ALCUNE RIFLESSIONI SUL PERDONO Dada
L’offesa è un male, il perdono è riparazione al male subito. Il male, in qualunque sua forma, è disprezzo del prossimo, il perdono redime.
Dunque il perdono, che è bene, ricuce un rapporto altrimenti destinato a finire e si oppone al male di chi vuole infliggerci un’offesa, materiale o morale che sia. Il riscatto da tanta negatività si ottiene nella prospettiva della redenzione.
Come il Grande Perdono Redentore è stato attualizzato da Gesù, così anche noi cristiani possiamo, a modello di Gesù, esercitare il perdono. Noi siamo popolo di Dio, uniti a Lui e, come Lui, sacerdoti, profeti e re: redentori anche noi. La nostra S. Messa, nel suo rituale, fin dall’inizio, ci introduce nell’umile richiesta di perdono e ci pone l’animo in condizione di perdonare. Il Padre Nostro, recitato in comunione con l’Assemblea, ne è chiara testimonianza. Nel “Credo” la citata “comunione dei Santi e la remissione dei peccati” continua a far riferimento a quanto detto. La S. Messa è il Rito del Perdono per eccellenza, perché si appella a Dio, che è Amore Assoluto.
Come perdonare? Non credo ci sia un metodo vero e proprio che vada bene per tutti gli uomini di buona volontà. C’è un modello, un punto di riferimento, che è Dio. Ma ciascuno di noi mette al servizio di Cristo Redentore, la propria personalità, il carattere, la sensibilità, l’intelligenza che gli sono proprie.
Il perdono dunque si diversifica e necessita di creatività. Io “creo” il mio perdono, nell’Amore. In questo modo si potrebbe partire nel processo di redenzione del peccato che ci ha offeso.
In questo periodo chi scrive si trova fortemente coinvolto nel dover – e volere – perdonare a mali – più di uno – e offese molto pesanti, di ordine materiale e morale.
Chiedere allo Spirito Santo di darmi fortezza, discernimento, intelletto mi è di grande consolazione e mi aiuta a superare momenti di smarrimento e di intimo dolore.
Ma è giusto subire senza reagire? Esiste una giustizia umana cui fare appello. E’ opportuno mettersi contro il male, nella persona che mi sta danneggiando? Ci sono cose materiali che mi vengono sottratte con l’inganno e la gentilezza dei modi. Dunque: beffa e inganno.
La storia è lunga da raccontare e coinvolge più di una persona. Mi vien da pensare alle telenovelas che ci infligge certa televisione – spazzatura. Perché devo immergermi nell’immondizia in nome della giustizia umana? Non ci sto. In fondo ci rimetto cose materiali. Da anni faccio esercizio di distacco proprio dalle cose materiali. A rari momenti, ancora afflitta da una certa meschinità, alterno grandi momenti di libertà e di gioia vera.
L’Italia va avanti come sappiamo. Ci pare di essere usciti da una guerra, ma questa volta non si sente il rombo delle armi, si sente il “fragore” della corruzione dilagante. Siamo tutti più poveri e molto smarriti, perché, contrariamente al 1945, oggi non si sa come ricominciare e da dove. A casa mia, col clima continentale, l’inverno è impietoso ma anche non mi vieta di accendere il boiler una volta la settimana, di mangiare più sano dimenticando la carne cinque giorni su sette, privilegiando lenticchie e fagioli; di cucinare la trippa con maestria, di apprezzare viepiù il baccalà con la polenta. Le stufe si accendono poche ore al giorno, poi si aggiunge un maglione addosso e si è tranquilli. Attendiamo in serenità ciò che Dio ci manda, e riusciamo anche ad aiutarci vicendevolmente con gli amici più cari, col sistema del baratto, come si faceva una volta. Si attende sereni la neve, si mette una toppa al tetto, dove piove… (e penso: “Certo, avere quattro soldi in più farebbe comodo…); si spera nella stagione più mite. I pochi soldi e i sacrifici sono una grazia in questo mondo di ingiustizie e di opulenza strisciante. Lasciamo a chi ci ruba il buon giusto a tradimento, la soddisfazione di “spaccarsi” i soldi non suoi come meglio crede. Perdoniamo loro tutto ciò che sono, volendo esserlo. Ai torti subiti si risponde con la carità d’animo e di “portafoglio!”. Scrolliamo i nostri sandali e andiamo avanti in nome di Dio.