Dagli scritti di Maria Valtorta (Rubrica a cura di Guglielmo)
10 giugno 1943
Dice Gesù:
«Se la mia Carne è realmente cibo e il mio Sangue è realmente bevanda (come in Giovanni 6, 55), come mai le vostre anime muoiono di inedia? Come mai non crescete nella vita della grazia?
Vi sono molti per i quali è come se le mie chiese non avessero ciborio. Sono coloro che mi hanno rinnegato o dimenticato. Ma vi sono anche molti che si cibano di Me. Eppure non progrediscono. Mentre in altri, ad ogni unione con Me-Eucarestia, vi è un accrescimento di grazia. Ti spiegherò le cause di queste differenze.
Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere accolto nel cuore degli uomini e che non hanno gioia più grande di questa di divenire una sola cosa con Me. In questi l'incontro eucaristico diviene fusione, ed è tanto forte l'ardore che da Me emana e che da loro si sprigiona che, come due metalli in un crogiolo, noi si diventa una cosa sola. Naturalmente quanto più la fusione è perfetta tanto più la creatura prende l'impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze. Così sanno unirsi a Me quelli che voi chiamate poi "Santi", ossia i perfetti che hanno capito chi Io sono.
Ma in tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore Io porto grazie indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e, anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono sempre la vita eterna, perché chi sta in Me ha vita eterna.
Per tutte le anime che sanno venire a Me con l'ardore dei primi e con la fiducia dei secondi e che mi dànno tutto quanto è in loro potere di dare, ossia tutto l'amore di cui sono capaci, Io sono pronto a compiere prodigi di miracoli pur di unirmi a loro. Il cielo più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei angeli mi porterebbero alle anime affamate di Me, Pane vivo (Giovanni 6, 51) che dal Cielo discende.
Non è del resto cosa nuova. Quando la fede era ancora fiamma di amore vivo, Io ho saputo andare ad anime serafiche seppellite negli eremi o nelle celle murate. Non occorrono cattedrali a contenermi. Mi basta un cuore che l'amore consacri. Anche la più vasta e splendida cattedrale è sempre troppo angusta e povera per Me, Dio che empio di Me tutto quanto è. Opera umana è soggetta alle limitazioni dell'umano e Io sono infinito. Mentre non m'è angusto e povero il vostro cuore se la carità lo accende. E la più bella cattedrale è quella della vostra anima abitata da Dio.
Dio è in voi quando voi siete in grazia. Ed è del cuore vostro che Dio si vuole fare un altare. Nei primi tempi della mia Chiesa non vi erano le cattedrali, ma Io avevo un trono degno di Me in ogni cuore di cristiano.
Vi sono poi quelli che vengono a Me soltanto quando il bisogno li spinge o la paura li sprona. Allora vengono a bussare al Tabernacolo, che si apre concedendo sempre conforto; spesso, se è utile, la grazia richiesta. Ma vorrei però che l'uomo venisse a Me non soltanto per chiedere ma anche per dare.
Indi vengono quelli che si accostano alla Mensa, dove Io mi faccio cibo, per abitudine. In questi i frutti del Sacramento durano per quel poco di tempo che durano le Specie e poi dileguano. Non mettendo nessun palpito nel loro venire a Me, non progrediscono nella vita dello spirito che è essenzialmente vita di carità. Io sono Carità e porto carità, ma la mia carità viene a languire in queste anime tiepide che nulla riesce a scaldare di più.
Altra categoria, quella dei farisei. Vi sono anche ora; è una gramigna che non muore. Costoro fanno gli ardenti, ma sono più freddi della morte. Sempre uguali a quelli che mi misero a morte, vengono mettendosi bene in mostra, gonfi di superbia, saturi di falsità, sicuri di possedere la perfezione, senza misericordia fuor che per se stessi, convinti d'essere esempio al mondo. Invece sono quelli che scandalizzano i piccoli e li allontanano da Me perché la loro vita è una antitesi di quella che dovrebbe essere e la loro pietà è di forma ma non di sostanza, e si tramuta, non appena allontanati dall'altare, in durezza verso i fratelli. Questi mangiano la loro condanna (come in 1 Corinzi 11, 29) perché Io perdono molte cose, conoscendo la vostra debolezza, ma non perdono la mancanza di carità, l'ipocrisia, la superbia. Da questi cuori Io fuggo al più presto possibile.
Considerando queste categorie, è facile capire perché l'Eucarestia non ha ancora fatto del mondo un Cielo come avrebbe dovuto fare. Siete voi che ostacolate questo avvento d'amore che vi salverebbe come singoli e come società. Se realmente vi nutriste di Me col cuore, con l'anima, con la mente, con la volontà, con la forza, l'intelletto, con tutte insomma le potenze vostre, cadrebbero gli odi, e con gli odi le guerre, non vi sarebbero più le frodi, non le calunnie, non le passioni sregolate che creano gli adultèri e con questi gli omicidi, l'abbandono e la soppressione degli innocenti. Il perdono reciproco sarebbe non sulle labbra, ma nei cuori di tutti, e sareste perdonati dal Padre mio.
Vivreste da angeli passando le vostre giornate adorando Me in voi e invocando Me per la prossima venuta. La mia costante presenza nel vostro pensiero terrebbe voi lontani dal peccato, il quale sempre comincia da un lavorìo del pensiero che poi si traduce in atto. Ma dal cuore fatto ciborio non uscirebbero che pensieri soprannaturali e la Terra ne sarebbe santificata.
La Terra diverrebbe un altare, un enorme altare pronto ad accogliere la seconda venuta del Cristo, Redentore del mondo.»