Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».
Gesù, Tu conosci la nostra debolezza e, come un Padre e una tenera Madre, ci nascondi le tue sofferenze; solo i più forti, i più preparati chiami a condividere la tua agonia. Aumenta, Signore, le mie forze, perché sappia stare sempre vicino a Te.
E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».
Gesù, Tu sei afflitto da tristezza mortale, il peccato dell'uomo è già su di te, come una cappa opprimente, che schiaccia il tuo Cuore. Ad aggravare il tuo peso c'è anche il mio peccato. Perdonami, Gesù.
E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
La tua preghiera nell'angoscia m'insegna il giusto comportamento nei momenti in cui anch'io sperimento il mio limite, la ripugnanza ad accettare situazioni dolorose che mi umiliano e mi angosciano. Restami vicino, Signore, in quei momenti.
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».
Noi che ci diciamo tuoi discepoli, mentre Tu soffri dormiamo e ci lasciamo prendere dall'apatia, dalla tiepidezza, dallo scoraggiamento e, come gente sconfitta, ci addormentiamo, mentre Tu, come Capitano, vai avanti da solo e accosti le tue labbra divine a quel calice ripugnante e fetido di zolfo infernale! Gesù, quando capirò l'enormità del costo del mio peccato?
E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.
Gli Apostoli, come noi, non riuscivano a tenere gli occhi aperti, narcotizzati dai miasmi dell'inferno, che infuriavano in quell'ora in cui, nel silenzio solenne della notte del Getsemani, si celebrava il giudizio del mondo. Giudice sovrano: il Padre; imputati: tutti gli uomini di tutti i tempi; Mediatore: il Cristo; testimoni: gli Angeli.
E Tu, Gesù, solo, accetti dalle mani del Padre il calice del peccato del mondo, disposto a bere quel fiele amaro, fino in fondo. Io, invece, spesso lo allontano da me e, se sono costretto a trangugiare qualche umiliazione, mi lamento, mi agito, mi vendico, anche se, a presentarmi quel calice, sono persone a me care. Aiutami, Gesù santo, a santificare il dolore che mi viene dai familiari, perché siano rimessi i loro peccati e possiamo ritrovarci tutti a godere in cielo con Te.
E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».
“Alzatevi e andiamo”: è Lui, l'agonizzante, che stimola i fratelli ad affrontare la prova; essi, cioè noi, storditi al solo pensiero di dover soffrire, ci chiudiamo nell'impotenza della depressione. Donaci, Signore, il coraggio di affrontare le nostre croci, imitando Te, prendendo forza dal Padre. Donaci lo sguardo lungo della preghiera, perché l'immediato non ci schiacci.