6. Lo stato incassa intorno agli otto miliardi annui, ma quanti ne spende in cure sanitarie e costi sociali?
Si deve ricostruire una contabilità diretta e una indiretta. Nella prima compaiono cifre risibili. Eccettuati una cinquantina di milioni di euro per tutta l’Italia, e suddivisi per regione e peraltro a ottobre 2015 non ancora impegnati, non sono stati stanziati fondi per le terapie del Disturbo da Gioco d'Azzardo. Ma qualora lo stato ammettesse di non poter negare adeguate prestazioni di terapie necessarie per il recupero del giocatore patologico, il costo sarebbe molto salato, poiché si tratta di profili clinici che non possono essere trattati con "terapie brevi".
Vi sono inoltre da considerare i costi indiretti, come quelli di ordine pubblico. Parliamo di furti, rapine, estorsioni, ferimenti, truffe, ecc. l costi indiretti sono dovuti al danno emergente. corrispondente al costo materiale del reato e alle sue conseguenze (come distogliere forze dell'ordine impegnate a contrastare altre illegalità).
Non si possono trascurare anche gli effetti economici sulle famiglie e sulle imprese: e la minore domanda privata di bene e servizi, dirottata verso l'azzardo, che a sua volta riduce ulteriormente le entrate fiscali. Certo, è difficile contabilizzare sia i costi diretti e sia i costi indiretti. Ci vorrebbe un ente terzo, non sponsorizzato dagli operatori del gioco, che faccia delle ricerche indipendenti. E invece, attualmente, la ricerca, quando c'è, è finanziata con fondi erogati dagli imprenditori dell'azzardo pubblico. È, impressionante che i concessionari sponsorizzino davvero una quantità infinita di organismi, università comprese. Purtroppo oggi non abbiamo numeri attendibili. nemmeno sulle persone in manifesto Disturbo da Gioco d'Azzardo. Sappiamo però, dalle
informazioni disponibili, che siamo di fronte ad una patologia di massa: se la spesa annua si aggira intorno agli 85 miliardi, significa che oltre il 1-0 per centro di tutti i consumi annuali degli italiani finisce nell'azzardo. Una cifra enorme, che corrisponde a 70 milioni di giornate lavorative, ossia un terzo delle giornate di vacanza che la metà della popolazione italiana usufruisce ogni anno. Ma alla fine certamente lo Stato ci perde, Anziché risollevare i conti dello Stato, oggi il gioco d'azzardo è una fonte di debito pubblico.
7. Chi sono gli operatori che compongono la filiera del gioco?
È una filiera corta. ll concessionario può avere una società in house per la ge-stione delle varie tipologie di gioco, oppure distribuire in franchising un certo numero di concessioni (ad esempio le sale slot con il marchio del concessionario). Alcune major dell'azzardo forniscono anche porzioni del numero delle concessioni insieme alle "macchinette". ll gestore invece è colui che ha i contatto con l'utente finale e che ha un contratto sottoscritto con un agente del concessionario, Quest'ultimo ha le redini del sistema e incamera la fetta più grossa della raccolta, anche perché gode di un margine fissato per legge. Per ottenere questa posizione, tuttavia, gli stessi concessionari hanno dovuto anticipare le somme degli "aggi" allo Stato prima di maturare i ricavi. È così si sono indebitati, anche per parecchio denaro ottenuto per versano il "garantito" allo Stato, per realizzare gli impianti, per diffondere una rete commerciale che procacciasse i contratti con i gestori.