SOLITUDINE, PERICOLI E PAURE Maria Pia Lauri
Al momento della morte di mio marito avevo 39 anni, due figli:
una signorinetta e un piccolino di 4 anni, un'attività
da portare avanti: la tabaccheria, ero sola a Torpignattara di
40 anni fa, il quartiere più malfamato di Roma. Non tardarono
a verificarsi furti al negozio, aggressioni, scippi; quando tornavo
a casa con quel piccolo incasso non avevo nessuno vicino, i clienti,
quasi tutti maschi, mi insultavano con parole poco belle, la mia
educazione non era capita
.
Ai miei genitori dicevo che andava tutto bene: Nunzia, i corteggiatori,
Piero, la scuola
. Avevo affidato il bambino alle Suore di
V. Coronelli ma non potevo seguirlo. Così non si poteva
andare avanti.
Da un po' di tempo frequentava il negozio un signore molto più
grande di me; mi dava fiducia, mi raccontava i suoi guai: era
vedovo con un solo figlio sposato da poco, la nuora non lo voleva
in casa, aveva un buon lavoro: era installatore idraulico. Stavano
costruendo un palazzo davanti al negozio e lui distribuiva il
lavoro ai suoi operai e si tratteneva in tabaccheria.
Parlando con lui non mi dispiaceva l'idea di farmi aiutare a guidare
i miei figli.
Chiamai i miei genitori e i miei due fratelli e parlarono con
Lallo. Lo giudicarono una buona persona, ma quando proposi loro
di fargli frequentare la mia casa come compagno, mi fu negata
l'autorizzazione: "Che esempio di educazione sarebbe stata
per i miei figli? O marito o niente!"
Mi chiedo perché sto raccontando questa mia storia, questa
mia vita privata, non sono l'unica donna che perde il proprio
marito a soli 39 anni, con due ragazzi da crescere, ma soltanto
alla fine capirete che ognuno di noi ha un destino e il Signore
ha un disegno per ognuno di noi.
Quanto è stata dura trovarsi in una città che non
è la tua, con un negozio da gestire, come dipendente della
Finanza, in una Torpignattara anni 60! Quanti furti, scippi, aggressioni,
il doversi difendere dagli uomini, quante lacrime!!
Intanto passavano gli anni, i miei figli crescevano, Nunzia, mia
figlia, stava diventando una bella signorina, Piero era stato
iscritto all'Istituto Pio XII a tempo pieno, ma tutti e due avevano
bisogno di una mamma più presente, più vicina a
loro.
Questi i motivi che mi indussero ad accettare l'idea del secondo
matrimonio. Mi sposai 20 giorni prima del matrimonio di mia figlia.
Per un po' di tempo tirammo avanti: Nunzia felicemente sposata,
Piero studiava con profitto, Lallo mi faceva compagnia in tabaccheria
e tutto andava bene.
Un giorno si presenta una signora: cercava il signor Lallo; le
dissi che era mio marito; doveva notificargli un atto
non
sapevo cosa significasse. Cosa era successo?
Alcuni operai che lui non aveva messo in regola, gli avevano fatto
una vertenza sindacale. In sostanza si trattava di contributi
non pagati. Non mi persi di coraggio, feci i dovuti giri, la cifra
era grande, tutti mi dicevano di fare la separazione e dichiarare
che mio marito era andato via da casa e che io non sapevo dove
viveva, io mi sarei salvata. Ma la mia coscienza mi diceva di
non farlo, insieme, a rate, avremmo pagato
ma non era così,
cominciarono ad arrivare altri creditori
.
E iniziarono anche i pignoramenti: prima la casa, poi i mobili,
quindi il negozio
non sapevo dove girarmi.
Ancora una volta interviene mio padre, vendiamo la tabaccheria.
Io dovevo lavorare, ormai non avevo più la pensione di
Turi, avendo riconsegnato il libretto al momento del secondo matrimonio.
Lallo, essendo datore di lavoro, non si era mai versato i contributi,
non aveva pensione
Il resto lo lascio alla vostra immaginazione,
in attesa della prossima puntata.