L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO - Maria Valtorta
Suor Rifugio mi ha invitata a scrivere una rubrica, ed io ho pensato di proporvi alcuni passi di quest'opera che mi ha arricchita spiritualmente. Saranno ben poca cosa rispetto all'opera, ma spero sufficienti a suscitare in voi il desiderio di leggerla tutta. Io leggendola per la seconda volta sempre più mi stupisco di come Gesù ammaestri in modo facile da comprendere pur facendo dei discorsi complessi e difficili. Si avrà qualche difficoltà iniziale perché leggiamo un linguaggio vecchio di 2000 anni e le frasi sono costruite in modo diverso dalla nostra lingua; ma poi la lettura diventa più facile. Vi prego di non passare oltre e non perdere questa occasione di essere istruiti dal Signore.
Vi presento brevemente l'autrice: nacque a Caserta nel 1897, visse in varie città finchè la famiglia si stabilì a Viareggio. Nel 1942, già inferma da otto anni, conobbe Padre Migliorini, un frate ex missionario nominato priore e parroco nella città. Egli divenne la sua guida spirituale e, quando il Signore fece conoscere a Maria il Suo desiderio di fare di lei "la penna del Signore", il buon padre Migliorini le procurò i quaderni su cui scrisse scorrevolmente di proprio pugno, rifiutando qualsiasi aiuto anche quando la malattia divenne più acuta. Trascorse in un letto gli ultimi ventisette anni della sua vita, per una paralisi agli arti inferiori provocata da una mazzata alle reni ricevuta in gioventù da un sovversivo. Anche a causa della sua mamma soffrì molto, perché la ostacolava e reprimeva dispoticamente. Ma ebbe accanto anche persone eccezionali che si presero cura di lei e l'assistettero amorevolmente fino alla fine. Si spense nella sua casa nell'ottobre 1961, e quando, nel 1951, finì l'opera entrò in uno stato di dolce apatia e incomunicabilità, sempre più assorbita in una contemplazione interiore da cui usciva per pochi momenti carichi di significati spirituali.
Dio volle un seno senza macchia.( da 1.1 a 1.4)
Gesù mi ordina: "Prendi un quaderno tutto nuovo. Copia sul primo foglio il dettato del giorno 16 agosto. In questo libro si parlerà di Lei". Ubbidisco e copio.
16 agosto 1944 - dice Gesù : " Oggi scrivi questo solo. La purezza ha un valore tale che un seno di creatura poté contenere l'Incontenibile, perché possedeva la massima purezza che potesse avere una creatura di Dio. La Ss. Trinità scese con le sue perfezioni, abitò con le sue Tre Persone, chiuse il suo Infinito in piccolo spazio - né si diminuì per questo, perché l'amore della Vergine e il volere di Dio dilatarono questo spazio sino a renderlo un Cielo - si manifestò con le sue caratteristiche:
il Padre, essendo Creatore nuovamente della Creatura come al sesto giorno ed avendo una "figlia" vera, degna, a sua perfetta somiglianza. L'impronta di Dio era stampata in Maria così netta che solo nel Primogenito del Padre le era superiore. Maria può essere chiamata la " secondogenita" del Padre perché, per perfezione data e saputa conservare, e per dignità di Sposa e Madre di Dio e di Regina del Cielo, viene seconda dopo il Figlio del Padre e seconda nel suo eterno Pensiero, che ab aeterno in Lei si compiacque;
il Figlio, essendo anche per Lei " il Figlio" e insegnandole, per mistero di grazia, la sua verità e sapienza quando ancora non era che un Germe che le cresceva in seno;
lo Spirito Santo, apparendo fra gli uomini per una anticipata Pentecoste, per una prolungata Pentecoste, Amore in "Colei che amò", Consolazione agli uomini per il frutto del suo seno, Santificazione per la maternità del Santo.
Dio, per manifestarsi agli uomini nella forma nuova e completa che inizia l'era della Redenzione, non scelse a suo trono un astro del cielo, non la reggia di un potente. Non volle neppure le ali degli angeli per base al suo piede. Volle un seno senza macchia.
Anche Eva era stata creata senza macchia. Ma spontaneamente volle corrompersi. Maria, vissuta in un mondo corrotto - Eva era invece in un mondo puro - non volle ledere il suo candore neppure con un pensiero volto al peccato. Conobbe che il peccato esiste. Ne vide i volti diversi ed orribili. Tutti li vide. Anche il più orrendo: il deicidio. Ma li conobbe per espiarli e per essere, in eterno, Colei che ha pietà dei peccatori e prega per la loro redenzione.
Questo pensiero sarà introduzione ad altre sante cose che darò per conforto tuo e di molti".
Anna con un cantico annunzia di esser madre (da 4.2 a 4.4)
"…. Lode a Dio, al mio Signore, che pietà ebbe di me. Me lo disse la sua luce: "Una stella a te verrà". Gloria, gloria! Tuo sarà questo frutto della pianta, primo e estremo, santo e puro come dono del Signor. Tuo sarà, e per lui venga gioia e pace sulla terra. Vola, o spola. Il filo serra per la tela dell'infante. Egli nasce! A Dio osannante vada il canto del mio cuor".
Entra Gioacchino quando ella sta per ripetere per la quarta volta il suo canto. "Sei felice, Anna? Mi sembri un uccello che faccia primavera. Che canto è mai questo? Non l'ho mai udito da nessuno. Da dove ci viene?". " Dal mio cuore, Gioacchino ". Anna si è alzata ed ora si dirige verso lo sposo, tutta ridente. pare più giovane e più bella.
"Non ti sapevo poeta" dice il marito, guardandola con palese ammirazione. Non sembrano due sposi attempati. Nei loro sguardi è una tenerezza da giovani sposi. "Sono venuto dal fondo dell'orto udendoti cantare. Erano anni che non sentivo la tua voce di tortora innamorata. Vuoi ripetermi quel canto?". "Te lo ripeterei anche se tu non lo chiedessi. I figli di Israele hanno sempre affidato al canto i gridi più veri delle loro speranze, e gioie, e dolori. Io ho affidato al canto la cura di dirmi e di dirti una grande gioia. Sì, anche di dirmela, perché è cosa così grande che, per quanto ne sia certa, ormai, mi sembra ancora non vera…" e ricomincia il canto, ma arrivata al punto "su quel ramo sta una rosa, sta un pomo dei più dolci, sta una stella…" la sua ben tonata voce di contralto si fa prima tremula e poi si spezza, e con un singhiozzo di gioia elle guarda Gioacchino e, alzando le braccia grida: "Sono madre, mio diletto!" e gli si rifugia sul cuore, fra le braccia che egli ha tese e che ora ha rinserrate intorno alla sua sposa felice. E il dolce rimprovero fra i capelli bianco-neri di Anna: "E non me lo dicevi?". "Perché volevo esserne certa. Vecchia come sono …sapermi madre.. Non lo potevo credere vero …e non volevo darti una delusione più amara di tutte. E' dalla fine del dicembre che io sento farsi nuove le mie viscere profonde e mettere, come dico, un nuovo ramo. Ma ora su quel ramo è sicuro il frutto… Vedi? Quella tela è già per quello che verrà". "Non è il lino che hai comperato a Gerusalemme in ottobre?". "Si. L'ho poi filato mentre attendevo …e speravo. Speravo perché l'ultimo giorno, mentre pregavo nel Tempio, il più possibile che sia per una donna presso la Casa di Dio, ed era già sera …ricordi che dicevo: "Ancora, ancora un poco". Non sapevo staccarmi di là senza aver avuto la grazia! Ebbene, nell'ombra che già scendeva, dall'interno del luogo sacro, che io guardavo con attrazione d'anima per strappare un assenso dal Dio presente, ho visto partire una luce, una scintilla di luce bellissima. ….. pareva che da oltre il Velo sacro, dalla Gloria stessa, partisse un fuoco e venisse a me veloce, e nel tagliare l'aria cantasse con voce celeste dicendo: "Ciò che hai chiesto ti venga". E' per quello che io canto: "Una stella a te verrà" ….. Come la chiameremo la creatura nostra, che dolce come canto d'acque sento parlarmi in seno col suo piccolo cuore che batte e batte come quello di una tortorina presa fra il cavo delle mani?…. Stella. La nostra stella, perché non so, penso, penso sia una bambina….."
"Maria allora la chiameremo. Stella del nostro mare, perla, felicità. Il nome della prima grande donna d'Israele. Ma questa non peccherà mai contro il Signore, e a Lui solo darà il suo canto perché a Lui è offerta, ostia prima di nascere". - "A Lui è offerta, si. Maschio o femmina che sia, dopo aver giubilato per tre anni sulla nostra creatura noi la daremo al Signore. Ostie noi pure con essa, per la gloria di Dio".
Non vedo né odo altro.
Nascita di Maria. ( da 5.3 a 5.5 ; da 5.7 a 5.9)
Un'altra ansia ha poi Gioacchino, per la sposa a cui è giunta l'ora di dare alla luce il figlio. La parente lo rassicura che Anna non soffre affatto. Ma egli è in ansia .. anche l'assenza di gridi da parte di Anna lo preoccupa. Dice: "Io sono uomo e non ho mai visto partorire. Ma mi ricordo d'aver sentito dire che l'assenza di doglie è fatale…". Viene la sera anticipata dalla furia di un temporale.. Uno dei garzoni nota la violenza del temporale e dice: "Sembra che Satana sia uscito coi suoi demoni dalla Geenna.Guarda che nubi nere! Senti che fiato di zolfo è nell'aria, e fischi e sibili e voci di lamento e maledizione. Se è lui, è furente questa sera!". L'altro garzone ride e dice: "Gli sarà sfuggita una grande preda, oppure Michele lo ha percosso con nuova folgore di Dio, e lui ne ha corna e coda mozze e arse". Passa una donna e grida: "Gioacchino sta per nascere! E tutto fu svelto e felice!". Il temporale cade di colpo, dopo un ultimo fulmine così violento che sbatte contro le pareti i tre uomini; e sul davanti della casa, nel suolo dell'orto, resta a suo ricordo una buca nera e fumante. E mentre un vagito viene da dietro la porta di Anna, un enorme arcobaleno stende la sua fascia a semicerchio su tutta l'ampiezza del cielo. "Che cosa mai vista!". - "Guardate, guardate!".
"Pare che leghi in un cerchio tutta la terra di Israele, e già, ma guardate, già vi è una stella mentre ancor non è scomparso il sole. Che stella! Brilla come un enorme diamante!…".- " E la luna, là, è tutta piena, mentre ancor mancano tre giorni al suo esserlo. Ma guardate come splende!".
Le donne sopraggiungono festanti con un batuffolino roseo fra le candide tele. E' Maria, la Mamma!…… Anche le donne parlano del temporale e del prodigio della luna, della stella, dell'immenso arcobaleno, mentre con Gioacchino entrano dalla madre felice e le rendono la creaturina. Anna sorride ad un suo pensiero: "E' la Stella" dice. "Il suo segno è nel cielo. Maria, arco di pace! Maria, stella mia! Maria, pura luna! Maria, perla nostra!." - "Maria la chiami?" - " Sì. Maria, stella e perla e luce e pace." - " Ma vuol dire anche amarezza … Non temi portarle sventura?". - " Dio è con Lei. E' sua da prima che fosse. Egli la condurrà per le sue vie ed ogni amarezza si muterà in paradisiaco miele. Or sii della tua mamma … ancora per poco, prima di esser tutta di Dio ....".
E la visione ha termine sul primo sonno di Anna madre e di Maria infante.
27 agosto 1944 - Dice Gesù (5.7 - 5.10)
"Sorgi e affrettati, piccola amica. Ho ardente desiderio di portarti con Me nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria. Ne uscirai con l'anima fresca come fossi tu pure testé creata dal Padre, una piccola Eva che ancora non conosce carne. Ne uscirai con lo spirito pieno di luce, perché ti tufferai nella contemplazione del capolavoro di Dio. Ne uscirai con tutto il tuo essere saturo d'amore, perché avrai compreso come sappia amare Dio. Parlare del concepimento di Maria, la Senza Macchia, vuol dire tuffarsi nell'azzurro, nella luce, nell'amore.
Vieni e leggi le glorie di Lei nel Libro dell'Avo: "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita…. (Salomone, Proverbi cap.8 v.22) "Le avete applicate alla Sapienza, ma parlan di Lei: la bella Madre, la santa Madre, la vergine Madre della Sapienza che Io sono che ti parlo. Ho voluto che tu scrivessi il primo verso di questo inno in capo al libro che parla di Lei, perché fosse confessata e nota la consolazione e la gioia di Dio; la ragione della sua costante perfetta, intima letizia di questo Dio uno e trino, che vi regge e ama e che dall'uomo ebbe tante ragioni di tristezza; la ragione per cui perpetuò la razza anche quando, alla prima prova, s'era meritata d'esser distrutta; la ragione del perdono che avete avuto.
Aver Maria che lo amasse. Oh! Ben meritava creare l'uomo e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine bella, la Vergine santa, la Vergine immacolata, la Vergine innamorata, la Figlia diletta, la Madre purissima, la Sposa amorosa! Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Iddio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino. E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei, perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l'aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la gran luce del Paradiso, ed ogni sfavillio è una grazia all'universo, alla razza dell'uomo, creato dal desiderio del Dio trino di vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine…. Fischia,o Satana il tuo livore mentre Ella nasce. Questa Pargola ti ha vinto!….Il suo nome, il suo sguardo, la sua purezza sono lancia, folgore e pietrone che ti trafiggono, che ti abbattono, che ti imprigionano nella tua tana d'Inferno, o Maledetto, che hai tolto a Dio la gioia di esser Padre di tutti gli uomini creati!…. E' la Vergine. E' l'Unica. E' la Perfetta. E' la Completa. Pensata tale. Generata tale. Rimasta tale… E' l'Abisso della intangibilità, della purezza, della grazia, che si perde nell'Abisso da cui è scaturito: in Dio, Intangibilità, Purezza, Grazia Perfettissime. Ecco la rivincita del Dio trino e uno… ".