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APRILE 2005

     

La Resurrezione di Gesù Da "L'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta

Rubrica a cura di Rita

Le guardie, annoiate, infreddolite, assonnate, in varie pose vegliano il Sepolcro, la cui porta di pietra è stata rinforzata, al suo orlo, da un grosso strato di calcina, sul bianco opaco della quale spiccano i larghi rosoni di cera rossa, impressi direttamente nella calcina fresca, del sigillo del Tempio.

Le guardie devono avere acceso un focherello nella notte, perché vi è della cenere a dei tizzi mal bruciati al suolo, e devono avere giocato e mangiato, perche sono ancora sparsi resti di cibo. Poi, stanche, hanno lasciato tutto in asso, cercando pose più o meno comode per dormire o per vegliare.

Nel cielo che all'oriente è una plaga tutta rosata che sempre più si estende nel cielo sereno, dove peraltro ancora non è raggio di sole, si affaccia una meteora splendentissima, che scende, palla di fuoco di insostenibile splendore, seguita da una scia rutilante. Scende velocissima verso la Terra, spargendo una lute cosi intensa, fantasmagorica, paurosa.nella sua bellezza, che la luce rosata dell'aurora se ne annulla, superata da questa incandescenza bianca.

Le guardie alzano il capo stupite, anche perché, con la luce, viene un boato potente, armonico, solenne. che empie di sé tutto il Creato. Viene da profondità paradisiache l'alleluia, il gloria angelico, che segue to Spirito del Cristo che torna nella sua Carne gloriosa.

La meteora si abbatte contro l'inutile serrame del Sepolcro, lo divelle, lo atterra, fulmina di terrore e di fragore le guardie messe a carcerieri del Padrone dell'Universo, dando, col suo tomare sulla Terra, un nuovo terremoto, come lo aveva dato quando dalla Terra era fuggito questo Spirito del Signore. Entra nel buio Sepolcro, che si fa tutto chiaro della sua luce indescrivibile, e mentre questa permane sospesa nell'aria immobile, to Spirito si riinfonde nel Corpo immoto sotto le funebri bende.

Tutto questo non in un minuto, ma in frazione di minuto, tanto 1'apparire, lo scendere, il penetrare e scomparire della Luce di Dio è stato rapido...

11 «Voglio» del divino Spirito alla sua fredda Carne non ha suono. Esso a detto dall'Essenza alla Materia immobile. Ma nessuna parola viene percepita da orecchio umano. La Carne riceve il comando e ubbidisce ad esso con un fondo respiro... Null'altro per qualche minuto.

Sotto il sudario e la sindone la Came gloriosa si ricompone in bellezza eterna, si desta dal sonno di morte, ritorna dal <<niente>> in cui era, vive dopo essere stata morta.

Certo i1 cuore si desta e dà il primo battito, spinge nelle vene il gelato sangue superstite e subito ne crea la totale misura nelle arterie svuotate, nei polmoni immobili, nel cervello oscurato, e riporta calore, sanita, forza, pensiero.

Un altro attimo, ed ecco un moto repentino sotto la sindone pesante.

Così repentino che, dall'attimo in cui Egli certo muove le mani incrociate al momento in cui appare in piedi imponente, spiendidissimo nella sua veste di immateriale materia, soprannaturalmente bello e maestoso, con una gravità che lo muta e lo eleva pur lasciandolo Lui, l'occhio fa appena in tempo ad afferrarne i trapassi. Ed ora lo ammira: cosi diverso da quanto la mente ricorda, ravviato, senza ferite né sangue, ma solo sfolgorante della luce che scaturisce a fiotti.dalle cinque piaghe e si emana da ogni poro della sua epidermide.

Quando muove il primo passo - e nel moto i raggi scaturenti dalle Mani e dai Piedi lo aureolano di lame di luce: dal Capo cinto di un serto, che è fatto dalle innumeri piccole ferite della corona che non dando piu sangue ma solo fulgore, all'orlo dell'abito quando, aprendo le braccia che ha incrociate sul petto, scopre la zona di luminosità vivissima che trapela dalla veste accendendola di un sole all'altezza del Cuore - allora realmente è la <<Luce>> che ha preso corpo.

Non la povera luce della Terra, non la povera luce degli astri, non la povera luce del sole. Ma la Luce di Dio: tutto il fulgore paradisiaco che si aduna in un solo Essere e gli dona i suoi azzurri inconcepibili per pupille, i suoi fuochi d'oro per capelli, i suoi candori angelici per veste e colorito, e tutto quello che è , di non descrivibile con parola umana, il sopraeminente ardore della Ss. Trinità, che annulla con la sua potenza ardente ogni fuoco del Paradiso, assorbendolo in Sé per generarlo nuovamente ad ogni attimo del Tempo eterno, Cuore del Cielo che attira e diffonde il suo sangue, le non numerabili stille del suo sangue incorporeo: i beati, gli angeli, tutto quanto è il Paradiso: 1'amore di Dio, l'amore a Dio, tutto questo è la Luce c he è , c he forma il Cristo Risorto.

Quando si sposta, venendo verso l'uscita, e l'occhio può vedere oltre il suo fulgore, ecco the due luminosità bellissime, ma simili a stelle rispetto al sole, mi appaiono l'una di qua, l'altra di là della soglia, prostrate nell'adorazione al loro Dio, the passa awolto nella sua luce, beatificante nel suo sorriso, ed esce, abbandonando la funebre grotta e tornando a calpestare la terra, che si desta di gioia e splende tutta nelle sue rugiade, nei colori delle erbe e dei roseti, nelle infinite corolle dei meli, che si aprono per un prodigio al primo sole che le bacia e al Sole eterno che sotto esse procede.

Le guardie sono là, tramortite... Le forze corrotte dell'uomo non vedono Dio, mentre le forze pure dell'universo - i fiori, le erbe, gli uccelli -ammirano e venerano il Potente che passa in un nimbo di luce sua propria e in un nimbo di luce solare.

I1 suo sorriso, lo sguardo the si posa sui fiori, sulle ramaglie, che si alza al cielo sereno, tutto aumenta in bellezza. E più soffici e sfumati di un setoso rosare sono i milioni di petali che fanno una spuma fiorita sul capo del Vincitore. E più vividi sono i diamanti delle rugiade. E più azzurro è il cielo che specchia i suoi Occhi fulgenti, e festoso il sole che pennella di letizia una nuvoletta portata da un vento leggero, che viene a baciare il suo Re con fragranze rapite ai giardini e con carezze di petali setosi.

Gesù alza la Mano e benedice e poi mi scompare alla vista, lasciandomi in una letizia che cancella anche il più lieve ricordo di tristezze e sofferenze e titubanze sul domani...

Gesu risorto appare a Sua Madre. [21 febbraio 1944]

Maria ora a prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato (.. prima, quando invocava Dio Padre perche affrettasse il risorgere di Gesù).

La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte e, col raggio del primo sole, entra Gesù.

Maria, che s'è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei.

Ella si raddrizza sui ginocchi e, congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto: “Signore, mio Dio”. E resta cosi rapita nel contemplarlo, col viso tutto tavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall'estasi.

Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le Mani dalle cui ferite escono raggi che fanno ancor più luminosa la sua Came gloriosa: «Mamma!» . Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell'incontro sul Calvario e dell'agonia. E' un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma, che non osa toccarlo, e le mette le sue Mani sotto i gomiti piegati, e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia.

Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che 1'ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e 1o bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle Guance risanate, sulla Bocca non più enfiata.

E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d'un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia.

Poi si alza, lo guarda, non osa. Ma Egli sorride e capisce Socchiude la veste sul petto e dice:

«E questa, Mamma, non la baci questa che t'ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l'ultimo ricordo di tutto quanto è dolore, e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto» .

E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le labbra sulle labbra della ferita del Costato, da cui escono fiotti di luce vivissima. 11 viso di Maria a aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio.

Ella bacia, bacia, mentre Gesu la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva.

Ora Gesu parla. “Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio. La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta. Mamma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte. Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed oltre la Terra. Esse sono venute meco sulla Croce e nel Limbo. Erano l'incenso che precedeva il Pontefice, che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel Tempio che non muore: nel mio Cielo. Esse sono venute meco in Paradiso, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore, perche gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno. Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito, che ne hanno sorriso come del fore piu b ello e del canto piu dolce nati in Paradiso. Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi cittadini della mia Gerusalemme, ed io ti porto il loro grazie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d'anima, Giuseppe.

Tutto il Cielo canta il suo osanna a te, Madre mia, Mamma santa! Un osanna che non muore, che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni sono.

Ora Io vado al Padre con la mia veste umana. Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d'Uomo con cui ha vinto il Peccato dell'Uomo. Ma poi verrò ancora. Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta fortezza per resistere al mondo.

Poi salirò al Cielo. Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo? (si riferisce al velo della Veronica su cui era impresso il Suo volto e che era stato portato a Maria per conforto, e guardandolo la Madre supplicava Gesù di far presto perché si sentiva mancare nell'attesa) Io, nel mio annichilimento, ho sprigionato ancora potenza di, miracolo per te, per darti quel conforto. Ma per te compio un altro miracolo.

Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi ( nel seno).

Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore. Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perche molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola farai piu di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono.

Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani.

Poi Io verro a prenderti. E non sarò piu I o in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso.

Ora vado, Mamma. Vado a fare felice l'altra Maria (di Magdala). Poi salgo al Padre. Indi verrò a chi non crede. Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio».

E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattutino e sereno.

Gesù si manifesta a Maria di Magdala

Maria di Magdala è vicina al sepolcro vuoto, parla ad un uomo che crede il custode del giardino senza neanche guardarlo: "Dimmi dov'è il corpo del Signore, ed io lo prenderò. Vuoi,che ti compri il suo Corpo? Lo farò ....... Pietà per una povera donna... Per me non vuoi? ... per sua Madre, allora".

"Maria!'". Gesù sfavilla nel chiamarla. Si svela nel suo fulgore trionfante. " Rabboni!". Maria si alza nel grido che empie il giardino, corre ai piedi di Gesù, li vorrebbe baciare. Ma Gesù la ferma toccandola appena col sommo delle dita presso la fronte: "Non mi toccare! Non sono ancora salito al Padre, va' dai fratelli e amici e di' loro che torno al Padre mio e vostro. E poi verrò da loro".

E Gesù scompare assorbito da una luce insostenibile. Maria bacia il suolo dove Egli era e corre via.



 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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