TSTIMONIANZA DI GUGLIELMO MARCONI
Sono nato il 17 settembre 1938, da una famiglia contadina; mio padre si chiamava Magno, mia madre Elena, Vivevamo insieme ai nonni paterni: mia nonna Anna mi ha fatto da madre nei miei primi anni, perché mia madre doveva lavorare nella vigna di mio nonno e andava via all’alba e tornava a casa al tramonto, mio padre, durante il periodo di guerra 1940 – 45, era stato richiamato al servizio militare, per cui io ero affidato alle cure di mia nonna Anna, la quale era una donna molto pia e mi ha insegnato ben presto a dire le preghiere della mattina e della sera. Ricordo che fin dalla tenera età mi portava tutte le sere in una chiesetta vicino casa, dove si diceva il Rosario e si faceva l’esposizione di Gesù eucaristico con la benedizione finale. Io non capivo molto di quelle cerimonie ma frequentavo volentieri senza ribellarmi.
All’età di 7 – 8 anni ho fatto il chierichetto e la domenica servivo la Messa; ho imparato la dottrina e all’età di 9 anni ho fatto la “Prima Comunione” e lo stesso giorno la Cresima.
All’età di 11 anni ho frequentato la prima media nel collegio del frati Trinitari a Palestrina, ma alla fine dell’anno scolastico, per un assurdo puntiglio, non mi hanno più ripreso in quel collegio. Ritornato alla vita normale, sono stato sempre vicino alla,Chiesa e ai sacerdoti, anche se, trascinato da compagni maliziosi e non di chiesa, ho cominciato a deviare e ad essere meno fervoroso.
All’età di 15 anni la mia famiglia: papà, mamma, un fratello e una sorella più piccoli, ci siamo trasferiti dal paese e siamo venuti a Roma, dove papà è stato assunto come custode di uno stabile.
Io, anche nella città di Roma mi sono inserito nella parrocchia, nell’oratorio, dove i miei genitori frequentavano assiduamente la chiesa.
Ho frequentato il quarto ginnasio come privatista nell’Istituto parrocchiale del “Padri Maristi”. Ero considerato un bravo ragazzo e ho frequentato nella parrocchia un corso per catechisti.
All’età di 21 anni ho fatto il servizio militare. La domenica e le feste frequentavo la Messa che si celebrava nella cappella della caserma.
Tornato alla vita civile, ho sempre frequentato la Messa domenicale con la famiglia, ma già cominciavo a deviare, perché non avevo più il fervore di una volta, ero a rimorchio di mamma e papà, che volevano che partecipassi alla Messa, ma il più delle volte ci stavo con il corpo ma la mente era altrove.
All’età di 26 anni ho conosciuto la ragazza che poi è diventata mia moglie: Anna Maria. Dopo soli 8 mesi di fidanzamento abbiamo deciso di sposarci, perché tutti e due volevamo lasciare le rispettive famiglie per vari problemi. Ci siamo sposati in chiesa nella mia parrocchia.
Siamo venuti ad abitare nella zona di Torpignattara, nella parrocchia di San Barnaba.
Il parroco della mia precedente parrocchia, Santa Francesca Cabrini, mi fece una lettera per il parroco dove avrei fissato la nuova dimora.
Infatti consegnai la lettera al parroco di San Barnaba, il quale dopo averla letta mi disse: “Sono contento di avere un nuovo parrocchiano catechista, ma qui non ne abbiamo bisogno”
Forse era la risposta che aspettavo dentro di me e, dato che mia moglie non era di chiesa perché i suoi familiari non andavano quasi mai a Messa: era battezzata e cresimata ma era cristiana per modo di dire, abbiamo cominciato ad allontanarci dalla Messa domenicale e dai sacramenti.
Non sto a dire tutto ciò che ho combinato, ma ero ormai fuori strada. Per dirla come il poeta Dante Alighieri: “La dritta strada era smarrita”. Ho sempre continuato a credere in Dio ma lo sentivo lontano e mi dicevo: “Un Dio così grande, così immenso, così onnipotente non può occuparsi di un omuncolo così insignificante come me”.
Gesù lo conoscevo molto poco, anche se mi avevano dato la patente di catechista, il vangelo non era il mio forte: erano entrati in me molti dubbi anche alla luce della propaganda comunista e di altri partiti, infatti io avevo amici e conoscenti di varie estrazioni: democratici cristiani, comunisti, fascisti, repubblicani, liberali ecc, e quasi tutti mi dicevano: “Ancora credi alle panzane che dicono i preti?”. Però devo dire, a mia difesa, con gli amici abbiamo sempre avito discussioni accese sulla religione, ma io ho sempre sostenuto l’esistenza di Dio Creatore e dicevo: “Ma non vedete le meraviglie del creato, della natura, i fiori, le piante, i frutti, i fiumi, il mare, il cielo, le stelle ecc, ecc? Tutto ciò, dicevo, non può essere venuto per caso, secondo me ci deve essere un Ente superiore che ha immaginato e ha creato tutto ciò che noi contempliamo. Per me Dio esiste!”.
All’età di 36 anni ho avuto una crisi molto profonda, preparata da una serie di eventi: la morte di mio cugino di incidente stradale, la morte di mia nonna Anna, a cui volevo bene, il cambiamento di lavoro, la malattia, ma soprattutto non accettavo la morte.
Ho avuto un esaurimento nervoso che mi dava incubi terribili e spaventosi, tanto è vero che ho pensato seriamente di suicidarmi e se fossi stato coraggioso forse lo avrei messo in atto.
Dopo quattro anni di lotta con questo male, ecco la luce:
Mi sono riaccostato alla Chiesa e la prima cosa che ho fatto è stata una bella confessione di tutte le malefatte, ma il sacerdote non mi diede l’assoluzione.
Rimasi interdetto ma mi levò dall’imbarazzo lo stesso sacerdote che mi indirizzò da un signore che faceva parte dell’associazione dei carismatici. Questi mi portò con lui alle riunioni dove si pregava e si leggeva il Vangelo. Avevo la sensazione che quello che sentivo fosse rivolto a me. Poi le catechesi che ci facevano per prepararci alla Pentecoste mi fecero molto bene.
Furono mesi bellissimi. Lì ho cominciato a capire il mistero di Gesù e il suo Vangelo, poi, quando ho avuto l’effusione dello Spirito Santo, mi sono sentito perdonato da tutti i miei peccati, mi sentivo così leggero come se potessi volare: una sensazione di gioia, come la liberazione di uno che era stato ingabbiato per molto tempo, era una gioia di paradiso!
Ma dopo il Tabor si ritorna nel tran tran: la famiglia che ti contesta, i colleghi di lavoro che ti prendono in giro, gli amici che ti schivano, un fratello che, con brutto muso ti dice: “Ritorna in te, tu hai una famiglia da mantenere, sei diventato matto, ecc. ecc”
Del disagio e attrito con mia moglie e le mie figlie ne parlai al nostro direttore spirituale che mi disse: “Tu sei sposato con figli, è importante che salvi il matrimonio, io ti consiglio di non venire più alle nostre riunioni, puoi pregare anche a casa”
Ma anche se smisi di frequentare il gruppo di preghiera le cose con mia moglie e le mie figlie non miglioravano, perché io insistevo a parlare di Gesù e del Vangelo e loro lo rifiutavano e dicevano che ero invasato.
Dopo 5 anni di questa situazione ci venne proposto da un amico di fare, insieme a mia moglie, un’esperienza che lui aveva già fatto con sua moglie ed erano ritornati in armonia.
Facemmo la magnifica esperienza dell’”Incontro Coniugale” tenutosi nel gennaio 1984 presso le ancelle dell’Amore Misericordioso. L’equipe era formata da Suor Rifugio, Padre Adriano e 4 coppie che, a turno, ci parlavano delle loro esperienze. Per noi fu un’esperienza magnifica: ci riconciliammo io e mia moglie a anche con le nostre figlie.
Siamo rimasti sempre nell’associazione e abbiamo dato a nostra volta testimonianza come equipe.
Ora facciamo parte del Gruppo “Laici dell’Amore Misericordioso” Casilino.
Io sono impegnato anche nella mia parrocchia di Santa Giulia.
Faccio parte anche della “Leggio Maria” e approfondisco o cerco di approfondire la conoscenza del “Grande mistero di nostro Signore Gesù Cristo, nostro Redentore e Salvatore”, con la preghiera, la meditazione del Vangelo e delle varie scritture.
Cerco anche, indegnamente, di dare testimonianza della mia fede nei vari luoghi dove vivo, sempre nel rispetto delle idee altrui, senza sopraffare l’interlocutore, come il mio cuore mi detta e rimettendomi sempre alla volontà del Signore. E’ Lui che converte e salva, io, dopo aver fatto la mia parte, ricordo sempre di essere un “servo inutile” Gloria e lode a Dio