. Perdonami la superficialità con cui mi comporto in chiesa.

 

•  E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.

•  Questo è davvero troppo. I poveri soldati non si sono fermati alla superficialità, all'irresponsabilità, ma sono passati alla violenza. Come è facile, Gesù, fare questo passo magari ridendoci su, facendo a gara nel trovare nuovi espedienti per ilarizzare la situazione, senza rendersi conto che l'Innocente sta subendo in silenzio la mia vana e sciocca smania di protagonismo. Quanti peccati si fanno anche oggi per questa povertà senza volto, che viene giustificata dalla frase: “Fanno tutti così. Lo facevano anche gli altri”!

 

•  Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

•  I soldati si sono divertiti, la notte è finita, si può uscire dalla farsa, ma che tristezza è nei loro cuori! Che tristezza avverto nel mio cuore quando uscendo dal momento esilarante che mi ha visto sputare sentenze, condannare innocenti, infamare persone solo per ilarità, mi trovo a fare i conti con la mia coscienza che non ne vuol sapere di giustificazioni. E già, la coscienza, è la tua presenza dentro di me! Aiutami, Signore, a non metterla a tacere per nessun motivo al mondo. Aiutami ad essere sempre vigilante, ad evitare tutte le occasioni di peccato. Amen.

 
 

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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