La verità: “Grande Sorella”
Se mi avessero detto di mettere per iscritto che non avrei mai seguito in televisione “Il grande Fratello”, avrei firmato senza esitazione.
In via generale non mi sono ricreduta sulla mia convinzione che questo genere di Format per lo più non dà un esempio edificante, specialmente per i giovani, che sono la maggioranza dei fruitori.
Mi è capitato per caso di trovare, in un canale che non ricordo, “la casa del Grande Fratello” e i suoi occupanti. Qualche viso noto ha catturato la mia attenzione, facendomi nascere curiosità prima e poi interesse per un format, che tanto avevo biasimato. Non ho seguito che alcune puntate, ma sempre con curiosità. Forse la Produzione, pur esperta nel campo, non poteva immaginare che questa edizione di fine 2017 destasse così tanto interesse. Forse fu giusta la scelta degli ospiti, forse furono alcune alchimie createsi tra di loro, forse per il racconto del vissuto di qualcuno ad intrigare l’attenzione mia e di tanti telespettatori, coinvolti poi anche a votare chi doveva andarsene e chi doveva restare.
Io non votai mai. Per me fu interessante studiare la personalità dei personaggi in questione, quasi tutti scelti nel mondo dello spettacolo. Da questa osservazione mi colpì l’umanità che veniva fuori in ciascuno, anche quella tenuta molto nascosta, forse mai rivelata neanche a se stessi.
C’era in fondo una urgente ricerca di verità, per il bisogno forte di liberarsi dai vincoli dell’immagine, cui tutti erano bene o male, abituati a dare di sé. E questa verità, forte ma silenziosa, andava imponendosi giorno per giorno, nella misura in cui i protagonisti venivano a conoscersi meglio e tentavano di impostare delle relazioni autentiche, unite talvolta ad una certa affinità elettiva: nascevano i gruppi, si formavano le coppie.
Ecco dunque emergere delle relazioni variegate, qualcuna fatta per mero interesse, altre necessarie e cercate per capire e capirsi meglio.
Fragili tutti quanti, ciascuno a modo suo. Una umanità variegata in cammino, coinvolta in un percorso interiore. Fragilità evidenti; per qualcuno strazianti, fiorite a mala pena dal fango di chi, entrando nella loro vita, aveva contribuito a capovolgere la verità. Un misto di immagine data in pasto ai “guardoni” dalla serratura del “Grande Fratello” e di solitudine esistenziale. Vittime qualche volta, altre volte carnefici nel forgiare il proprio destino o quello degli altri.
E intanto, in questo misto di leggerezza, di superficialità, di lacrime, di esibizioni, di cose confessate, di innamoramenti fugaci, di amicizie nascenti, di tempeste emotive, di sentimenti contradditori, l’Italia votava per eliminare dalla Casa via via uno o l’altro. Cinismo o gioco?
Montare uno spettacolo quale “Il Grande Fratello Vip” fu impresa titanica. Un anno di lavoro che coinvolse più di duecento persone, tra esperti del settore a maestranze. Un colosso mediatico, che tanto ti esalta e ti offre visibilità se serviva a fare soldi e altrettanto ti scarta e ti dimentica quando non servi più e, nella Casa, le vittime inconsapevoli. Gente desiderosa di successo e di piccoli guadagni, alcuni tesi a riprendersi, invece, un successo che si stava appannando.
Ma poi il tempo nella Casa fu, come si dice, galantuomo e ciò che in molti di loro era fondamentale, col passar del tempo, diventò a tratti volatile e saltò fuori la verità a sfamarli e ricompensarli, più del denaro. Quella verità che interpellò tutti nelle loro reciproche relazioni, senza compromessi. Vennero a galla alcuni valori: la solidarietà, la riconoscenza, l’amicizia vera, la purificazione da antichi e radicati vizi. Per alcuni fu una catarsi. Altri non capirono. Vidi serpeggiare l’invidia di qualcuno, ben mascherata nel dichiarare che tutto era in fondo un gioco.
Chi comunque a fatica riuscì, dopo questa esperienza, a riappropriarsi della libertà interiore, uscì dalla casa rigenerato; chi non capì nulla, nulla era quando entrò, nulla rimase quando uscì, peccato!
Penso che tornerò vedere la prossima edizione de “Il Grande fratello Vip”, per specchiarmi in questa società variegata, così interessante e così fragile nelle sue contraddizioni. Contraddizioni che sono di questo mondo dove tutti, proprio tutti, dovremmo cercare di capire qualcosa di più, confrontandoci e cercando di trarre dal male sempre qualcosa di buono da elaborare e fare nostro.
Sarà sempre più impegnativo, dato l’ultimo recente successo, da parte della Produzione, trovare quella alchimia nel mettere insieme, per mesi, i personaggi giusti. Un successo meritato! Staremo a vedere.
Dada