Dai quaderni del ’43 di Maria Valtorta
Rubrica a cura di Marconi
11 novembre. Dice Gesù: «Spingiamo insieme lo sguardo nei tempi che, come placida alba successa a notte di bufera, precederanno il Giorno del Signore. Tu non vi sarai più. Ma dal luogo del tuo riposo ne gioirai, perché vedrai prossimo a finire il combattimento dell‘uomo e già il dolore affievolirsi per dare ai viventi tempo di ritemprarsi per l‘ultima breve convulsione della Terra, prima di udire il comando che la aduna in tutti i suoi viventi e in tutti i suoi avuti, dal tempo di Adamo in poi. Già te l‘ho detto (2 Nel dettato del 29 ottobre, pag. 342). La mia Chiesa avrà il suo giorno di osanna prima dell‘estrema passione. Poi verrà l‘eterno trionfo. I cattolici - e tutto l‘orbe conoscerà allora la Chiesa Romana, perché il Vangelo risuonerà dai poli all‘equatore e da un lato all‘altro del globo, come una fascia d‘amore, andrà la Parola - i cattolici, usciti da lotta ferocissima di cui questa è unicamente il preludio, sazi di uccidersi e di seguire brutali dominatori, dalla sete di uccidere insaziabile e dalla violenza insuperabile, si volgeranno verso la Croce trionfante, ritrovata dopo tanto loro accecamento. Sopra tanto fragore di stragi e tanto sangue udranno la Voce che ama e perdona e vedranno la Luce, candida più del giglio, che scende dai Cieli per istruirli ai Cieli. Come una marcia di milioni e milioni di tribù, gli uomini andranno col loro spirito verso Cristo e porranno la loro fiducia nell‘unico ente della Terra in cui non è sete di sopraffazioni e voglia di vendetta.
Sarà Roma che parlerà. Ma non la Roma più o meno grande e durevolmente grande che possono ottenere dei capi-popolo. Sarà la Roma di Cristo. Quella che ha vinto i Cesari, li ha vinti senza armi e senza lotte, con un‘unica forza: l‘amore; con un‘unica arma: la Croce; con un‘unica oratoria: la preghiera. Sarà la Roma dei grandi Pontefici che in un mondo, oscurato dalle invasioni barbariche e inebetito dalle distruzioni, ha saputo conservare la civiltà e spanderla fra gli incivili. Sarà la Roma che ha tenuto testa ai prepotenti e per bocca dei suoi santi Vegliardi ha saputo prendere la parte dei deboli e mettere l‘aculeo di una spirituale punizione anche in quelli che in apparenza erano refrattari a qualsiasi rimorso. Non potete fra voi, o popoli diversi, giungere a durevole accordo. Avete tutti le stesse aspirazioni e gli stessi bisogni, e come piatto di bilancia il peso della buona parte dell‘uno va a detrimento dell‘altro. Vivete per avere sempre la parte maggiore e vi uccidete per questo. È un‘alterna vicenda che si fa sempre più grave. Ascoltate la voce di chi non ha sete di dominio e vuole regnare, in nome del suo Re Santissimo, unicamente sugli spiriti. Verrà quel giorno in cui, disillusi degli uomini, vi volgerete a Colui che è già più spirito che uomo e dell‘umanità conserva quel tanto necessario a farvi persuasi della sua presenza. Verrà dalla sua bocca, che Io ispiro, la parola simile a quella che Io vi direi, Io, Principe della Pace. Vi insegnerà la perla preziosissima del perdono reciproco e vi persuaderà che non vi è più bell‘arma del vomere e della falce che ferisce le glebe per renderle opime e che taglia le erbe per farle più belle. Vi insegnerà che la fatica più santa è quella che si compie per procurare un pane, una veste, una casa ai fratelli, e che solo amandosi da fratelli non vi è più conoscenza di veleno d‘odio e di torture di guerre. Figli, iniziate la marcia verso la Luce del Signore. Non andate oltre brancolando fra le tenebre cieche. I miei prediletti alla testa, vincendo ogni umano timore poiché Io sono con voi, o più cari al mio Cuore, gli altri trascinati dall‘esempio dei miei santi, iniziate questo novello Esodo verso la nuova Terra che Io vi prometto e che sarà la vostra stessa Terra, ma mutata dall‘amore cristiano. Separatevi da coloro che sono degli idolatri di Satana, del mondo e della carne. Senza sprezzo separatevene. Lo sprezzo non giova. Rovina senza giovare. Ma separatevene per non essere contagiati da loro. Amateli di un amore di redentori, mettendo fra voi e loro la vostra fede nel Cristo come un baluardo. Non siete abbastanza forti da potere vivere in mezzo ad essi senza pericolo. Troppi secoli di decadimento spirituale sempre più forte vi hanno indeboliti. Imitate i primi cristiani. Sappiate vivere nel mondo ma isolati dal mondo in forza del vostro amore per Dio.
E non piegatevi mai a credere un superuomo il misero uomo che non differisce dai bruti perché come essi ha tutta la sua parte migliore nell‘istinto: unica cosa che non faccia di lui peggio di un bruto. Il Profeta dice: “Lasciate dunque l‘uomo che ha lo spirito nelle narici”. Voglio che interpretiate in questo senso la frase. L‘animale privo di respiro altro non è che spoglia immonda. L‘unica sua vita fuorché quella animale che dura per quanto dura in loro il respiro. Lo spirito è morto, lo spirito fatto per i Cieli. Giusto è dunque dire che vi sono uomini che hanno per spirito il respiro delle loro narici e dai quali è meglio stare spiritualmente lontani, perché l‘alito di Satana, e della bestialità che esce da loro, non intacchi la vostra umanità e la renda simile alla loro. Pregate per essi, o voi benedetti. Ciò è carità. E poi basta. Le parole non entrano nei chiusi alla Parola. E non lo crediate eccelso colui che fuma e soffia la sua prepotenza e la sua superbia dalle narici come belva furente. Eccelso è solo colui che ha vivo lo spirito ed è perciò figlio di Dio. Gli altri sono povere cose la cui elevazione fittizia è destinata a gran crollo e la cui memoria non sopravvive altro che come memoria di scandalo ed orrore.».