I miei pellegrinaggi al Santuario di Collevalenza (Serena Treglia)
Era “l’8 settembre 2014,2 data per me molto importante, quando io e mio marito Enzo abbiamo deciso di recarci in pellegrinaggio per la prima volta al Santuario dell’Amore Misericordioso.” Ricordo ancora, come se la stessi vivendo ora, l’emozione che ho provato.” Siamo partiti da Minturno alle 6 del mattino di una caldissima e splendida giornata, insieme a noi “coinvolsi” nel viaggio anche mia cugina e il suo compagno che, come noi, non c’erano mai stati. Il navigatore dell’automobile ci fece passare per delle strade vicinali, c’erano molti campi di girasoli e la terra era molto arida. Arrivammo al Santuario intorno alle 9 del mattino, scesi dalla macchina avvertendo una strana sensazione , “come se l’aria fosse piena di pace”. Mi sentivo, forse per la prima volta “Serena” proprio come il mio nome. Durante il percorso per arrivare alla chiesa, ho avvertito stranamente un “profumo” che ricordava un misto di limone e arancio, pur non essendoci agrumi nelle vicinanze. Non diedi importanza. Entrando nel Santuario il luogo mi è apparso molto suggestivo, siamo rimasti meravigliati dall’architettura sontuosa ed avveniristica; dietro l’altare c’era la tomba di Madre Speranza, che ricorda un mucchietto di terra appena smossa e rialzata dove è stato posto un seme. Mi venne naturale di inginocchiarmi davanti alla tomba della Madre. Lì il profumo avvertito all’esterno divenne intenso, soave, dolce. Il mio cuore batteva forte, ma di un battito tranquillo. Vedendomi così assorta, gli occhi di mio marito divennero lucidi e sul suo viso scesero leggere lacrime di gioia, amore, ringraziamento, lacrime che non si possono spiegare se non provando le stesse emozioni.
Salendo al piano della Basilica ci trovammo di fronte ad una struttura spettacolare, composta da altari laterali all’interno dei quali si possono ammirare le immagini religiose dalla Madonna del Pilar alla riproduzione del crocefisso, a una Madonna che schiaccia il serpente e fa da tramite tra la luce celeste e le tenebre terrene, a una composizione di piccole pale disposte a formare una croce. Ho trovato molto significativa la corona sospesa sull’altare, i marmi policromi dell’altare che simboleggiano la purezza e la passione. Tutto questo spettacolo viene accompagnato da una croce di luce che sovrasta e attraversa tutta la chiesa, e che sembra voler entrare da ogni minuscolo spazio lasciato libero. La Basilica è stata concepita per diffondere al meglio il suono dell’enorme campanile. Tutto questo colpì molto sia me che i miei accompagnatori, lasciandoci senza parole.
Questa visita mi fece ritornare a casa già Devota della Beata Madre Speranza. Il giorno seguente, dopo una notte insonne, avvertii che molte cose dentro di me erano cambiate. All’inizio del mio percorso mi sentivo come un operaio, che, pietra dopo pietra, costruisce davanti a se la strada che dovrà percorrere. Soltanto molto più in là mi sono accorta che la strada era già stata fatta, qualcun altro l’aveva tracciata per me, e a me non restava che andare avanti …
Allora, intuisco che le cose non dipendono da me soltanto, è un momento pericoloso, durante il quale non è raro scivolare in un fatalismo claustrofobico. A volte mi viene il dubbio di aver sbagliato strada, imboccando qualche deviazione non adatta o di aver ignorato qualche traversa laterale utile ma resta il fatto che quelle strade che ho trascurato non saprò mai dove mi avrebbero condotto. Beh la vita procede pressappoco allo stesso modo del gioco dell’oca … Mah! Pensandoci bene il mio destino finora non è stato così male. Certo, sto combattendo la mia battaglia, anche dura, ma vi dirò che questa battaglia per me è stata un miracolo. Tutto avviene perché deve avvenire, niente avviene per caso … Attraverso questa battaglia ho capito il vero significato della Vita, ho iniziato ad apprezzare anche le cose più piccole, ad ammirare tutti i colori dal più chiaro al più scuro, ho scoperto il giusto significato della parola Vivere. Ho trovato forza nella fede dando più importanza alle persone che mi stanno vicino. Sto imparando a pensare al domani come una Speranza. Gli avvenimenti della mia vita, inclusi quelli negativi , hanno fatto sì che intraprendessi la strada fino all’incontro con Madre Speranza, diventando una sua pastorella, solo così ho conosciuto la vera Me, ma soprattutto ho imparato a sorridere e a regalare sorrisi, perché regalando sorrisi si regala la speranza.
Il “4 ottobre 2014” intorno alle 6 del mattino, fuori era ancora buio, Enzo ed io ci rigiravamo nel letto svegli già da molto, quando Enzo mi guardò e disse: “Te la senti di andare a Collevalenza?” Subito ci alzammo e dopo neanche un’ora eravamo già in viaggio. Il tempo era cupo, per strada incontrammo pioggia e temporali. A differenza del primo pellegrinaggio questo è stato da me vissuto in maniera diversa: “Mi sentivo più coinvolta e le preghiere uscivano da sole.” In quei momenti mi sentivo come in “sintonia con la Madre”, come se quel luogo mi appartenesse da sempre. Le suore, cortesi e gentili mi trasmettevano tanta serenità e, attraverso i loro occhi, pieni dell’Amore Misericordioso, era come se vedessi la Madre stessa. In questa occasione Enzo mi donò il crocefisso dell’Amore Misericordioso in argento che porto sempre con me in ogni momento, è come se portassi Madre Speranza con me. Ad un certo punto la mia attenzione venne catturata dal Diario di Madre Speranza e ne comprai una copia per conoscere meglio i suoi colloqui con Dio, o meglio con il Buon Gesù. Prima di far ritorno a casa portai con me un po’ dell’acqua miracolosa del santuario, di cui feci dono a persone malate. In seguito ci furono altri pellegrinaggi, in uno di questi mi accompagnò la mia famiglia. Ricordo ancora quella mattina, erano le 7, partimmo ed io non mi sentivo bene, avevo il solito mal di testa ed un malessere generale, ma il desiderio di andare in loro compagnia era talmente forte che riuscii a dominare il dolore. Arrivammo al Santuario, era la prima volta in 34 anni della mia vita che con mio padre, mano nella mano entravamo insieme in un Santuario. Lui aveva gli occhi umidi ma pieni di speranza, per me era strano vederlo così, visto che non erano molto frequenti le sue visite nei Luoghi Sacri. Una volta davanti alla tomba, forte fu l’emozione vedendo la mia nipotina recitare l’Ave Maria stringendomi la mano. Durante il viaggio di ritorno notai un interessamento particolare, e decisamente insolito, da parte di mio padre verso tutto ciò che riguardava la nostra visita appena conclusa al Santuario, con un’attenzione particolare verso alcune preghiere scritte su una immaginette che avevo con me e che mi fece rileggere ad alta voce.
Arrivò il “1 giugno 2015” , siccome avevo notato miglioramenti nel mio stato di salute, insieme ad Enzo, decidemmo di recarci al Santuario per riunirci con altri pellegrini in preghiera di ringraziamento. Arrivammo alle 8.00 di una bellissima giornata, il cielo era di un azzurro acceso ed era disegnato da nuvole con forme particolari, illuminate dal sole in modo da far sembrare tutto un meraviglioso quadro. C’era una moltitudine di pellegrini, per la maggior parte disabili, giunti per celebrare la giornata mondiale del malato, ed era un Lunedi mattina, giornata settimanale in cui era consentito ai pellegrini immergersi nelle piscine dell’acqua Miracolosa proveniente dal pozzo del Santuario. L’acqua del Santuario dell’Amore Misericordioso, ha, negli anni, risolto molti casi di Paralisi, Cancro e Leucemia, dati per irrisolvibili scientificamente. Ci recammo nella Basilica per partecipare alla funzione religiosa, che quel giorno era particolare, in quanto dedicata alla preparazione spirituale dei fedeli pronti ad immergersi nelle piscine. Il sacerdote durante il rito leggeva alcuni passi del Vangelo, mi colpì particolarmente, perché notai che quello che stava leggendo sul libro Sacro, altro non era che tutta una serie di risposte alle domande riguardanti la mia vita, che da molto tempo vagavano nella mia mente. Era come se il Signore stesse rispondendo alle mie domande! Poi il coro cominciò a cantare e , anche se non conoscevo le parole, qualcosa mi cantava dentro. Non saprei spiegarvi che tipo di melodia fosse, non c’era un ritornello preciso, l’effetto che provocava su di me era come se un mantice soffiasse con ritmo regolare e potente nella zona vicina al mio cuore, espandendosi dentro tutto il corpo fino alla mente e producendo una gran luce, una luce con doppia sorgente, una naturale ed un’altra proveniente dalla musica. In quell’istante avvertii una immensa sensazione di felicità, e mi resi conto che in me c’era la convinzione ed il desiderio di immergermi nelle piscine, per intraprendere quel percorso in Comunione con il Buon Gesù. Alla fine della cerimonia il sacerdote ci disse di disporci su due file: una esclusivamente per gli ammalati. Ci incamminammo così disposti verso le piscine, la struttura delle quali era situata accanto al pozzo originario, con a lato la statua di Maria Mediatrice. Entrammo in un corto corridoio abbastanza stretto e molto luminoso fino ad arrivare davanti a tre porte dietro le quali c’erano dei camerini; entrai: in fondo c’era un grande telo oltre il quale si accedeva alla vasca. In attesa c’era una suora che mi consegnò un mantello di spugna, da indossare senza vestiti, una volta pronta mi avviai verso il telo dove c’erano altre tre sorelle in attesa. Recitai con loro varie preghiere mentre effettuavo il cambio del mantello indossato poco prima, con un altro appositamente utilizzato per immergermi; sempre recitando le preghiere, due sorelle si disposero ai miei lati, tenendomi per mano, ed aiutandomi a scendere gli scalini che mi introducevano nella vasca fino ad inginocchiarmi davanti all’immagine di Gesù Misericordioso, restai immersa nell’acqua tiepida pochi secondi per poi tornare indietro. Al momento di togliermi di dosso il mantello utilizzato, notai con sorpresa che la pelle era completamente asciutta, mi rivestii avviandomi verso l’uscita. “La sensazione che provavo mentre mi ricongiungevo con Enzo era di grande appagamento, come rinata, come se avessi ricevuto risposta a tutte le mie domande, come se fosse avvenuto un miracolo, un miracolo non riguardante la mia malattia ma il mio essere, interiore e spirituale”. Presa da queste sensazioni, accompagnata da Enzo, mi recai ad acquistare dei ricordi della giornata, per me particolarmente importante, per poi raggiungere l’automobile ed intraprendere il viaggio di ritorno. E’ a questo punto che Enzo, con una scusa, mi trattenne presso il porticato prima del parcheggio, per permettere a Maria Stella Marchetti, presidente dell’Associazione Arcobaleno della Speranza di cui faccio parte, di incontrarmi, facendomi così una gradita sorpresa. Approfittai dell’occasione per donare a Maria Stella il Rosario di Madre Speranza con sua immensa gioia. Rientrammo e durante tutto il viaggio mi sentii sempre presa da una forte emozione, che durò per tutta la giornata.
Nel mese di Settembre insieme ad un gruppo di amici, tra cui Rossella e Antonio ed il loro piccolo Pasquale di 4 anni, tornai al Santuario per un motivo che mi stava a cuore particolarmente: in una delle mie precedenti visite, chiesi la grazia a Madre Speranza per il piccolo Pasquale, malato di leucemia, e di dare ai suoi genitori il coraggio e la forza per sostenerlo. Nell’occasione i genitori e il piccolo hanno rinforzato la mia richiesta con la loro diretta partecipazione.