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OTTOBRE 2014

     

Dal motorino alla sedia a rotelle  (Ricerca a cura di Iolanda Lo Monte)

Edwin Santa Cruz

 

Il giorno della festa del paese

 

SEDIA A ROTELLE            Sono originario di un paesino delle montagne peruviane, chiamato Langudén, nato in seno ad una famiglia numerosa: quattordici figli, due dei quali sono già in cielo.

            La scelta è sempre divina: è un'iniziativa di Cristo, una dichiarazione d'amore per tutta la vita, così come ha fatto con i suoi discepoli. D'al­tra parte, devo la mia vocazione in gran parte ai miei genitori, che sono sempre stati generosi, mi hanno trasmesso la vita e fin da piccolo mi hanno insegnato l'amor di Dio. Nonostante il grado di istruzione non fosse molto alto, la mia famiglia è sempre stata profondamente cattolica; questo fatto ha influito molto sulla mia decisione di essere sacerdote per servire Dio e la Chiesa di Cristo. Mi sembrava qualcosa di irraggiungibile e mi faceva persino paura, forse a causa della mia condizione sociale, perché non avevo mai avuto a che fare da vicino con un sacerdote. Nel mio villaggio, il sacerdote giunge solo una volta all'anno.

            Il mio desiderio cominciò a concretizzarsi quando avevo circa quindici anni. Dio si è fatto trovare sulla mia strada per mezzo di un sacer­dote che mio zio mi chiese di portare a celebrare la Santa Messa per la festa del paese. Mentre percorrevamo la lunga strada che conduceva a Langudén, dopo una conversazione di frasi brevi, monosillabiche, il sacerdote esaminò la mia vita e vide che ero pronto per ricevere la Prima Co­munione, cosa che avvenne quella sera stessa durante la celebrazione eucaristica. Fu quello il momento in cui è nato in me il desiderio entusiasta di diventare sacerdote. Il resto è opera di Dio, che nasconde le cose grandi ai sapienti e le rivela alla gente semplice.

 

La cosa più bella della mia vita

            Se dovessi enumerare le grandi benedizioni che ho ricevuto in questi anni, riempirei molte pagine. Il regalo più grande e la benedizione più grande è il dono dell'esistenza e insieme a questo il fatto che il Signore abbia pensato a me. Grazie a Dio, ho ricevuto una solida formazione sacerdotale in un ottimo seminario. Credo che sia fondamentale poter contare su questa preparazione in ciascuna delle dimensioni della nostra vita: quella umana, intellettuale, pastorale e spirituale.

            Poi, viene il dono del sacerdozio. È così grande il fatto che Dio mi abbia scelto! Il fatto che, nono­stante ci siano persone più capaci di me, Egli abbia riposto la sua attenzione su di me. Ogni volta che ci penso e mi contemplo come sacerdote, mi emo­ziono molto. È qualcosa di veramente grande.

            Un'altra delle grandi benedizioni che ho rice­vuto è quella di celebrare la Santa Messa tutti i giorni: è la cosa più bella che ho nella mia vita. Agire nella persona di Cristo Capo, prestarGli la mia voce, le mie mani, la mia intelligenza, la mia volontà, affinché gli uomini lo servano, è qualcosa di incredibile, eppure di reale. Fra tutte le cose che devo fare ogni giorno, quest'ora è quella che più attendo, e cerco di prepararmi offrendo tutti i miei dolori e facendo in modo che la mia giornata sia una Messa completa.

 

Il Signore voleva appoggiarsi a me

            Sono stato ordinato otto anni fa e, insieme a tutte queste benedizioni, ho sperimentato anche alcune difficoltà lungo il percorso, che abbiamo superato con l'aiuto del buon Dio. La prima è che, quando avevo circa undici anni, mio padre diventò com­pletamente cieco. Egli aveva allora quaranta anni. Io sono il maggiore dei miei fratelli, e ho dovuto aiutare mia madre, affrontando il peso della fami­glia. Abbiamo saputo accettare questa situazione, considerandola come venuta da Dio, sapendo che dovevamo compiere la sua volontà, e mio padre ha accettato la sua invalidità e ha continuato a vi­vere la sua vita. Un'altra prova è consistita nel fatto che Dio, chiamandomi al sacerdozio, mi ha chiesto di più, poiché ho dovuto lasciare i miei genitori ed i miei fratelli per poter rispondere alla vocazione ricevuta.

            Poco più di un anno dopo la mia ordinazione sacerdotale, il Signore mi voleva a Lui più vi­cino, voleva appoggiarsi a me. Il 30 giugno del 2003 ha cambiato completamente la mia vita. Ho provato in prima persona il fatto che le vie di Dio a volte diventano oscure. Ma un figlio di Dio deve essere disposto a permettere che Dio giochi con la sua vita. Quel giorno in me si compì un grande cambiamento: sono passato dallo stare seduto su di una moto, a ritrovarmi su di una sedia a rotelle. Mi hanno assalito per rubarmi la moto, e durante una sparatoria un proiettile ha distrutto sei centimetri di midollo spinale e tre vertebre risultarono assai danneggiate. Sono rimasto paraplegico con un livello molto grave di immobilità: più della metà del mio corpo, dal­l'altezza dello stomaco in giù, la vita e le gambe senza sensibilità.

            Sto per compiere ormai sette anni in questa situazione. Prendo su di me la mia croce ogni giorno, fino a quando il Signore lo vorrà. Io mi lascio solo portare da Lui, Egli guida la mia vita. Tutti questi avvenimenti hanno fatto crescere di più la mia fede, facendo sì che mi aggrappi ancor di più a Dio, che non mi abbandona. Le mie cure sono molto costose, ma la Provvidenza è sempre presente, appare in un modo o nell'altro, attra­verso molte persone.

 

Essere in sintonia con Dio

            Attualmente lavoro nella città di Chiclayo, perché devo vivere vicino ai medici. Nella diocesi sono l'unico sacerdote senza decreti, ma mi è bastato che il mio Vescovo mi dica cosa devo fare, ed io sono lì. Sono confessore nel nostro seminario, ce­lebro la Santa Messa tutti i giorni in cattedrale. Aiuto anche le suore Crociate di Santa Maria come cappellano dell'Istituto Rosa Maria Checa, oltre a seguire in direzione spirituale coloro che me lo chiedono.

            Ciò che continua a sostenere il mio sacerdozio è la vita spirituale, che cerco di rendere ogni giorno più intensa; cerco di essere sempre in sin­tonia con Dio per mezzo della preghiera e della ri­cezione dei sacramenti. Mi ha aiutato molto anche la devozione alla Madonna e ad alcuni santi, così come il fatto di appartenere alla società sacerdo­tale della Santa Croce che, con la sua attenzione sacerdotale e la formazione permanente, mi ha aiutato molto a capire che, come sacerdote, devo cercare sempre la santità.

            Io credo di essere nato per essere sacerdote, e se dovessi nascere una seconda volta, sceglierei ancora di essere sacerdote. Sono felice e mi sento felice. Se ne avessi l'opportunità, lo griderei ai quattro venti, perché essendo io nulla, Dio mi ha chiamato a seguire la sua voce in mezzo al mondo. Il sacerdozio è la cosa più bella che ho nella mia vita, qualcosa di meraviglioso ed incom­parabile. Agendo in qualità di Suo ministro, mi sento strumento vivo del Signore.

 

Un'avventura che vale la pena di essere vissuta

            Ai giovani che stanno prendendo in considerazione la possibilità della vocazione, direi che dobbiamo essere pronti a rispondere alla chia­mata di Dio. A volte vogliamo che ci sia manife­stato tutto in modo molto chiaro, oppure la cosa ci fa paura e ci prendono i dubbi, ma dobbiamo vincere tutte queste remore e dobbiamo seguirlo. Sappiamo già che la ricompensa è grande e, se uno sente la chiamata di Dio, credo che questa sia la cosa più bella che gli possa succedere. Per questo direi loro: osate, arrischiatevi a far parte di quei pochi che dicono di sì al Signore, può es­sere l'inizio di un'avventura che vale la pena di essere vissuta.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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