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GENNAIO 2018

     

 

Marcello Sapienza

Risultati immagini per Marcello Sapienza Dal suicidio alla vita nuovaDal suicidio alla vita nuova.

Solo all'età di 17 anni ho iniziato a conoscere Gesù vivente nella mia vita. Sono nato in una famiglia cattolica con tanti insegnamenti buoni, religiosi e morali. All'apparenza ero un bravo ragazzo da imitare, silenzioso, rispettoso, educato, non litigioso e con tanta voglia di fare cose buone nella società; ero uno di quei ragazzi che non penseresti mai che potrebbe fare qualche pazzia, come si sente molte volte dai notiziari: omicidi, suicidi, etc..  Purtroppo, come spesso accade (e lo ha detto anche Gesù), giudichiamo secondo l'apparenza.

La mia era una doppia vita, perché nel mio cuore, nei miei pensieri c'era molta sofferenza, che facilmente riuscivo a camuffare; quando invece ero solo, nel mio letto, mi veniva da piangere e mi domandavo perché stavo vivendo. In casa mia assistevo a litigi continui tra i miei genitori e i miei fratelli più grandi, ed essendo l'ultimo nato, ero la vittima che doveva assorbire tutte le cose negative degli altri, senza capirne neanche il perché. Non ricevevo affetto, ne attenzione particolare quando ne avevo bisogno, ma ricevevo soltanto rimproveri, che mi facevano sentire un estraneo in famiglia. Così il mio carattere, che man mano si formava, era timido e pauroso; avevo il complesso d'inferiorità e crisi d'identità. Da bambino non ho conosciuto il significato della parola gioire, anche se ridevo spesso per non piangere e darmi forza.

La mancanza di attenzione mi portava ad essere negligente nello studio; non avevo stimoli neanche per comprendere e conoscere meglio le difficoltà della vita che affrontavo, infatti ho passato la scuola dell'obbligo con la sufficienza, ed in più per la buona condotta. Me ne stavo lì nel mio buco senza riuscire ad inserirmi con gli altri miei compagni. Vedevo la vita molto negativa, non mi sentivo mai accettato ovunque mi trovassi. Però andavo in chiesa, ero un buon religioso, seguivo il catechismo e leggevo il Vangelo. Ero felice durante le Messe, credevo che almeno Dio mi amasse perché anch'io ero un Suo figlio, ma i miei problemi interiori non si risolvevano.

Volevo farmi un avvenire e cominciai a frequentare una scuola per elettricista ed elettronico, dove riuscii a prendere la qualifica, ma anche questo mi ha portato delusione in diverse occasioni.

Frequentavo sale da giochi per distrarmi, ma dopo un poco mi annoiavo. Ho provato anche a cambiare vita ed ambiente, andando a vivere a Milano, da alcuni parenti, pensando che questo mi avrebbe fatto felice, ma alla fine tutto risultava vano e deludente; cercavo la felicità nelle cose sbagliate.

Avevo 15 anni quando un gruppo di persone hanno montato una piccola tenda vicino casa mia, e dentro quella tenda quelle persone cantavano e pregavano a Gesù. Al momento, la cosa non mi ha interessato più di tanto, ma una sera sono andato dentro ed ho assistito ad una riunione, qualcuno mi ha regalato un Nuovo Testamento. In quell'occasione ho conosciuto dei credenti "nati di nuovo". Ma io continuavo a voler cambiare il mio cuore con le mie forze, volevo cambiare pure la situazione critica che c'era in famiglia: ho consigliato ai miei genitori di divorziare, perché la tensione in casa era insopportabile. Pensavo pure di sposarmi: credevo che con una compagna al mio fianco potevo ricevere l'aiuto interiore che avevo di bisogno. Allora mi sono ricordato di una mia compagna di scuola media, e dopo varie ricerche riuscii a rintracciarla. Trovai la mia amica molto diversa da come la conoscevo: mi parlava di Gesù, della Bibbia e mi incoraggiava a pregare; mi ha anche invitato a frequentare la sua comunità evangelica. Io l'assecondavo con il solo scopo di arrivare a lei, ma un giorno mi disse: "Marcello, devi venire qui per Cristo e non per me!". Quelle parole sono state come un'ennesima dimostrazione della mia impotenza e fallimento; è stato il colmo: pensai di suicidarmi. Non mi importava del dolore che avrei dato ai miei genitori, d'altronde loro non si sono mai curati di me, e poi era l'unica soluzione perché così avrei smesso di soffrire.

Un pomeriggio ero solo in casa e preso la cintura del mio kimono me la strinsi al collo e iniziai a lasciarmi andare, mi sentivo soffocare e sentivo molto caldo, in quegli attimi ho rivisto i momenti cruciali della mia vita, momenti belli e momenti brutti: le mie varie esperienze, la tenda evangelica, la ragazza..., ma era come un puzzle incompleto. Alla fine vidi come uno specchio che rifletteva la mia immagine tutta nera con soltanto un puntino bianco e sentivo una voce che mi diceva: "Vedi come sei davanti a me?". Nella mia mente mi giustificavo che ero un buon religioso e mi comportavo meglio degli altri, ma nel mio intimo sapevo che ero ipocrita, pensavo di essere un cristiano che leggeva il Vangelo e che non vivevo come diceva il Vangelo; avevo rancore, amarezza ed odio verso i miei genitori e pensavo che un mio amico che mi aveva offeso meritava la morte. I miei pensieri non erano puri ed onesti e malgrado questo mi definivo giusto, ma in quell'occasione ebbi la certezza che ero perduto e pronto per andare all'Inferno.

Quella voce continuava a parlare alla mia coscienza, il puntino bianco era la misericordia e l'amore di Dio per me, per me che non avevo mai amato alcuno e non avevo fatto la volontà di Dio.

La voce mi ricordava quello che Gesù aveva fatto per me alla croce, per darmi la speranza di vivere un giorno con Lui e per l'eternità; che Gesù era risorto e che intercedeva per me, per il mio bene. Anche se non comprendevo bene quelle cose, ho voluto credere lo stesso alla voce di Dio; mi tolsi la cintura dal collo e iniziai a piangere come un bambino, in ginocchio accanto al mio letto, confessando ogni peccato che in quel momento mi veniva alla mente. Cominciavo a sentirmi amato, consolato, in pace, finalmente provavo gioia nel mio cuore.

Ringrazio ancora Gesù per i sentimenti meravigliosi che in quella occasione hanno invaso il mio cuore e che non avevo mai prima d'allora sperimentato. L'indomani ero così traboccante di gioia che mio padre e mia sorella si resero conto che qualcosa era cambiato in me.

Io, comunque, ancora non capivo bene quello che mi era successo, leggevo il Vangelo e pregavo con parole semplici. La frequenza della comunità mi ha aiutato a capire la mia esperienza con Gesù, di come Lui è entrato nel mio cuore e come per fede sono diventato un vero figliolo di Dio. Mi sono sentito libero, con tanta voglia di amare, servire ed aiutare gli altri. Quando rividi il mio amico che mi aveva offeso e che odiavo, gli chiesi perdono e ci siamo riconciliati; la stessa cosa avvenne con i miei genitori. Vedevo come la Parola di Dio era (ed è) veritiera, che mi guida e regola la mia vita per vivere con Lui e come vuole Lui. Da allora sono andato in comunità non per la ragazza, ma per lodare e ringraziare Dio per la sua benignità. Iniziai a ricredermi su tante cose, gettai le cose che mi  tenevano legato al vecchio credo; iniziai a parlare di Gesù a tutti i miei parenti ed amici, raccontando la mia esperienza e qualcuno di questi si è anche convertito al Signore.

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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