SEGUE "I Magi adorano Gesù"
Non cercavano un utile proprio. Anzi vanno incontro a fatiche e spese, e nulla chiedono di compenso che sia umano. Chiedono soltanto che Dio di loro si ricordi e li salvi per l'eternità.
Come non hanno nessun pensiero di futuro compenso umano, così non hanno, quando decidono il viaggio, nessuna umana preoccupazione. Voi vi sareste messi mille cavilli: " Come farò a fare tanto viaggio in paesi e fra popoli di lingua diversa? Mi crederanno o mi imprigioneranno come spia? Che aiuto mi daranno nel passare deserti e fiumi e monti? E il caldo? E il vento degli altipiani? E le febbri stagnanti lungo le zone paludose? E le fiumane gonfiate dalle piogge? E il cibo diverso? E il diverso linguaggio? E... e... e ". Così ragionate voi. Essi non ragionano così. Dicono con sincera e santa audacia: " Tu, o Dio, ci leggi nel cuore e vedi che fine perseguiamo. Nelle tue mani ci affidiamo. Concedici la gioia sovrumana di adorare la tua Seconda Persona fatta Carne per la salute del mondo ".
Basta. E si mettono in cammino dalle Indie lontane. (Gesù mi dice poi che per Indie vuol dire l'Asia meridionale, dove ora è Turchestan, Afganistan e Persia). Dalle catene mongoliche sulle quali spaziano unicamente le aquile e gli avvoltoi e Dio parla col rombo dei venti e dei torrenti e scrive parole di mistero sulle pagine sterminate dei nevai. Dalle terre in cui nasce il Nilo e procede, vena verde azzurra, incontro all'azzurro cuore del Mediterraneo, né picchi, né selve, né arene, oceani asciutti e più pericolosi di quelli marini, fermano il loro andare. E la stella brilla sulle loro notti, negando loro di dormire. Quando si cerca Dio, le abitudini animali devono cedere alle impazienze e alle necessità sopraumane.
La stella li prende da settentrione, da oriente e da meridione, e per un miracolo di Dio procede per tutti e tre verso un punto, come, per un altro miracolo, li riunisce dopo tante miglia in quel punto, e per un altro dà loro, anticipando la sapienza pentecostale, il dono di intendersi e di farsi intendere così come è nel Paradiso, dove si parla un'unica lingua, quella di Dio.
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35. Fuga in Egitto. Insegnamenti sull'ultima visione legata all'avvento di Gesù.
9 giugno 1944.
'Il mio spirito vede la seguente scena.
E' notte. Giuseppe dorme sul suo tettuccio nella minuscola stanzetta. Un placido sonno di chi si riposa dal molto lavoro compiuto con onestà e solerzia.
Lo vedo nell'oscurità dell'ambiente, che è appena rotta da un filo di luce lunare che penetra da una fessura dell'impan-nata lasciata accostata ma non serrata del tutto, come se Giu-seppe avesse caldo nella piccola stanza o volesse avere quel filo di luce per sapersi regolare all'alba e alzarsi sollecito. E' volto su un fianco e nel sonno sorride a chissà quale visione che vede nel sogno.
Ma il sorriso si cambia in affanno. Sospira profondamente, come fa chi è preso da un incubo, e si sveglia con un soprassal-to. Si siede sul letto, si stropiccia gli occhi e si guarda intorno. Guarda verso la finestrella da cui viene quel filo di luce. E' notte alta, ma egli afferra la veste stesa ai piedi del letto e, sempre stando seduto sul letto, se la infila sulla tunica bianca dalle corte maniche che aveva sulla pelle. Scosta le coperture, mette i piedi a terra e cerca i sandali. Se li mette e allaccia. Si alza in piedi e si dirige alla porta di fronte al suo letto, non a quella che ha al fianco dello stesso e che conduce nello stan-zone dove furono accolti i Magi.
Picchia piano, appena un tic-tic, con la punta delle dita. De-ve sentire che lo si invita ad entrare, perché apre con atten-zione la porta e la riaccosta senza rumore. Prima di andare alla porta ha acceso un piccolo lume ad olio, ad una sola fiam-ma, e si fa perciò lume con questo. Entra. Ma in una camera, di poco più vasta della sua e nella quale vi è un basso lettino presso una cuna, vi è già un lumino che arde, e la f"fiammella oscillante in un angolo pare una stellina dalla luce tenue e dorata che permetta di vedere senza dar noia a chi dorma.
'Ma Maria non dorme. E' inginocchiata presso la cuna nella sua veste chiara e prega, vegliando Gesù che dorme tran-quillo, Gesù che ha l'età che gli vidi nella visione dei Magi. Un infante di circa un anno, bello, roseo e biondo, che dorme con la testolina ricciuta affondata nel guanciale e una mani-na serrata a pugno sotto la gola.
" Non dormi? " chiede Giuseppe a voce bassa e stupita.
" Perché? Gesù non sta bene? ".
" Oh, no! Egli sta bene. Io prego. Ma per certo che poi dor-mirò. Perché sei venuto, Giuseppe? ". Maria parla rimanendo inginocchiata dove era.
Giuseppe parla a voce bassissima per non svegliare il Bam-bino, ma concitata. " Bisogna andare via subito di qui. Ma su-bito. Prepara il cofano e un sacco con quanto puoi mettervi. Io preparerò il resto, porterò più che posso:.. All'alba fuggire-mo. Lo farei anche prima, ma devo parlare alla padrona di ca-sa... ".
" Ma perché questa fuga? ".
" Ti dirò poi meglio. E' per Gesù. Un angelo me l'ha detto: " Prendi il Fanciullo e la Madre e fuggi in Egitto ". Non per-dere tempo. Io vado a preparare ciò che posso ".
'Non c'è bisogno di dire a Maria di non perdere tempo. Ap-pena ha sentito parlare di angelo, di Gesù e di fuga, ha com-preso che vi è un pericolo per la sua Creatura ed è balzata in piedi più bianca in viso di una cera, tenendosi una mano sul cuore, angosciata. E ha subito cominciato a muoversi lesta e leggera ed a sistemare gli indumenti nel cofano e in un ampio sacco, che ha steso sul suo letto ancora intatto. E' certo ango-sciata, ma non perde la testa e fa le cose sollecitamente ma con ordine. Ogni tanto, passando presso la cuna, guarda il Bam-bino che dorme ignaro.
" Hai bisogno di aiuto? " chiede di tanto in tanto Giuseppe, mettendo il capo dentro la porta rimasta socchiusa.
" No, grazie " risponde sempre Maria.
Solamente quando il sacco è pieno, e deve essere pesante, chiama Giuseppe perché l'aiuti a chiuderlo e a levarlo dal let-to. Ma Giuseppe non vuole essere aiutato e fa da sé, prenden-do il lungo involto e portandolo nella sua cameretta.
" Prendo anche le coperte di lana? " chiede Maria.
" Più che puoi prendi. Il resto lo perderemo. Ma più che puoi prendilo. Ci farà comodo perché... perché dobbiamo stare via molto, Maria!... ". Giuseppe è molto addolorato nel dire que-sto. E Maria si può pensare come è. Piega sospirando le coltri sue e di Giuseppe, e questi le lega con una fune. " Lasceremo i trapunti e le stuoie " dice mentre lega le coltri. " Anche se prendo tre asinelli, non posso gravarli troppo. Dobbiamo fare lunga e disagevole via, parte fra montagne e parte nel deser-to. Copri bene Gesù. Le notti saranno fredde, tanto nelle mon-tagne che nel deserto. Ho preso i doni dei Magi perché ci faranno comodo laggiù. Quanto ho lo spendo tutto per comperare i due asinelli. Non possiamo rimandarli indietro e devo acquistarli. Io vado senza attendere l'alba. So dove cercarli. Tu finisci di preparare tutto ". Ed esce.
Maria raccoglie ancora qualche oggetto, poi, dopo avere osservato Gesù, esce e torna con delle piccole vesti che paiono ancora umide, forse lavate nel giorno avanti. Le piega e avvolge in un telo e le unisce alle altre cose. Non c'è più nulla.
Si volge intorno e vede in un angolo un giocattolo di Gesù: una pecorina intagliata nel legno. La prende con un singhiozzo e la bacia. Il legno porta le tracce dei dentini di Gesù, e le orecchie della pecorina sono tutte morsicchiate. Maria carezza quell'oggetto senza valore, di un povero legno chiaro, ma di tanto valore per Lei, perché le dice l'affetto di Giuseppe per Gesù e le parla del suo Bambino. Mette anche quello presso le altre cose sul cofano chiuso.
'Ora non c'è proprio più nulla. Solo Gesù nella sua cunella. Maria pensa che sia bene preparare anche il Bambino. Va alla cuna e la scuote un poco per svegliare il Piccino. Ma Egli ha solo un breve mugolio e si volta, continuando a dormire. Maria lo carezza piano sui ricciolini. Gesù apre la bocchina ad uno sbadiglio. Maria si curva e lo bacia sulla gota. Gesù finisce di destarsi. Apre gli occhi. Vede la Mamma e sorride, e tende le manine al seno di Lei.
Sì, amore della tua Mamma. Sì, il latte. Prima dell'ora solita... Ma Tu sei sempre pronto a succhiare la tua Mamma, agnellino mio santo! ".
Gesù ride e scherza agitando i piedini fuori delle coperte, agitando le braccia con una di quelle allegrie degli infanti, così belle a vedersi. Punta i piedini contro lo stomaco della Mamma, si curva ad arco e appoggia anche il tapino biondo sul seno di Lei, e poi si butta indietro e ride con le manine afferrate ai cordoncini che stringono al collo la veste di Maria, tentando di aprirla. Nella sua carnicina di lino Egli appare bellissimo, grassottello, roseo come un fiore.
Maria si curva e, stando così, attraverso la cuna come una protezione, piange e sorride insieme, mentre il Bambino cinguetta quelle parole, che non son parole, di tutti i bambinelli e nelle quali è netta e ripetuta la parola" mamma". La guarda, stupito di vederla piangere. Stende una manina verso le righe lucide del pianto e se la bagna nella carezza. E, vezzoso, si riappoggia al seno materno e ci si raccoglie tutto contro, carezzandolo con la manina.
Maria lo bacia fra i capelli e se lo prende in collo, si siede, lo veste. Ecco, la vestina di lana è infilata, ed ecco messi i sandaletti minuscoli. Gli dà il latte e Gesù succhia avido il buon latte della sua Mamma e, quando gli sembra che da destra ne venga più poco, va a cercare a sinistra, e ride nel farlo, guardando da sotto in su la Mamma. Poi si addormenta da capo sul seno di Lei, la gotina rosea e tonda ancora contro la mammella bianca e tonda.
Maria si alza piano piano e lo depone sulla trapunta del suo letto. Lo copre con il suo mantello. Torna alla cuna e piega le piccole coperture. Riflette se sia bene prendere anche il materassino. E' tanto piccino! Lo si può prendere. Lo mette, insieme al cuscino, presso le cose già messe sul cofano. E piange sulla cuna vuota, povera Mamma, perseguitata nella sua Creatura.
'Torna Giuseppe. " Sei pronta? E' pronto Gesù? Hai preso le sue coperte, il suo lettino? Non possiamo portare la cuna, ma almeno Egli abbia il suo materassino, povero Piccino che cercano a morte! ".
" Giuseppe!". Maria ha un grido mentre si afferra al braccio di Giuseppe.
" Sì, Maria, d morte. Erode lo vuole morto... perché ne ha paura... per il suo regno umano ha paura di questo Innocente, quella belva immonda. Cosa farà quando capirà che Egli è fuggito, non so. Ma noi saremo lontani, ormai. Non credo che si vendicherà cercandolo sino in Galilea. Già sarebbe troppo difficile per lui scoprire che noi siamo galilei e tanto meno di Nazareth e chi siamo, di preciso. A meno che Satana non lo aiuti per ringraziarlo d'essergli servo fedele. Ma... se ciò avvenisse... Dio ci aiuterà lo stesso. Non piangere, Maria. Vederti piangere mi è un dolore ben più forte di quello di dover andare in esilio ".
" Perdonami, Giuseppe! Non è per me che piango, né per il poco bene che perdo. Piango per te... Hai già dovuto sacrificarti tanto! Ed ora torni a non avere più clienti, né casa. Quanto ti costo, Giuseppe! ".
" Quanto? No, Maria. Non mi costi. Mi consoli. Sempre. Non pensare al domani. Abbiamo le ricchezze dei Magi. Ci aiuteranno nei primi tempi. Poi troverò lavoro. Un operaio onesto e capace si fa subito strada. Hai visto qui. Non mi bastano le ore al lavoro che ho ".