Le idee nichiliste
Le idee atee e nichiliste che abbiamo cercato di illustrare nell’articolo dello scorso mese, nascono e si diffondono a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Sono anni in cui si assiste ad un grande sviluppo della scienza e della tecnica: le numerose scoperte scientifiche e il grande progresso della tecnica alimentano l’illusione che la ragione umana sia capace di risolvere tutti i problemi. Da una parte quindi, si nega l’esistenza di Dio e vengono accantonati i principi e i valori cui si era sempre fatto riferimento, e dall’altra si esalta la presunta onnipotenza delle capacità dell’uomo.
L'attenzione dei filosofi è dunque concentrata solo sul mondo materiale, concreto, e sulla conoscenza scientifica, ritenuta in grado di risolvere tutti i problemi e di spiegare tutto.
E' questa l'idea base del cosiddetto positivismo: se la ragione e la scienza sono in grado di spiegare tutto, l'uomo non ha più bisogno di ricorrere agli dei (alla religione) per spiegare sé stesso e tutti i fenomeni naturali: Dio non esiste e anzi tutti i problemi che riguardano Dio, l'anima ecc. sono privi di significato. Questi sono anche gli anni in cui si affermano le teorie evoluzionistiche di Darwin, idee che contribuiscono a negare l'esistenza di un Dio creatore dell'uomo e dell'universo intero.
Inoltre, alcuni pensatori, soprattutto americani, concentrano la loro analisi solo sul rapporto tra le teorie scientifiche e la loro influenza sulla vita concreta degli uomini: sostengono cioè che una teoria è valida solo se riesce a migliorare la vita dell'uomo, se cioè è in grado di orientare le azioni degli uomini in modo da risolvere i problemi che essi incontrano nella loro esperienza. Le idee di questi pensatori vengono definite pragmatismo, dal greco pragma che significa ‘azione’. Per quanto riguarda i comportamenti e le scelte che ogni uomo quotidianamente affronta, il criterio di riferimento è quindi il seguente: se si deve scegliere tra due azioni da compiere, non ci si dovrà basare su principi morali astratti (che cosa è bene fare? che cosa è giusto?) ma si dovrà solo valutare quale delle due azioni è concretamente più efficace. Una teoria quindi è riconosciuta corretta se risolve concretamente un problema, realizzando il massimo vantaggio (economico, psico-sociale) per il massimo delle persone (utilitarismo). Anche l'uomo che dovesse eventualmente porsi il problema di aderire o meno ad una determinata credenza religiosa, dovrà chiedersi: “Questa religione mi garantisce una vita soddisfacente? Solo in tal caso è vera, almeno per me”.
Ma in un pensatore formatosi nel positivismo, nel nichilismo descritto da Turgheniev in “Padri e figli” (v. puntata precedente) come Vladimir Soloviev constatiamo -ed è un esempio tra tanti- il momento di fallimento delle idee scientiste. Nel Breve racconto dell’Anticristo (1901) egli infatti denuncia “il completo fallimento del materialismo teoretico. La concezione dell’universo come un sistema di atomi danzanti e la spiegazione della vita come risultato di una accumulazione meccanica di minimi cambiamenti della materia: tutto ciò non può soddisfare alcun essere pensante. (...) Ma è chiaro d’altro canto che l’umanità ha pure superato quella facoltà fanciullesca della fede ingenua e non ragionata (...). I pochi credenti diventano per necessità tutti pensatori, secondo la prescrizione dell’Apostolo Paolo: “«Siate fanciulli nel cuore, ma non nella mente» (I Cor 14,20)” (tr. it. di G. Faccioli, 1975).
A cura di Antonio e Antonella