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MAGGIO 2014

     

 

 

MARTIRIL'AMORE VINCE L'ODIO
LA VICENDA DEI MARTIRI DI TIBHIRINE
Testamento spirituale  di padre Christian de Chergé

            Se un giorno mi capitasse- e potrebbe essere oggi- di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere attualmente tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era stata Donata a Dio e a questo paese.

            Che essi accettassero che l'Unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale.

            Che essi pregassero per me: come essere degno di una tale offerta?

            Che essi sapessero associare questa morte a tante altre, ugualmente violente, lasciate nell'indifferenza e nell'anonimato.

            La mia vita non ha più valore di un'altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha l'innocenza dell'infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche quello che potrebbe colpirmi alla cieca.

            Venuto il momento, vorrei poter avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse di chiedere il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, perdonando con tutto il cuore, nello stesso momento, a chi mi avesse colpito.

            Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo.

            Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio. Quella che verrebbe chiamata, forse, la "grazia del martirio" sarebbe pagata a un prezzo troppo alto se fosse dovuta a un algerino, chiunque sia, sopratutto se questi dichiarasse di agire secondo ciò che crede essere l'Islam.

            So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell'Islam incoraggia un certo islamismo. E' troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti.

            L'Algeria e l'Islam, per me, sono un'altra cosa, sono un corpo e un'anima. L'ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto visto e appreso per esperienza. ritrovandovi così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria, e già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.

            La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno affrettatamente trattato da ingenuo, o da idealista: «Dica adesso, quello che ne pensa!». Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante. Ecco potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre per contemplare con lui i Suoi figli dell'Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutti della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione e di ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.

            Per questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta interamente per questa GIOIA, nonostante tutto.

            In questo GRAZIE in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo anche voi, certo, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli e a loro, sia accordato il centuplo come era stato promesso!

            E anche tu, amico dell'ultimo istante, che non saprai quello che starai facendo, sì, anche per te voglio dire questo GRAZIE e questo ad-DIO che porta il tuo volto.

            E che ci sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di gioia, se piace a Dio Padre, Padre nostro, Padre di tutti e due. AMEN! Inshallah!

Algeri, 1° dicembre 1993                                                                             Tibhrine, 1° gennaio 1994

 

Il martirio 

            La Chiesa d'oggi è nuovamente la Chiesa dei martiri, come ci ricorda la vicenda dei "Martiri di Tibhirine", i sette monaci trappisti rapiti in Algeria da un gruppo di terroristi armati il 27 marzo e ritrovati morti il 21 maggio 1996. Il martirio non lo hanno cercato, ma è stato accettato come il naturale evolversi di una vita donata a Dio e al prossimo.

            Ricordiamo i loro nomi: Christian, Luc, Christophe, Michel, Bruno, Celestin e Paul.

Monaci trappisti  Sono monaci della tradizione benedettino-cistercense; fanno voto di "stabilità" che li vincola fino alla morte alla comunità e al luogo in cui essa vive. I sette fratelli di Tibhirine erano persone diverse per età, carattere, provenienza, vicende personali, ma vivevano uniti nella ricerca di Dio in comunità e nell'amore per il popolo algerino.

 

Un po’ di storia dell'Algeria Nel 1830 la flotta francese sbarca in Algeria e la conquista con le armi. Coloni francesi emigrano in Algeria; nel 1934 i monaci si stabiliscono a Tibhirine. Nel 1938 viene fondata l'Unione Popolare d'Algeria che chiede l'indipendenza. La risposta negativa della Francia dà il via a anni di lotta e di violenze. Nel 1962 l'Algeria raggiunge la propria indipendenza.
Nel 1976 è proclamata la Carta Nazionale: l'Algeria è un paese socialista, di religione islamica e di lingua araba. Nel frattempo si moltiplicano i gruppi fondamentalisti, tra cui il Fronte Islamico di Salvezza (FIS). Nelle elezioni del 1991 ottiene al primo scrutinio il 24% dei suffragi, L'esercito interviene, sospende il secondo scrutinio; prende il potere l'Alta Commissione dello Stato che dichiara illegittimo il FIS. La parte più radicale del FIS, il Gruppo Islamico Armato (GIA), da inizio a una serie di attentati terroristici... e il contesto storico del Testamento di Christian

La violenza insanguina l'Algeria.

Ottobre 1993.  Gli stranieri hanno un mese di tempo per lasciare l'Algeria.

Novembre 1993. Christian è convocato in prefettura. Rifiuta l'assistenza armata e accetta di non                              aprire la porta del monastero durante la notte.

1°Dicembre 1993. Scade il termine concesso dal GIA. Quattro stranieri vengono uccisi.
Lo stesso giorno Christian è ad Algeri, a trovare padre Amédeé che ritorna da un viaggio in Francia. Nella sua stanza alla Casa di S. Agostino, prevedendo un addio definitivo e intravedendo la venuta di Dio - «quando si profila un ad-DIO» -, Christian scrive.

 

Testamento spirituale  di padre Christian de Chergé
Quando si profila un ad-DIO

            Christian scrive il suo Testamento nel periodo compreso tra l'1 dicembre 1993 e l'1 gennaio 1994. Questo periodo contiene la notte tra il 24 e il 25 dicembre 1993, quando alcuni membri del GIA fecero la loro prima «visita» al monastero. Quella notte segna un «prima» e un «dopo» nel monastero di Tibhirine.

 

Un prima

            Nel dicembre del 1993 Christian aveva già preso in considerazione l'eventualità di una sua morte violenta. Nella sua testimonianza c'è  una richiesta, una riflessione e un desiderio. Inizia col rivolgersi  alla comunità, alla Chiesa e alla sua famiglia perché siano capaci di ricordare, accettare, pregare e associare:

 

Un dopo

            Christian, se da una parte si sente spinto dal perdono, che, contemporaneamente è sia da domandare sia da offrire, dall'altra parte non può accettare che la sua eventuale morte violenta venga imputata al popolo musulmano, l'amico per il quale ha scelto di donare la vita:

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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