In diocesi: In migliaia per l'ultimo saluto a Chiara
Celebrati a Santa Francesca Romana sabato 16 giugno 2012i funerali della giovane mamma morta per salvare la vita del piccolo Francesco.
Presente «per affetto» il cardinale Vallini: «Raccogliamone l'eredità»
Di Mariaelena Finessi
Se n'è andata tra i canti del marito Enrico, che ha accompagnato il rito
funebre con la sua voce e la sua chitarra. Se ne è andata, Chiara. Di lei
lascia traccia in un bambino di un anno, Francesco.
«Non vi venga in mente di far venire i sensi di colpa a questo figlio dicendogli che la mamma è morta per lui». Padre Vito D’Amato, che di Chiara Corbella, 28 anni, è stato il confessore, si rivolge con queste parole alle migliaia di persone stipate il 16 giugno nella chiesa di Santa Francesca Romana all'Ardeatina per i funerali di questa ragazza stroncata dal cancro. «Chiara non è morta per Francesco. Chiara? insiste il frate - gli ha dato la vita». Non è un cavillo linguistico: questa “piccola donna” ha tanto desiderato il suo bambino che non ha voluto iniziare, proprio durante la gravidanza, la chemioterapia che “nelle speranze” avrebbe potuto aiutarla invece a sconfiggere la malattia. Ed è finita che è finita. Almeno qui, sulla terra. Perché Chiara, da cattolica, ne era convinta: la vita è altrove. Una storia, quella dei giovani sposi Corbella Petrillo in parte simile a quella di Gianna Beretta Molla, proclamata santa nel 2004 -, che scoprendo di essere affetta da un tumore sceglie di salvare la vita del bimbo che porta nel grembo a discapito della propria.
Alla santa di Magenta fa riferimento anche il cardinale vicario, Agostino Vallini, presente al rito funebre per ragioni d'affetto. Per il cardinale «quello di Chiara è un meraviglioso disegno divino che ci sfugge». «Io personalmente non so cosa Dio abbia preparato attraverso questa donna ma è sicuramente qualcosa che non possiamo perdere, perciò raccogliamone l'eredità ? è la preghiera del cardinale, prima di benedire la salma – che ci ricorda di dare il giusto valore all'amore e alla carità racchiusi in ogni piccolo, o grande, gesto quotidiano».
Ad accendere il dibattito sui maggiori social network è che Chiara ed Enrico di prove difficili ne hanno avuto però tante ma? sorretti da una incrollabile fede - non hanno mai avuto dubbi da che parte stare. Conosciutisi a Medjugorje, nel 2008 i due ragazzi si sposano. Lei rimane incinta. Alla piccola Maria, però, viene diagnosticata una malformazione grave per cui appare priva dell’encefalo. Chiara ed Enrico decidono di far nascere ugualmente la loro bambina, che però muore a 30 minuti dal parto.
Qualche mese dopo Chiara rimane ancora incinta di un maschietto, Davide, ma l’ecografia evidenzia delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori. I genitori non prendono in considerazione l'aborto, come invece viene loro suggerito, e il bimbo nasce ma muore poco dopo il parto. Due vicende che avrebbero gettato nello sconforto molte mamme e molti papà, se ne dice convinto anche padre Vito, che ha concelebrato il rito funebre insieme ad una trentina di altri sacerdoti. Chiara e Enrico tentano invece la terza gravidanza. Questa volta il bambino non ha problemi ma ad ammalarsi è la giovane mamma, alla quale viene diagnosticato un carcinoma alla lingua. Rimanda le cure a quando Francesco sarà nato. Chiara ha però ormai le metastasi ovunque e, dopo un anno difficile, muore.
«La morte di Chiara è stata il compimento di una preghiera», spiega fra' Vito. Da quando le viene confermato di essere una malata terminale, la ragazza smette di chiedere il miracolo per sé ma chiede a Dio la serenità di accettare quanto stava per compiersi. «E noi abbiamo visto morire una donna felice». A questa fede Chiara è arrivata però piano piano, precisa il frate. «Noi non possiamo trarre gioia da un lutto, così come non possiamo trasformare l'acqua in vino, ma possiamo iniziare a riempire le giare. Chiara credeva in questo, conclude padre Vito, e ciò l’ha aiutata a vivere una buona vita e quindi una buona morte, passo dopo passo». Enrico legge poi la lettera che Chiara ha scritto per il loro bambino, perché sappia cosa è stato volere lui, e i due fratellini prima: «Non eravate nostri, non eravate per noi perché è il possesso il contrario dell'amore (...). Qualunque cosa farai nella vita, non scoraggiarti figlio mio: se Dio toglie è per darti di più e tu sei speciale, hai una missione grande (…), fidati di Lui, ne vale la pena». A terra, accanto alla bara, migliaia di piantine che a conclusione del rito sono state offerte dalla famiglia a quanti hanno partecipato al funerale, a simboleggiare il dono della vita.
Chiara
Mi chiamo Chiara sono cresciuta in una famiglia cristiana che sin da bambina mi ha insegnato ad avvicinarmi alla fede.
Quando avevo 5 anni mia madre cominciò a frequentare una comunità del Rinnovamento dello Spirito e così anche io e mia sorella cominciammo questo percorso di fede che ci ha accompagnato nella crescita e mi ha insegnato a pregare e a rivolgermi in maniera semplice a Gesù come ad un amico a cui raccontare le mie difficoltà e i miei dubbi, ma soprattutto mi ha insegnato a condividere la fede con i fratelli che camminavano con me.
All’età di 18 anni in un pellegrinaggio incontrai Enrico e pochi mesi dopo ci fidanzammo.
Nel fidanzamento durato quasi 6 anni, il Signore ha messo a dura prova la mia fede e i valori in cui dicevo di credere.
Dopo 4 anni il nostro fidanzamento ha cominciato a barcollare fino a che non ci siamo lasciati. In quei momenti di sofferenza e di ribellione verso il Signore, perché ritenevo non ascoltasse le mie preghiere partecipai ad un Corso Vocazionale ad Assisi e lì ritrovai la forza di credere in Lui, provai di nuovo a frequentare Enrico e cominciammo a farci seguire da un Padre Spirituale, ma il fidanzamento non ha funzionato fin tanto che non ho capito che il Signore non mi stava togliendo niente ma mi stava donando tutto e che solo Lui sapeva con chi io dovevo condividere la mia vita e che forse io ancora non ci avevo capito niente!
Finalmente libera dalle aspettative che mi ero creata ho potuto vedere con occhi nuovi quello che Dio voleva per me.
Poco dopo contro ogni nostra aspettativa superate le nostre paure abbiamo deciso di sposarci. Nel matrimonio il Signore ha voluto donarci dei figli speciali: Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e una gioia sconvolgente.
Ora ci ha affidato questo terzo figlio, Francesco che sta bene e nascerà tra poco, ma ci ha chiesto anche di continuare a fidarci di Lui nonostante un tumore che ho scoperto poche settimane fa e che cerca di metterci paura del futuro, ma noi continuiamo a credere che Dio farà anche questa volta cose grandi.
Chiara Corbella, la bellezza della fede che dà la vita
di: Jenny Campagnolo
Chiara Corbella il 30 maggio di anno fa, all’età di 27 anni, dà alla luce il suo terzo figlio, Francesco, un bambino forte e sano. Suo marito, Enrico Petrillo, scatta una foto dei primi momenti di vita di Francesco (la mamma con la testa reclinata sul piccolo, addormentato). È la gigantografia che il 16 giugno 2012 starà sotto l’altare del funerale di Chiara.
Si erano sposati nel 2008 ad Assisi Chiara ed Enrico, entrambi di Roma, spinti da una forte fede e legati alla spiritualità francescana che, insieme, li aveva aiutati a crescere e maturare nell’amore. Era stata una celebrazione nuziale vissuta nella piena letizia, animata da canti liturgici scritti da Enrico per Chiara.
Due giovani belli, felici, che tutti invidiavano e di cui nessuno avrebbe immaginato il destino.
Subito dopo il matrimonio, Chiara rimane incinta di una bimba, Maria Grazia Letizia. La piccola cresce nel suo grembo, il corpo si sviluppa, ma il cervello no. La sua malformazione rende Maria “incompatibile con la vita”.
In una bellissima testimonianza del 2009 rintracciabile su Youtube, Chiara racconta della gravidanza di Maria, della scelta di metterla al mondo, abbracciarla, battezzarla e accompagnarla alla morte: «Siccome eravamo giovani, non avevamo problemi di nessun tipo e, soprattutto per i credenti, per il fatto che credevamo nel Signore, quasi per tutti era scontato che con noi il Signore sarebbe dovuto essere più che generoso, era proprio un discorso lineare. Questa cosa io ed Enrico non l’abbiamo mai accolta veramente così, ma abbiamo accolto comunque la gioia delle persone».
Nella testimonianza Chiara parla umanamente dei suoi sentimenti materni per Maria: «Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei - dice - mi sentivo di sostenerla come potevo e non di sostituirmi alla sua vita… Quello che voglio dirvi è che c'è tanta confusione in questo, il Signore la mette la verità dentro ognuno di noi, non c’è possibilità di fraintenderla».
E ancora racconta il ricordo del giorno della nascita di Maria: «Nel momento in cui l’ho vista, ho capito che eravamo legate per la vita… Ho visto Enrico con Maria in braccio, la guardava in maniera così fiera, era così contento di lei. Ero sicura che non avrebbe potuto avere un padre migliore… Poi l’abbiamo tenuta una mezz’oretta, l’hanno potuta conoscere i nonni e alcuni amici, l’abbiamo preparata e Enrico l’ha accompagnata. Quella mezz’ora non è sembrata affatto poca, è stata una mezz’ora indimenticabile. Se io avessi abortito penso che il momento dell’aborto sarebbe un momento da dimenticare, il giorno della nascita di Maria invece potrò ricordarlo sempre come uno dei momenti più belli della mia vita e potrò raccontare ai figli che il Signore vorrà donarci che hanno veramente una sorella speciale, che prega per loro in cielo».
Subito dopo la nascita di Maria, attraversando i consigli delle persone che dicevano di aspettare, di non avere fretta, Chiara ed Enrico concepiscono un altro bambino, Davide Giovanni. Anche lui non sta bene a causa di malformazioni viscerali che lo rendono incompatibile con la vita. Chiara ed Enrico saranno genitori anche per lui, per 9 mesi di gestazione e mezz’ora di vita. Lo renderanno al Signore, nella sofferenza, ma accettando la volontà del Padre.
Maria e Davide: due figli in cielo.
Confidando nella Vita, Chiara ed Enrico concepiscono nel 2010 il piccolo Francesco. Questa volta il bambino sta bene, cresce forte nel grembo accogliente di Chiara. La famiglia gioisce per questa nuova vita, per questo terzo figlio che nascerà sano. Al quinto mese di gravidanza, però, Chiara si accorge di una lesione alla lingua: gli accertamenti danno un responso insperato. Chiara ha un carcinoma aggressivo. I medici mettono la ragazza davanti ad una scelta: iniziare subito le cure oppure aspettare la nascita del bambino. Le conseguenze sono facilmente intuibili.
Chiara non ha dubbi e dà alla luce il suo Francesco il 30 maggio di un anno fa. Con Enrico sempre al suo fianco, inizia le terapie contro il cancro. Ma non c’è cura possibile.
Il padre spirituale di Chiara, padre Vito D’Amato, frate minore di Assisi, durante l’omelia del funerale precisa «Sappiate che Chiara ed Enrico a queste cose ci sono arrivati gradualmente. Il Signore ce li ha portati passo dopo passo. Passo dopo passo… Questa è una chicca di Chiara. Aveva preso ad Assisi questa regola: la regola delle tre P. “Piccoli Passi Possibili… Chiara aveva questa tecnica. Di fare quella cosa che gli era possibile in quel momento».
In un’intervista a Radio Vaticana, il marito di Chiara, tra le altre cose dice: «Il Signore, con questa nostra storia che si è scritta da sola - noi siamo stati un po’ spettatori di noi stessi, in questi anni - risponde a tante domande che sono di una profondità incredibile. Il Signore, però, risponde sempre molto chiaramente: siamo noi che amiamo filosofeggiare sulla vita cercando di sfuggire dalla Croce che il Signore ci dona. In realtà, questa Croce – se la vivi con Cristo – non è brutta come sembra. Se ti fidi di lui, scopri che in questo fuoco, in questa Croce non bruci e che nel dolore c’è la pace e nella morte c’è la gioia. Quando vedevo Chiara che stava per morire ero ovviamente molto scosso. Quindi, ho preso coraggio e poche ore prima – era verso le otto del mattino, Chiara è morta a mezzogiorno – gliel’ho chiesto. Le ho detto: “Chiara, amore mio, ma questa Croce è veramente dolce, come dice il Signore?”. Lei mi ha guardato, mi ha sorriso e con un filo di voce mi ha detto: «Sì, Enri’, è molto dolce”. Così, tutta la famiglia, noi, non abbiamo visto morire Chiara serena: l’abbiamo vista morire felice, che è tutta un’altra cosa».
E alla domanda “Infastidito dal “profumo di santità” intorno a Chiara?” Enrico risponde: «Sinceramente mi lascia abbastanza indifferente. Nel senso che Chiara e io avevamo fatto altre scelte, per la vita: avremmo desiderato tanto invecchiare insieme. Però, anche in questo momento della nostra storia vedo come Dio ogni giorno mi meraviglia... Io sapevo che mia moglie era speciale: credo nella beatitudine, che una persona venga proclamata beata perché beato significa essere felici. Chiara e in parte anch’io abbiamo vissuto tutta questa storia con una grande gioia nel cuore, e questo mi faceva intuire delle cose grandi. Però, oggi sono meravigliato, perché mi sembrano molto più grandi di quello che io potessi pensare».
Una meraviglia che farà il giro del mondo.