Filippo è un medico, che svolge il suo lavoro come una vera missione. Non osserva gli orari che dovrebbe, ma riceve i suoi pazienti fino alle 15 del pomeriggio. Poi, dopo una breve pausa per il pranzo, parte con la sua macchina per visitare i pazienti a domicilio. Molte volte fino a mezzanotte non è di ritorno a casa. Un giorno gli ho chiesto quante ore al giorno lavora e lui mi ha guardato con un sorriso senza rispondere.
Ha tre figli, Filippo, l’ultimo è Alberto (nome di fantasia), un bambino di 13 anni fortemente disabile. Dada
BUON ONOMASTICO, MARIA Filippo P.
Siamo in una di quelle code annunciate dai tabelloni luminosi che s’incontrano sull’autostrada. Iniziano, non si sa perché, ti bloccano per decine di minuti sotto il sole estivo, ti permettono, a volte, di scendere, di parlare con qualche altro automobilista, di fare magari uno spuntino se ti sei portato la merenda; finiscono non si sa perché, quando le macchine cominciano a procedere lentamente senza più fermarsi, poi sempre più velocemente ed alla fine riprendono la loro solita velocità. Non incidente (per fortuna) non il cambio di corsia, niente. Allora per quale ragione c’è stata quella benedetta coda? Non si saprà mai. E’ che oggi io non ho tempo di stare fermo in autostrada: ho, anzi abbiamo, io e mia moglie, un appuntamento a Finale con una coppia di amici che non vedo da anni. Luisa non voleva che andassimo “Fa troppo caldo quest’anno, e poi io conosco appena questi tuoi amici, e poi… e poi troveremo sicuramente la coda in autostrada, e arriveremo in ritardo, ed io odio arrivare in ritardo” Infatti: “Io te l’avevo detto, e tu “No, la gente è al mare, non gira in macchina, solo due pazzi come noi staranno sotto il sole in pieno luglio in autostrada la domenica”. “Come al solito avevo ragione io!!!” Non replico, ormai non replico più, anche perché, onestamente, fa troppo caldo per discutere, almeno per me! Penso di aver trovato la soluzione “Cosa fai adesso” “Esco dall’autostrada a questo casello e andiamo per strada normale” “Per strada normale? Ci sarà ancora più traffico che in autostrada, ci sono i semafori, ci tocca passare dentro ai paesi, la gente attraversa la strada…” Esco al primo casello, evito la coda in uscita perché ho il telepass, ma appena sono sulla statale altra fila di macchine, altra marcia a passo d’uomo. Mi preparo ad un’altra serie di rimbrotti: Luisa quando è nervosa, e le capita sovente, è incontenibile, riesce a parlare per ore, trovando un’infinità di argomenti per cercare di farmi sentire in colpa di qualche cosa. A volte ci riesce, spesso no: ormai sono vaccinato. “Come volevasi dimostrare. Ma tu non mi dai mai ascolto… come quella volta…” Eppure la luce che ci avvolge in questa straordinaria domenica di luglio, fa risplendere ogni cosa, rende belli perfino gli orribili edifici anni ’60 che la speculazione edilizia ci ha regalato. “Luisa, guarda che meraviglia tutto attorno, come i colori del cielo, del mare, della costa delle case sembrano dei quadri di pittori impressionisti, godiamoci questi momenti, questo nostro andare piano, questo…” “Cosa fai, lo spiritoso?? Certo, quando non sai come rispondere tu cambi discorso, certo…” Un grosso signore seduto al tavolino del dehor di un bar, unico cliente nel torrido pomeriggio, ascolta il monologo di mia moglie, mentre si scoppia un enorme gelato. Lui sorride, allarga le braccia e fa un profondo sospiro, come dire “Come ti capisco!!” Mentre sono distratto da tutto ciò sento il sibilo del fischietto di un vigile: sta guardando proprio me, mi indica di accostarmi al marciapiede. Gli faccio segno che va bene, che lo raggiungo appena posso.
“Le dispiace favorirmi i documenti, il libretto e la patente?” Li cerco con affanno nei vari scomparti della macchina, nel portafoglio, nel marsupio, alla fine li trovo e glieli do. Controlla il tagliando dell’assicurazione, sul vetro, tira fuori il blocchetto delle contravvenzioni “Lei non si è fermato allo stop.” Casco dalle nuvole. “Beh, veramente stiamo andando a passo d’uomo, non mi sono neanche accorto che ci fosse uno stop…” “Appunto – insiste lui – agli stop bisogna fermarsi, non rallentare.” Non replico più. Ho imparato a mie spese che qualunque cosa io dica in queste circostanze aggrava comunque la mia posizione. Poi ci ha già pensato Luisa a riempire il mio silenzio “u sei l’unico al mondo che si becca una multa facendo la coda”, poi mi fa la predica quando sfioro con la macchina la serranda del garage, o quando tocco appena il paraurti di una macchina mentre parcheggio… Continuo a non ribattere mentre le parole di mia moglie fluiscono copiose, inarrestabili… Il vigile scrive, ogni tanto alza gli occhi su mia moglie, poi torna a scrivere. Ora si è fermato. Si gratta la testa con la penna e guarda Luisa poi fissa lo sguardo su di me. Mi viene spontaneo domandargli “Lei è sposato?” Respirando profondamente annuisce col capo, osserva il foglio che ha in mano, scuote la testa, traccia due righe sulla multa che mi sta facendo, rimette il blocchetto nel suo marsupio e…” Vabbé, questa volta vada pure, comunque stia attento quando guida… se può” Gli stringo la mano “Grazie” Sorride “Di niente, buona giornata a lei e a sua moglie”.
Riprendiamo il nostro faticoso avvicinarci a Finale, la meta di questo viaggio “Voi uomini siete tutti uguali…” E’ Luisa, che dopo qualche minuto di silenzio non ce la fa a trattenere i suoi commenti… quando si tratta di parlare male di noi mogli, ma meno male che ci siamo… Intanto ti ho fatto risparmiare i soldi della multa…” Accenna ad un piccolo, timido sorriso, quanto basta a sciogliere nel mio cuore qualunque tensione, qualunque irritazione. Ah, se le mogli imparassero, se le mogli capissero quanto poco ci è sufficiente… “E adesso cosa fai?” “Facciamo benzina, sono quasi in riserva” Mi fermo al distributore, apro il portafogli per prendere la carta di credito e qualcosa scivola per terra. E? l’immaginetta della Madonna, quella che mi ha dato, quando mi sono sposato, il sacerdote della chiesa di Borgio Verezzi, è la fotografia della statua della Vergine al fianco della balaustra della chiesa. Quante cose mi vengono in mente! I suoi occhi così azzurri, così simili a quelli del mio Alberto; la catenina d’oro che avevo regalato a mia moglie e che ho rivisto proprio al collo di quella statuetta e, alla mia richiesta di spiegazioni la risposta di mia moglie “Un’alleanza al femminile…” Quanta parte Maria ha avuto nelle vicende della mia vita, quale pesante responsabilità!!!! Poi ripenso a tutte quelle mattine alle sei e mezza, quando sento i passi di Luisa che scende da letto, in silenzio, e va a preparare il pranzo ed anche la cena, prima di uscire per il lavoro, perché tutto sia pronto per me e per i bambini. Rivedo quella tavola ancora apparecchiata alle tre del pomeriggio, quando finisco lo studio del mattino, con le cose che piacciono a me, e non so quando Luisa ha avuto il tempo di andare a comprarle, quelle cose. Rivivo quei momenti in cui Luisa adagia sul letto Alberto che le si è addormentato in braccia e lo guarda, e lo accarezza, e lascia cadere qualche lacrima, subito asciugata, sul cuscino.
Cosa ti posso dire, Maria per la tua festa, fra pochi giorni. Ti posso solo dire buon onomastico, Maria, e grazie, grazie per tutto quello che hai fatto e che stai facendo per me!!