“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?” (Gv 11,25-26 .)
Oggi è il 17 Ottobre 2013. Domani giorno 18 sarà il giorno del mio 72.mo compleanno e con la mente vado al 18-10-2011, mio settantesimo compleanno, festeggiato nel locale “ Quattro Venti” di Catania con una bellissima cornice di amici e parenti fra i quali i miei nipoti Aurelio, Renato e Gianfranco figli di mia sorella Dina. Poi ricordo l’18-10-2012, settantunesimo compleanno, festeggiato in modo imprevisto in Terra Santa di giorno sul Monte delle Beatitudini e la sera a Nazareth con torta e brindisi con tutti i partecipanti al viaggio organizzato dai Francescani. In data 05-05-2012 era morto mio nipote Renato, a 55 anni, per un tumore alla prostata non efficacemente contrastato per carenza di prevenzione. Come se questo non bastasse, giorno 8 Ottobre 2013, dopo 10 mesi di lotta forte, generosa, dignitosa e paziente cessava di vivere mio nipote Aurelio che, senza voler fare torto alcuno, per me era il figlio che non avevo avuto. Inutile dire con quanto dolore noi tutti abbiamo vissuto i giorni della sua malattia. Io ero di fatto crollato sul piano nervoso e spirituale al punto da non sentire alcuna necessità di confessarmi in quanto mi ero lentamente ma inesorabilmente allontanato dal Signore il cui nome avrei scritto con la s minuscola. Sollecitato più volte da Palma (mia moglie) ad accostarmi alla confessione, dopo una fase in cui reagivo con irritazione alle sollecitazioni, finalmente ai primi di Ottobre decido di andare a confessarmi con Padre Jacques Marie Nzir parroco provvisorio da 5 mesi della parrocchia di Letojanni (ME), il quale giorno 4 Ottobre, festività di San Francesco di Assisi, avrebbe lasciato l’incarico per tornare nel Congo, tra la sua gente, per assumere nuove ed importanti responsabilità. Alla fine della confessione, al momento dell’assegnazione della penitenza, Padre Jacques mi chiese quale passo biblico avesse per me particolare significato e quando gli dissi che si trattava del Salmo 22 (il Signore è il mio pastore) mi disse che come penitenza avrei dovuto ripetere quel Salmo 10 volte, cosa che feci subito in chiesa e che poi continuai a ripetere più volte nel corso dei successivi giorni. Sono sicuro, oggi, nell’affermare che da quel momento cominciò la mia lenta ma progressiva risalita, sul piano fisico e spirituale, anche se allora non ne ero cosciente. Successivamente mi sono ricordato di precedenti episodi analoghi caratterizzati da una grande risposta spirituale derivante dalla insistente e ripetuta lettura o preghiera come narrato anche nel libro “dalla prigione alla lode”.
Tornando un po’ indietro ricordo che il giorno 8 Ottobre Palma, anche lei fortemente provata ma molto preoccupata per il mio stato di salute e per la mia ridotta capacità di poter far fronte all’incombente evento della morte di Aurelio, mi chiedeva insistentemente di uscire da quella camera da letto dove Aurelio ansimava e dove da lì a poco avrebbe dato l’addio alla vita circondato dall’amore immenso dei suoi cari. Ma io non uscivo e stranamente nonostante tutto mi sentivo un po’ più forte e un po’ più sereno. Giorno 12 Ottobre 2013 mi sono recato all’incontro con suor Rifugio della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso che si teneva presso l’Istituto San Paolo di via S.Nullo (CT). Durante l’incontro ho risentito alcuni episodi riguardanti Madre Speranza, fondatrice della Congregazione, di molti dei quali proprio suor Rifugio, per dono di Dio, è stata preziosa testimone e che molti di noi, per grazia di Dio, possono ascoltare in occasione degli incontri che suor Rifugio tiene in giro per l’Italia intera. In ogni incontro c’è sempre qualche nuova presenza per cui suor Rifugio è quasi costretta a ripetere cose precedentemente dette. Ho risentito pertanto l’avvenimento della trasformazione dell’acqua in vino verificatosi nella mensa della Comunità a Roma, nell’anno 1950, in occasione dell’arrivo di 250 pellegrini tedeschi ai quali non si sarebbe potuto servire vino per mancanza di soldi e un altro grande avvenimento che si verificò ancora a Roma in occasione della richiesta della prescritta autorizzazione vaticana a fondare la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, amore tanto osteggiato all’epoca dalla nostra “amata chiesa”. Durante l’audizione di Madre Speranza da parte degli alti prelati vaticani, tra cui il cardinale Ottaviani, accadde che madre Speranza ebbe a distrarsi (così ella soleva dire quando andava in estasi) per ben 2 ore e mezza dialogando con il Signore. Quando parlava madre Speranza la sua voce era chiaramente udita dai presenti, mentre non era percepibile la risposta del Signore. Questo dialogo, benché dimezzato, consentì alle autorità vaticane di prendere coscienza della straordinaria portata dell’evento a cui avevano assistito e quando ebbe termine l’estasi l’autorizzazione alla fondazione della Congregazione divenne fatto compiuto. Questi avvenimenti, come detto già ascoltati varie volte nei precedenti incontri, trovarono il mio cuore e la mia mente, per grazia del Signore, ricettivi, avvertendo interiormente la testimonianza viva della vita eterna. Tornando a casa ripensavo a quanto accaduto e quando tornai a vedere giorno 18 mattina sul mio telefonino la foto di Aurelio, sorridente, inviatami qualche giorno prima da suo figlio Dario, ho colto con immensa gioia quello che quella foto mi comunicava: “Zio Franco, vedi come sto bene? Non stare triste per causa mia e goditi il compleanno nel nome del Signore”.
Non so descrivere quello che provavo dentro di me, ricordavo soltanto che quella pace e quella gioia io l’avevo sperimentate molti anni prima, nel Natale del 1986 a Medugorje, giorno della mia conversione. Alle 18 e 30 mi sono recato a messa nella chiesa della mia parrocchia, che non a caso si chiama “ Santa Maria della Consolazione”, per ringraziare il Signore di tutti i benefici ricevuti in quello strano giorno del mio compleanno. A completamento, durante la santa messa, da parte di un’anziana signora del gruppo viene intonato il canto “ E’ verso di TE che guardo” a me particolarmente caro anche perché “ascoltato” alla mia prima partecipazione alla Convocazione Nazionale di Rimini del Rinnovamento nello Spirito nell’anno 1989. Ma la straordinaria giornata non era ancora conclusa. Ricevo in serata da Alberto, mio carissimo amico di Messina, un sms il cui contenuto di seguito trascrivo: “Caro Franco, nulla ci separerà dall’Amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore. Oggi è il tuo compleanno: giorno di lode a Dio e di onore per i genitori che ci hanno generato nell’amore. Tutto è dono di Dio: la vita, la sofferenza, la gioia, la morte. Proprio attraverso quest’ultima Dio ci apre alla vita eterna per godere di Lui e di tutti i beni che ci ha riservato e che sono nascosti e al momento imperscrutabili, in Cristo Gesù. Perciò Franco, fratello mio e padre mio che mi hai generato alla fede, gradisci i miei amorevoli Auguri. Dio ti benedica insieme a Palma. Tuo fratello Alberto in Gesù e Maria, la nostra dolcissima Mamma”. Cosa dire? Più tardi ho chiamato Alberto per ringraziarlo e condividere con lui la gioia del mio strano ed irripetibile compleanno ed insieme, come tante volte accaduto in passato, abbiamo ringraziato e lodato Dio, inizio e fine di ogni cosa.
Franco Lionti
Aurelio