“SETTANTA VOLTE SETTE” Dada
“Gli uomini non possono vivere insieme se non si perdonano a vicenda,
di essere solo ciò che sono” (Francois Varillon)
Provando a ripercorrere mentalmente la mia vita fin da quando ero bambina, ma già in grado di cogliere momenti belli e momenti dolorosi, ho la conferma che l’esistenza di una persona è costellata di occasioni variegate, che si avvicendano, secondo un disegno non sempre comprensibile, anzi talvolta oscuro e misterioso, comunque sempre legato alla nostra vita di relazione.
Nasciamo dall’unione di due persone che, attraverso noi hanno arricchito questo nostro mondo di umanità, ovvero di rapporti fra individui che si ameranno, si odieranno, si perdoneranno, si esprimeranno nella pace e nella guerra, come è sempre successo nella storia dell’uomo. Ma quelle occasioni, di cui si è accennato, si possono sempre riconoscere ed apprezzare? Ci hanno aiutato a crescere? Fino a che punto la nostra insipienza, o la pigrizia, la mancanza di coraggio, la superficialità non ci hanno permesso di riconoscere in tempo che qualunque occasione si sia presentata nella nostra vita è importante e motivo di crescita? Ci siamo fermati a riflettere o la nostra risposta è stata istintiva, irrazionale? Quante occasioni abbiamo lasciato cadere nella banalità, o peggio, ci hanno provocato rabbia e risentimento?
Il fatto stesso di vivere in una comunità porta in sé una serie di istanze che inglobano anche l’offesa e il perdono.
Si tratta quasi sempre, e per fortuna, di piccole cose del quotidiano da dimenticare, piccole offese da cancellare dalla memoria. Io non le chiamerei neanche “offese da perdonare”, ci mancherebbe altro.
Allora la tolleranza a che cosa servirebbe? Il perdono è qualcosa di più importante; si tratta talvolta di dover guarire il nostro cuore, che ci pare non cessi mai di sanguinare.
In questo caso è necessario fare qualche cosa subito, elaborando dentro di noi una disponibilità generosa, pronta al perdono.
Non è semplice. L’esercizio della riconciliazione è comunque un fatto che coinvolge la persona umana e il suo modo di porsi in relazione. Chi offende spezza un legame, chi perdona ricuce un rapporto altrimenti destinato a morire.
L’esempio che si riceve in casa dai nostri familiari può aiutare o, al contrario, complicare le cose.
Tornando alla riflessione sulla mia vita, devo dire che ho sempre visto in mia madre una naturale propensione al perdono, e così è stato anche in mio marito. Con il loro esempio mi sono formata, prima da figlia e poi da moglie, una mentalità tendente al perdono. Non voglio banalizzare, giacché l’argomento offre molti spunti di riflessione profonda, ma vivere in un ambiente portato alla riconciliazione aiuta molto ed io voglio farne tesoro.
Il titolo di questa rubrica: “Settanta volte sette” introduce un argomento molto impegnativo ed interessante; esso è la risposta che Gesù diede a Pietro;
“Pietro si fece avanti e domandò a Gesù: «Signore, quante volte ,se un mio fratello peccherà contro di me, dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte , ma fino a settanta volte sette”.
(Mt 18:21-22)