L’Amore è il filo conduttore Dada Prunotto
A tutti piacerebbe condurre uno stile di vita appagante e gratificante. Si tratta di tendere alla completezza, che ha la sua realizzazione piena quando da questa vita passiamo all’altra, a quella spirituale, attratti dal Bene Assoluto, dalla Luce che rivela la realtà vera, non più soltanto lo specchio imperfetto della stessa. Parliamo dunque di “tendere a”, proiettati in avanti, coinvolgendo corpo e spirito. Si dovrà fare un lavoro di introspezione, per entrare in contatto con la vita interiore. Questo atteggiamento può cambiare davvero lo stile di vita, può anche sorprendere, scoprendo in noi tante risorse, magari trascurate o addirittura sconosciute. Se questo processo avviene, ed è il frutto di una nascente consapevolezza, non si può che iniziare una nuova vita. Si può cambiare il mondo, con il nostro apporto di azioni di qualità, salvaguardando le relazioni umane come un bene prezioso e guardando al creato con rispetto, stupore e meraviglia.
Ci si dovrà riconciliare con noi stessi, delineando una identità degna di chi ci ha creato. L’amore sarà il filo conduttore di questa vita nuova, il grande mediatore che unisce e concilia, in un’armonia apportatrice di ordine e di pace.
E allora, come si è detto, il dinamismo prenderà forza attraverso una nuova energia vitale, che deriva dalla voglia appassionata di esistere.
Penso alla Trinità, che realizza proprio quanto si è detto, con perfezione divina. Le tre Persone, ciascuna con la propria peculiarità, si uniscono in un atto di puro Amore, si offrono per condividere questo Amore e si riuniscono in una unità creatrice; sono un campo di energia di Amore Puro.
L’uomo che cerca uno stile di vita appagante vede pazzo colui che crede di bastare a se stesso. Solipsismo ed egoismo tendono ad identificarsi se portati all’esasperazione esistenziale e riducono la persona in solitudine, in un isolamento senza speranza. L’egoista, l’avaro di sentimenti, è solo e triste, spesso attanagliato da un’assurda paura di vivere. Ma la vita di ogni essere umano è completamente immersa in Dio, anche se non lo sa o non lo recepisce appieno.
Teilhard de Chardin, sul suo libro “L’ambiente divino” (Ed. Queriniana – Brescia 1994) scrive: “La divina Presenza non si è solo manifestata semplicemente di fronte a noi. E’ scaturita in modo così universale, ce ne troviamo talmente avvolti e pervasi, che non ci rimane neppure un posto per cadere in ginocchio, fosse pure nel profondo di noi stessi. Mediante tutte le creature, senza eccezione, il Divino ci assedia, ci pervade, ci plasma. Pensavamo fosse lontano, inaccessibile: invece viviamo immersi nelle sue sfere ardenti”.
Noi tutti, dunque, attraverso il processo di consapevolezza, che accende la passione di esistere, siamo un grande “campo” di energie umane e divine, che si attraversano e si incontrano. Siamo come un solo grande “sistema” che pulsa come un cuore e procede in avanti e in alto verso l’Amore più perfetto, il quale, svincolato dal tempo, ma ad esso legato attraverso l’uomo, ama, creando una perfetta unità.
Dunque, l’uomo ha tutti i mezzi a disposizione per vivere uno stile di vita consono, non solo, ma in relazione con gli altri e con Dio.
Il “Giovane uomo”, da poco entrato nel terzo millennio dopo Cristo, sente la fatica di questo processo, perché va alla ricerca della propria vera identità, attraversando il bene e il male, la gioia e il dolore, le pulsioni istintive e la ricerca dello “spirituale”. Nelle contraddizioni proprie della sua umanità, continua il cammino, povero nei suoi peccati e ricco nella sua umanità. Procede a passi incerti, come un bambino che si è appena rizzato sulle sue gambe, ancora fragili, ma che porteranno lontano, se lo vorrà.