LA RICONCILIAZIONE TRA I POPOLI Dada
Un altro capitolo del libro “L’arte di perdonare” (Vedi in questa rubrica nel numero di maggio 2012) parla de “La riconciliazione tra i popoli” pagg 88-93). Riporto qui di seguito integralmente.
La storia spesso contrassegnata da ostilità tra i diversi popoli ha creato profonde spaccature. Finché queste spaccature non vengono superate, la pace non è possibile sul nostro pianeta. Nel Terzo Reich il popolo tedesco si è macchiato di una colpa infinita perché voleva sterminare il popolo ebraico. Non si trattava soltanto degli ebrei ma anche dei popoli dell’Est europeo contro i quali l’esercito tedesco si era scatenato senza rispettare il diritto dei popoli. Viste queste premesse non può quindi meravigliarci che siano nati dei pregiudizi contro i tedeschi. Grazie al cielo esistono anche le eccezioni. Dopo la guerra il comandante delle truppe tedesche stanziate ad Assisi è stato invitato dalla popolazione locale che gli ha reso omaggio dal momento che questo “nemico” si era impegnato a favore degli abitanti della città. Egli aveva infatti donato alla città l’attrezzatura dell’ospedale militare tedesco. Tuttavia ovunque sono aperte le ferite provocate dai soldati tedeschi e soprattutto dalle SS e dalla Gestapo nei paesi occupati.
Dopo la guerra i soldati tedeschi hanno avuto difficoltà ad affrontare la colpa di cui si erano macchiati. E anche oggi preferiscono evitare il compito di ammettere la loro colpa e cercare la riconciliazione. Per guarire le ferite tra i tedeschi e i popoli che hanno combattuto contro la Germania durante la seconda guerra mondiale, il principe Albrecht von Castell-Castell, un cristiano convinto, ha avuto l’idea di percorrere insieme con altri amici, le strade della riconciliazione in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della guerra. Il principe, nato nel 1925, era stato soldato negli ultimi due anni del conflitto. Così ha invitato alcuni amici cristiani e due ebrei a recarsi insieme a lui nei paesi contro cui la Germania aveva combattuto la guerra per chiedere perdono alla popolazione locale a nome del popolo tedesco. Ad Auschwitz ha chiesto perdono per l’antisemitismo presente nella sua famiglia e tra la nobiltà tedesca. Con i suoi “percorsi di riconciliazione” voleva che in Germania si sviluppasse un movimento per il perdono e la riconciliazione, soprattutto tra le persone più anziane, sulle quali grava ancora il peso di conflitti irrisolti che risalgono al periodo bellico.
Grazie all’invocazione di perdono espressa dal principe uno zingaro che aveva avuto esperienze terribili nel campo di concentramento di Dachau si è sentito “libero da timori, libero da rabbia e ira contro il popolo tedesco … come rinato” (Castell, p.236). Con l’invocazione del perdono si è creato un clima di fiducia in cui le persone colpite durante la guerra hanno potuto piangere per il male subito e allo stesso tempo distaccarsi da esso. Così è nata un’atmosfera di cordialità, si sono allacciati nuovi rapporti. Le persone coinvolte si sono sentite seriamente prese in considerazione nel dolore, nella rabbia e nell’impotenza che si sono portate dietro per anni. E così una nuova convivenza è divenuta possibile.
Alcuni ritengono che una nazione non possa vivere vestendo sempre il saio della penitenza in quanto questo comporterebbe una nevrosi collettiva. Ma scusarsi con i popoli che hanno subito ingiustizie e sofferenze non è un’umiliazione, significa invece far rinascere l’altro. Questo atto libera la coscienza dai sensi di colpa che molti si portano ancora dietro senza saperlo. Crea chiarezza nei rapporti con gli altri popoli. Mi fa sempre soffrire quando alcuni fanno subito riferimento alle nefandezze di altri popoli. Naturalmente dopo la liberazione anche i popoli che erano stati sottomessi hanno inflitto grandi sofferenze alla popolazione civile tedesca. Tuttavia è pur sempre una legge psicologica quella secondo cui le persone che sono state ferite feriscono a loro volta. Si sono vendicate delle ferite che hanno subito, ottenendo così il risultato di ingigantire l’ingiustizia. E’ stato il circolo vizioso della violenza che ha fatto nascere la violenza tedesca. Questo circolo vizioso può essere spezzato soltanto se chi lo ha generato è disposto a scusarsi senza attribuire la propria colpa ad altri. Chi si scusa induce anche l’altro ad ammettere dentro di sé la propria colpa. E allora può nascere una nuova convivenza priva del peso del passato. La rimozione della colpa è certamente anche una delle cause della nascita di gruppi di estrema destra.
Non è necessario concentrarci solo sul passato tedesco. Nel nostro mondo nascono continuamente conflitti che derivano dalla mancanza di riconciliazione tra determinati gruppi etnici o razze diverse. Per esempio si pensi al conflitto insanabile nell’ex Iugoslavia. Da tutte le parti sono state commesse così tante ingiustizie che sarà difficile riportare l’armonia tra queste persone. Nessun atto di violenza militare riuscirà a superare l’odio. In ogni occasione l’odio riesploderà e condurrà a vendette nei confronti di quanti hanno ucciso parenti e amici. Purtroppo anche in questo caso le chiese e i popoli responsabili non hanno svolto una funzione riconciliatrice sui loro connazionali, contribuendo spesso a solidarizzare contro gli altri e a demonizzarli accusandoli di barbarie. E’ certamente necessaria la presenza di molte persone disposte alla riconciliazione a al perdono.
In Sud Africa l’apartheid è stato per lungo tempo la causa di molti conflitti. Uomini come Mandela e de Klerk sono riusciti a dare vita a un processo di riconciliazione. Naturalmente un simile processo richiede del tempo. E vecchi conflitti riesploderanno. Ma nonostante tutto è quasi un miracolo che i bianchi e i neri riescano a collaborare in pace. Martin Luther King ha compiuto un miracolo simile negli Stati Uniti. Con la protesta non violenta e un cuore dominato dalla riconciliazione ha smosso i rigidi schieramenti dei bianchi e dei neri. In Medio Oriente è stato Sadat che non si è rassegnato a dover cementare l’ostilità con Israele. Invece ha portato avanti il processo di pace tra gli ebrei e gli arabi. Anche qui esistono ancora numerosi ostacoli da superare, ma almeno è stato dimostrato chiaramente che si può di nuovo dialogare e che si vuole risolvere i problemi insieme. Sono sempre state persone che erano riconciliate con se stesse, libere dai pregiudizi che fino a quel momento dividevano i popoli e i gruppi. Hanno spezzato il circolo vizioso delle accuse reciproche. Non hanno negato la colpa, ma erano disposte al perdono e ad un nuovo inizio.
I conflitti in Ruanda e Burundi hanno portato due etnie diverse a una rivalità letale. Finché esisterà questa rivalità si potranno impiegare tutti i mezzi militari e finanziari che si desiderano, ma non si otterrà nulla. E’ necessaria innanzitutto la riconciliazione nei cuori prima che sia possibile anche una politica della riconciliazione. In questo caso proprio le chiese cristiane nei due gruppi etnici hanno un compito importante. Tuttavia si nota come spesso il messaggio cristiano raggiunga soltanto la testa e non riesca a superare le ostilità radicate più in profondità. Evidentemente negli uomini esistono forze irrazionali che risultano inaccessibili a qualsiasi intervento della ragione. Queste forze inconsce sono legate alla storia delle tribù, ma anche agli anni di sottomissione e di ingiustizia. Qui ci sarebbe bisogno di uomini e donne che nella chiesa e in politica porgessero la mano e s’impegnassero per la riconciliazione. L’esempio si estenderebbe anche al popolo.
Un conflitto che angoscia noi cristiani continua ad infuriare in Irlanda del Nord. E’ una vergogna che cattolici e protestanti lottino gli uni contro gli altri con tale brutalità. Nonostante numerosi tentativi da entrambe le parti, le ostilità continuano. Evidentemente questa inimicizia non ha solo origini legate alla religione. Gli anni in cui i cattolici si sono trovati in una situazione economica e sociale svantaggiata hanno portato ad un potenziale di violenza che non si può far scomparire con bei discorsi. Nonostante tutto, le iniziative a favore della pace in Irlanda del Nord non sono rimaste prive di frutti. Anche qui si può notare per lo meno un cambiamento di atteggiamento e possiamo sperare che l’annuncio pubblico della rinuncia all’uso della violenza venga rispettato e la pace si faccia progressivamente strada nelle teste e nei cuori delle persone. I primi passi sono stati compiuti, però occorre sempre la disponibilità al perdono affinché la riconciliazione si possa imporre.
Cari LAM, nell’augurare a voi e a tutti i lettori de “L’Incontro”, un’estate serena, confidando nella benevolenza di Dio, spero che veramente tutti riusciamo ad aprire il nostro cuore alla riconciliazione e al perdono. Infatti tutti abbiamo qualcosa da perdonarci e da perdonare. Chiediamo al Signore un cuore aperto alla verità e desideroso di pace.
L’Amore Misericordioso ci aiuti in questo percorso.
Un abbraccio. Dada