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GIUGNO 2007

 

 

IL MONACHESIMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO Dada Prunotto

 

  Un carisma particolare nel dialogo interreligioso è detenuto dai monaci benedettini e cistercensi, ed è anche uno dei più promettenti perché questo particolare dono contiene un discernimento ed una esperienza fra i più preziosi.

  La grande tradizione missionaria è legata dunque a questa iniziativa di dialogo fra religioni e con altre realtà da parte dei monaci, ma l'approccio storico globale del movimento monastico può essere inserito a pieno titolo nell'insieme della corrente del dialogo interreligioso, inaugurato dal Concilio Vaticano II.

  E' opportuno chiedersi, in un campo così delicato e particolare quale è il dialogo interreligioso nell'approccio con un monaco, chi è un monaco o una monaca, e soprattutto quale è l'apporto specifico che questi uomini del silenzio possono avere con l'incontro e il dialogo.

  Monakos è voce greca, che significa “solitario”; infatti monaco è colui che si ritira nella solitudine e nel silenzio, lontano dagli impegni mondani per dedicarsi pienamente alla ricerca del divino. Egli è “mosso dall'urgenza di un ritorno all'essenziale che si esprime nel sottrarsi deliberatamente a tutto ciò che è effimero e fonte di divisione”.

  Tuttavia il monaco non cerca una solitudine siderale, ma una solitudine abitata, una solitudine che è luogo di ascolto.

  “Ascolta!” è la prima parola della regola di S, Benedetto.

  Da quanto suddetto, si può capire allora quanto può essere prezioso e costruttivo il dialogo interreligioso fra monaci di diverse religioni, per esempio, dialogo che può diventare interreligioso. Il dialogo interreligioso è un dialogo che dovrebbe instaurarsi anche nella coppia. Due coniugi devono lasciare, abbandonare ogni egoismo e intraprendere un cammino che impegni gli interlocutori in tutto il loro essere. E' un dialogo interiore in cui si incontrano due modi di pensare e di sentire, ma in cui entrambi guardano ad un unico punto cardinale: l'incontro con Dio.

 

  Ho trovato molto interessante l'intervista fatta a Masterbee, artista e maestro di meditazione, su “Famiglia Cristiana” n° 49 del 2006. Eccovi il testo integrale di Alfredo Tradigo:

 

DALLO ZEN A GESU'”

Viaggio alle sorgenti delle grandi religioni orientali. Per approdare alla Chiesa

attraverso l'amicizia con Padre Raniero Cantalamessa

 

  “Ritorna là da dove sei venuto e vi troverai quello che stai cercando”. Queste parole, che un maestro indù rivolse un giorno a Masterbee (come egli stesso ricorda nell'autobiografia spirituale “Mendicante di luce”, edita da S. Paolo), sono la sintesi dei viaggi e degli incontri compiuti “dal Tibet al Gange” da questo affermato artista, nato 66 anni fa nella Svizzera tedesca, che aveva cercato l'illuminazione nel buddismo, nello Yoga e nello Zen. E che oggi, con questo suo libro-testimonianza, scritto su invito di P. Raniero Cantalamessa, non rinnega quel passato, ma lo usa come un formidabile trampolino di lancio per un ritorno a Cristo, a quel Gesù amato e invocato fin dall'infanzia.

  Per conoscere Masterbee siamo andati a trovarlo nella sua casa-eremo dove vive con la moglie Kicka, cantante e scultrice. Entriamo. La luce è filtrata da tende colorate. Alle pareti i suoi quadri del periodo della ricerca interiore (insight) si alternano alle sculture di Kicka e a bellissime icone di Cristo e di Maria (neoiconografia). La voce di Masterbee e il suo sguardo chiaro e penetrante esprimono la gioia di chi ha trovato la fonte: nella preghiera, nella Messa quotidiana, nell'amore per gli ammalati per cui prega con Kicka ogni giorno.

•  Maestro qual è la cosa più importante nella vita?

•  L'incarnazione di Cristo è il più grandioso avvenimento di tutta la storia dell'umanità. Cristo ha rinnovato la materia trasformando il mondo e riportando l'intero cosmo all'origine della sua causa primordiale: il Padre. Solo oggi siamo in grado di essere aperti verso tutte le tradizioni religiose autentiche. Infatti, grazie alla comprensione che tutta la materia nella sua essenza è energia, possiamo giungere all'intuizione profonda dell'unità indivisibile della creazione, senza perdere la nostra autentica tradizione religiosa”

•  Cosa ha rappresentato per lei la pubblicazione di questo libro?

•  Si tratta del racconto di tutta la mia ricerca interiore dell'assoluto, durata decenni. Abbiamo ricevuto già molte testimonianze che dimostrano come questo libro abbia la capacità di toccare il cuore dei lettori”.

•  Lei ha scritto “Mendicante di luce” su invito di P. Cantalamessa: cosa rappresenta la vostra amicizia?

•  Padre Cantalamessa rappresenta la persona più importante di questa conversione a Cristo. Egli, con la dovuta prudenza, da vero padre spirituale, ha intuito l'autenticità della nostra esperienza. La nostra è un'amicizia profonda. All'inizio non ero disponibile a raccontare la mia vita; ma poi ho accettato, per ubbidienza e, soprattutto, per amore verso di lui, di Cristo e della Chiesa.

•  Che cosa ha significato la lettura di stralci della sua autobiografia davanti a Benedetto XVI?

•  Sono stato sorpreso e meravigliato nello stesso tempo. Mi ha colpito l'effetto positivo e come sia stato accolto dal S. Padre e dai Cardinali.

•  Cosa cercavano le persone che si rivolgevano a lei come maestro Zen, e cosa cerca oggi chi lo contatta?

•  Cercavamo la via dell'illuminazione interiore e oggi ancora mi cercano per trovare la via del cuore, attraverso la preghiera di Gesù, che ho imparato da uno starez ortodosso e che pratichiamo al posto della meditazione del profondo. Cerchiamo di aiutare le persone a trovare le loro radici religiose, a riscoprire la perenne novità del Risorto.

•  L'incontro con il cristianesimo le ha fatto rinunciare alla bellezza incontrata nelle altre tradizioni religiose?

•  La bellezza delle altre tradizioni non è scomparsa dalla mia coscienza ma quelle esperienze, pure importanti, non sono state in grado di trasmettermi la luce che ho incontrato in Cristo. Ogni autentica tradizione è ispirata da Dio, nel suo imprescrutabile disegno divino. Le tradizioni religiose sono il più grande dono di Dio, senza di esse la vita perderebbe significato.

•  Se nei sacramenti c'è la presenza di Dio e si tocca il vertice dell'incontro con Lui, quale valore hanno le pratiche di meditazione?

•  Le pratiche di meditazione orientali per noi sono limitate. La ricerca del sé, è solo una tappa del nostro percorso verso l'assoluto. La preghiera di Gesù della tradizione ortodossa, costituisce la meditazione buddista e induista. Con la sola ricerca del sé interiore l'uomo non può salvarsi. La salvezza deve venire dall'alto e si è perfettamente realizzata con la venuta di Cristo. Abbiamo nei sacramenti il culmine della trascendenza: in essi riceviamo e sperimentiamo l'amore di Dio.

•  Com'è cambiata la sua arte dopo la conversione, e qual è il ruolo dell'attività artistica nella sua vita spirituale?

•  Il contenuto della nostra arte è sempre stato la ricerca interiore e dell'assoluto. Dopo la conversione a Cristo, la nostra arte è stata profondamente segnata. Kicka nella musica ha creato nuove composizioni e nelle arti plastiche realizza un transfert dalla sofferenza umana in quella divina e luminosa di Cristo. Da parte mia esprimo l'inesprimibile attraverso le serie delle Ultime Cene e la nuova iconografia cristologica. L'arte per noi è preghiera e comunicazione con la trascendenza. Sentiamo nel cuore la chiamata a testimoniare la grande luce di Cristo nel mondo con l'arte che abbiamo ricevuto in dono.

•  Nel suo libro lei racconta dei rischi delle pratiche medianiche e magiche: Ne vuole parlare?

•  Le pratiche medianiche e la magia fanno perdere l'anima. Personalmente ho sperimentato il devastante peso che queste forze esercitano sulla psiche e sull'anima. La magia è diabolica e vuole sostituirsi a Dio, col pretesto di aiutare l'uomo, lo cattura con false promesse e lo lega alle potenze delle tenebre. A chi ha avuto a che fare con la magia, consiglio di rivolgersi alla Chiesa, che solo è in grado di liberare l'anima.

•  Che cosa ha significato la compagnia di sua moglie nella sua ricerca, e come vede oggi il rapporto uomo – donna?

•  Mia moglie è stata messa sul mio cammino da Dio, la sua presenza ha agevolato la mia ricerca della trascendenza. Viviamo in profonda comunione spirituale. Il rapporto tra l'uomo e la donna è il più grande dono di Dio. Ma occorre mettere da parte il nostro io negativo e sostituirlo con il dono dell'amore. Se Cristo è al centro, la coppia raggiunge la più alta gioia spirituale. Per l'uomo d'oggi la sfida del matrimonio è la più interessante, ma anche la più difficile. La coppia, che chiede aiuto nella preghiera e nei sacramenti, è sicura. L'indissolubilità non è un'utopia, ma uno dei più grandi doni e verità che Cristo ha lasciato alla sua Chiesa.

•  Nel contrasto tra Islam e Cristianesimo quale via d'uscita vede?

•  Il dialogo, la stima reciproca, l'amore, la sincerità, la chiarezza e la fermezza, come insegnano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sono fiducioso e convinto che le relazioni tra Islam e cristianesimo troveranno il loro giusto equilibrio.

•  Lei è partito come “mendicante di luce” e ora che è stato investito dalla luce di Cristo, che cosa cerca ancora?

•  Non cerco altro che la grazia di rimanere nella sua luce e misericordia.

 

  Ci congediamo. Masterbee e Kicka stanno chini sulla porta a mani giunte. Kicka mi spiega: “Stiamo salutando la tua anima e la tua Trinità che la inibita”.

                Alfredo Tradico

 

 

                

 

L'INCONTRO INDISPENSABILE Dada Prunotto

(Da “L'incontro indispensabile: Dialogo delle religioni” di Raion Panikkar – Joca Book)

 

  “L'uomo non può vivere, nel senso più profondo e ampio del termine, senza religione. Il destino dell'umanità dipende dal fatto che una religiosità genuina nel contempo colleghi (religat) gli uomini alla realtà nella sua interezza e salvaguardi la loro libertà (autonomia). Ma anche il destino della terra è in gioco. Le guerre degli uomini non solo uccidono le persone e le loro culture, ma seminano anche distruzione nel mondo della natura. La guerra moderna non è più soltanto una faccenda umana. E' ecologicamente irresponsabile mobilitare armate di migliaia di soldati e di macchinari bellici per difendere lo “status quo” politico o economico. I giustificati allarmi dell'ecologia si possono udire oggi ovunque. Ma la semplice eco–logica non basta. C'è bisogno anche di un dialogo con la terra. Ho chiamato “ecofisia” questo atteggiamento di dialogo. La terra non è un mero oggetto, è anche un soggetto, un Tu per noi, con cui dobbiamo imparare a entrare in dialogo. Così potremo scoprire che “ecofisia” ha un certo ruolo rivelatorio. Il nostro dialogo con la terra può rivelare come stanno le cose – per il futuro, per la terra. Se ascoltiamo, la terra stessa può rivelare, detto in termini teistici, la volontà di Dio riguardo al compito dell'uomo su questo pianeta. O, per usare il linguaggio della storia delle religioni, la rivelazione della trascendenza oggi non passa solo per il Sinai, o dal Monte Meru, dal Fuji Yama, dal Kailash, dal Kilimangiaro o dal Popocatepetl. La terra intera ci dice che il nostro destino è legato (rilegatum) ad essa.

  Se non avviene un vero incontro religioso tra noi e la terra, finiremo per annichilire la vita sulla stessa terra. Il dialogo delle religioni non è soltanto un tema accademico o una questione ecclesiale o ufficialmente “religiosa”, è ancor meno una nuova moda sorta perché le funzioni religiose sono diventate noiose o il numero di chi le frequenta è diminuito. Questo dialogo è il campo nel quale il destino storico dell'umanità può essere giocato in modo pacifico. Senza tale dialogo il mondo subirà un vero collasso. Qui è decisiva la prassi, e ciascuno di noi deve dare il suo contributo concreto. Ma l'urgenza del compito non deve fare scordare l'importanza di altri aspetti del dialogo. La buona volontà da sola davvero non è sufficiente”.

                Ramon Panikkar.

  La terra è di tutti e tutti siamo chiamati a fare in modo che essa torni ad essere luogo dove l'uomo possa vivere a sua misura, ponendo alla pari le religioni umane tra “esseri umani differenti”, perché questa discriminazione non deve esistere. Questa nostra terra è casa comune e il cosiddetto “dialogo tra civiltà” ha come obiettivo nobile ed elevato il perseguire l'amicizia fra le persone, senza tuttavia ridurre tutto ad una sola dimensione, per esempio quella religiosa (nel senso tradizionale della parola), perché i legami tra i popoli sono svariati e nei secoli hanno dato frutti e fornito terreno fertile nel campo delle arti, della letteratura, delle scienze, della matematica e in molte altre sfere di comune interesse, un discorso sull'ecologia ambientale e sociale non può non tenere conto di suddetti fattori. Classificare gli abitanti del pianeta in termini di “gradi di civiltà”, senza tener conto delle innumerevoli implicazioni, che ne conseguono, può scivolare verso lo sciovinismo o il fondamentalismo. Se si vuole perseguire la pace non si può non tener conto dei tanti fattori, sia in campo religioso che in altri campi, che si propongono nell'interagire fra persone diverse, le quali comunque attingono da un elemento costitutivo profondo, comune nelle coscienze; che non può non partecipare in modo rilevante e specifico all'arricchimento reciproco.

  E' importante comprendere intanto che le ingiustizie sociali e ambientali sono un male comune da debellare. Tutti abbiamo il diritto ad un mondo ordinato secondo le esigenze di tutti, nel rispetto di tutti, senza deliri di potere e di sopraffazione da parte di alcuno. L'uomo e l'ambiente in cui esso vive non devono essere umiliati nella loro dignità.

  Si è purtroppo sperimentato, nel corso della Storia, che i totalitarismi distruggono l'uomo nella sua interezza.

  Preghiamo uniti dunque per la pace e l'amicizia fra i popoli, affinché questa nostra terra abbia il rispetto che merita e non precipiti nel caos, come alcuni scellerati vorrebbero.

 

  “La potenza dello Spirito di Dio fa crescere ed edifica la Chiesa attraverso i secoli. Volgendo lo sguardo al nuovo millennio, la Chiesa domanda allo Spirito la grazia di rafforzare la sua propria unità e di farla crescere verso la piena comunione con gli altri cristiani.

  Come ottenerlo? In primo luogo con la preghiera . La preghiera dovrebbe sempre farsi carico di quell'inquietudine che è anelito verso l'unità, e perciò una delle forme necessarie dell'amore che nutriamo per Cristo e per il Padre ricco di misericordia. La preghiera deve avere la priorità in questo cammino che intraprendiamo con gli altri cristiani verso il nuovo millennio. Come ottenerlo? Con l'azione di grazie , perché non ci presentiamo a mani vuote a questo appuntamento: «Anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza [...] e intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili» ( Rm 8, 26), per disporci a chiedere a Dio quello di cui abbiamo bisogno. Come ottenerlo? Con la speranza nello Spirito, che sa allontanare da noi gli spettri del passato e le memorie dolorose della separazione; Egli sa concederci lucidità, forza e coraggio per intraprendere i passi necessari, in modo che il nostro impegno sia sempre più autentico.

  E se volessimo chiederci se tutto ciò è possibile, la risposta sarebbe sempre: sì. La stessa risposta udita da Maria di Nazaret, perché nulla è impossibile a Dio.

  Mi tornano alla mente le parole con le quali san Cipriano commenta il Padre Nostro , la preghiera di tutti i cristiani: «Dio non accoglie il sacrificio di chi è in discordia, anzi comanda di ritornare indietro dall'altare e di riconciliarsi prima col fratello. Solo così le nostre preghiere saranno ispirate alla pace e Dio le gradirà. Il sacrificio più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la fraterna concordia, è il popolo radunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».

  All'alba del nuovo millennio, come non sollecitare dal Signore, con rinnovato slancio e più matura consapevolezza, la grazia di predisporci, tutti, a questo sacrificio dell'unità? (Ut unum sint 102)

  La preghiera di Cristo, nostro unico Signore, Redentore e Maestro, parla a tutti nello stesso modo, all'Oriente come all'Occidente. Essa diventa un imperativo che impone di abbandonare le divisioni per ricercare e ritrovare l'unità, sospinti anche dalle stesse amare esperienze della divisione. (Ut unum sint 65)

 

LA PREGHIERA DI GESU' (Gv 17:1-26)

 

  Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

  Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

  Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

  Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.

  Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

   E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.

  Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.

  Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

 

*********************************

 

Invio un saluto affettuoso a tutti i lettori de “L'Incontro”,

ai LAM, alla Congregazione dei Figli e delle Ancelle dell'Amore Misericordioso,

e a tutte le persone che hanno collaborato alla buona riuscita del nostro giornalino.

BUONA ESTATE!

L'impegno di ognuno sia la preghiera particolare per le vittime delle ingiustizie,

per gli innocenti che muoiono di fame e di malattia, per i caduti in guerra.

Il Signore benedica tutti.

Dada

 

********************************

 

Riflettiamo insieme: 

 

A volte é proprio quando ti viene a mancare qualcosa o qualcuno,

che ne apprezzi in pieno tutta l'importanza e l'insostituibilità!

Così quando manca un genitore, se ne sente l'incolmabile vuoto,

quando ti rompi un osso vedi quanto sia importante

anche il più piccolo elemento del tuo corpo,

quando tolgono l'acqua per la manutenzione degli impianti,

scopri come sia difficile farne senza,

quando ti allontani da Dio, senti la solitudine e l'abbandono,

quando ti toccano sul vivo, scopri come sei vulnerabile e debole...

Questo ci dovrebbe portare, al contrario, ad apprezzare e a considerare

tutto ciò che ci sta intorno, e non solo a mugugnare per quello che ci manca

che, il più delle volte, non ci é neppure tanto necessario.

Per questo il cristiano ogni giorno appena mette i piedi a terra,

anzi appena apre gli occhi,

fa sbocciare una lode al suo Creatore che provvede a lui,

alla sua vita, alla vita dei suoi cari, ad ogni necessità.

Per questo motivo la domenica, giorno del Signore, siamo invitati ad alzare gli occhi

e a contemplare tutte le meraviglie del creato che Dio ha posto a nostro servizio.

Ma senza far le cose troppo difficili, proviamo a guardare con occhio nuovo

chi ci sta accanto, la sua importanza,

come sarebbe la nostra vita se non ci fosse, quanti benefici ci arreca...

Ognuno di noi ha un compito ben preciso e tutti abbiamo la gioia di poter vedere,

negli occhi del nostro prossimo, la luce dell'Amore di Dio, sempre,

anche quando questo dovesse offenderci o denigrarci.

Tutto il Signore permette per il nostro bene.

Allora oggi cominciamo a guardare la nostra moglie, il nostro marito, i nostri figli,

i parenti, gli amici, i conoscenti, gli sconosciuti, i simpatici e gli antipatici

con uno sguardo nuovo: sono nostri fratelli in Cristo,

sono Figli dello stesso Dio, sono creati a immagine di Dio.

Tutto ci parla di Dio, e nei nostri fratelli vediamo riflessa

anche la sua immagine e il suo Amore.

 

 

 

 

 

 


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email: s.rifugio@tiscali.it
Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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