IL CONCILIO VATICANO II Laugero Giampaolo
I mesi che precedono la quarta e ultima sessione del Concilio sono caratterizzati da un intenso lavoro delle Commissioni conciliari e da due fatti significativi: l’inizio dell’attuazione della riforma liturgica e la creazione di un Segretariato per i non credenti. Questa nuova istituzione traduce in concreto le intuizioni roncalliane e il lavoro del Concilio: dall’anatema si passa al dialogo. La sessione quarta è, invece, quella della promulgazione di gran parte dei documenti conciliari. Vengono promulgati il decreto sull'ufficio pastorale dei vescovi (Christus Dominus), quello sul rinnovamento della vita religiosa (Perfectae caritatis), sulla formazione sacerdotale (Optatam totius), sul ministero dei sacerdoti (Presbyterorum ordinis); sono promulgate anche le dichiarazioni sull'educazione cristiana (Gravissimus aeducationis), sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, (Nostra Aetate), sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae). Quest’ultimo rappresenta fino all’ultimo un terreno di scontro fra le due anime del Concilio, conseguenza di un dibattito e di un confronto ormai secolare all’interno della Chiesa. Da questo punto di vista la sua approvazione rappresenta un decisivo momento di svolta nella vicenda storica di quest’ultima!
La Gaudium et spes: un testo non ideato prima
Unico documento elaborato interamente durante il Concilio, la Gaudium et Spes è il testo più ampio del Concilio stesso. La costituzione intende rappresentare "una definizione completamente nuova del rapporto tra la Chiesa e il mondo" e vuole che quella entri in dialogo con questo, quindi con l'età moderna, dopo che un secolo prima se ne era distanziata con il Sillabo. Si afferma che la Chiesa deve tener conto delle mutazioni storiche e culturali che sono state all'origine di molti conflitti ed errori nel passato. Alcuni problemi sono presi in particolare considerazione: il matrimonio e la famiglia, la cultura, l'economia, la società politica e la costruzione della pace. Soprattutto però è il riconoscimento del valore della storia degli uomini a risultare fondamentale: ad esso infatti consegue la possibilità di proporre un metodo induttivo che parta dai grandi eventi in atto (i roncalliani segni dei tempi) riletti alla luce del Vangelo, per formulare solo successivamente criteri di comportamento. Così come di capitale importanza è la distinzione fra comunità ecclesiale e comunità politica.
La portata storica del Vaticano II
Un bilancio completo del Concilio non può ancora essere stilato. Sin da oggi possiamo però enucleare alcune conseguenze, soffermandoci soprattutto sull'immagine di Chiesa emergente, alla quale si possono ricondurre tutte le altre problematiche. Come premessa va detto che il primo importante dato sta nella celebrazione del Concilio, contro le opinioni di chi riteneva ormai superflue assemblee di questo tipo. In seconda battuta che il Concilio segna una svolta, come il famoso precedente di Trento, che determinò la ripresa della Chiesa da una gravissima crisi di identità e di prassi e delineò i tratti essenziali della sua vita nei vari e particolari aspetti (dogma, disciplina, pastorale, pietà, spiritualità). Il Vaticano II chiude quell'epoca (400 anni di storia) e ne apre un'altra, che, se non rifiuta il passato, lo riprende, lo attualizza, lo precisa, quando è necessario lo trasforma. In primo luogo emerge una nuova concezione di "rivelazione": essa non è più primariamente la trasmissione di verità astratte, sistematicamente formulate, ma la manifestazione e comunicazione di Dio e della sua vita. Comunicazione viva e dinamica, inserita in una storia, quindi caratterizzata da un’evoluzione che ha il suo compimento in Cristo. La "Bibbia" è la testimonianza scritta di questa comunicazione. In secondo luogo si afferma una nuova concezione di Chiesa. Alla forte centralizzazione, tipica del Vaticano I, subentra ora la collegialità. L'episcopato è visto chiaramente come di origine divina e partecipe diretto del governo universale della Chiesa. Importante è anche il riconoscimento del valore delle Chiese locali. La clericalizzazione della Chiesa, tipica del Concilio di Trento, che relegava il laicato in una posizione subordinata, senza responsabilità direttive, viene superata dalla concezione della Chiesa come "popolo di Dio", nel quale si è presenti tutti con la stessa dignità e la medesima responsabilità. Si apre la via al laicato come soggetto e non solo più come oggetto della vita ecclesiale. Si supera anche l'individualismo postridentino, dando rilievo alla comunità, come luogo essenziale per l'esperienza di fede. La stessa spiritualità viene ancorata a fonti più solide: la Bibbia e la liturgia. All'ecclesiocentrismo trionfante di prima si sostituisce un’immagine di Chiesa più povera, ma anche più libera. Una Chiesa che non cerca appoggi e sostegni dal potere umano, ma confida nella forza della fede e della verità. Una Chiesa che però offre la sua disponibilità al servizio dell'uomo, riconoscendo la legittima autonomia delle scienze umane. Si afferma anche una nuova fiducia nell'uomo stesso. Una delle affermazioni più importanti del Vaticano II è stata quella relativa alla libertà religiosa, che si fonda non più sull’ormai superata e discutibile distinzione fra "tesi" e "ipotesi" (quindi accettata solo come male inevitabile), ma sulla dignità della persona umana, creata libera psicologicamente, cioè arbitra del suo destino, da Dio stesso. Appare evidente che anche la pastorale subisce delle conseguenze, dovendo non solo più organizzare e trasmettere dei modelli statici, ma formare delle coscienze. Infine, questa Chiesa vuole essere solidale con il mondo, con le sue sofferenze, ma anche con le sue conquiste. Essa riconosce il valore della coscienza e l'autonomia del temporale e, almeno implicitamente, gli aspetti positivi della secolarizzazione (cfr. Gaudium et spes n. 1 e 36).
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IL PAPA AI PARROCI DI ROMA
A due settimane dalla fine del suo ministero petrino, il Pontefice ha svolto un'ampia riflessione sulla sua esperienza al Concilio Vaticano II. Prima del suo intervento, a braccio, il Papa ha affermato che, dopo il 28 febbraio, rimarrà vicino ai sacerdoti nella preghiera, ma vivrà nascosto al mondo. “Anche se mi ritiro adesso, in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche tutti voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimarrò nascosto”.
“Noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C'era un’aspettatava incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa”. “Io trovo adesso retrospettivamente che era molto bene cominciare con la liturgia, così appare il primato di Dio, il primato dell’Adorazione”.
“In questo senso è peccato che oggi si sia trasformata la domenica in fine settimana, mentre è la prima giornata, è l’inizio: interiormente dobbiamo tener presente questo, è l’inizio, è l’inizio della Creazione, della ricreazione della Chiesa, incontro con il Creatore e con Cristo Risorto”.
“Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo”.
“No, questo ‘noi siamo Chiesa’ esige proprio il mio inserimento nel grande ‘noi dei credenti di tutti i tempi e luoghi”.
“Per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa (…) c’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i vescovi e poi, tramite la parola ‘popolo di Dio’, il potere del popolo dei laici”.
Mi sembra che 50 anni dopo il Concilio vediamo come questo Concilio virtuale si rompe, si perde e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della Fede, lavorare perché il vero Concilio, con la forza dello Spirito Santo si realizzi e sia rinnovata la Chiesa”.
Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: vince il Signore. Grazie”