- In questa rubrica narreremo le storie di bambini speciali. Segnati dal dolore santificato dalla fede. Gesù ci ha detto “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. I bimbi hanno una fede pure e perciò è meno faticoso per loro il distacco dal mondo.
Oltre l’istante Elena Salvatore Ferrante
Nell’immensità dei cieli eterni, in un carosello di perenne beatitudine, vivono, nella gloria del Padre, schiere infinite di Angeli.
Gli Angeli dell’amore.
Un giorno ad uno di loro fu permesso di lasciare il Regno per ANDARE A FARSI DONO, SUL PIANETA Terra, alla tenerezza di due cuori innamorati.
Durante il suo volo tra gli infiniti mondi dell’Universo, incrociò, in un punto indefinito, il pianeta “Mistero”, flusso continuo di “doni” che si espandono fra tutte le creature viventi. Anche il piccolo Angelo ebbe a sorpresa il suo “dono”: la sofferenza. Infatti, poco dopo fu pervaso da una strana sensazione. Cominciò a sentire le ali appesantirsi, lo sguardo intristirsi, il sorriso spegnersi lentamente, come luce crepuscolare al tramonto e infine sentì la sofferenza. Sarebbe voluto tornare Lassù da dove era venuto, ma le sue ali pesanti lo fecero scendere fin sulla Terra, nella cuna prestabilita.
Bozzolo d’amore, vestito di sofferenza, sconsolato piangeva, ma ad un tratto sentì mani premurose accarezzarlo ed una voce calda che dolcemente diceva: “Amore, amore mio, caro dono del Buon Dio”.
Così parlando lo stringeva al suo seno caldo caldo per non farlo tremare di dolore.
Quell’amorino vide allora, nel velo delle lacrime, che quel seno caldo era un piccolo riflesso del suo cielo e pian pianino si addormentò.
Nel susseguirsi di albe e tramonti, quel cuore caldo gli fu sempre accanto in presenza vigile ed attenta per alleviare un po’ il dolore di quelle carni lacerate dalla sofferenza.
E nel ciclo e riciclo delle stagioni, quel “riflesso di cielo” instancabilmente continuò la sua missione e vibrando dolci note sulle corde del cuore cantava:
“Figlio, figlio mio, dolce dono del Buon Dio”.
Nel tempo senza tempo, quella madre imparò anche a nascondere la sua pena per quel figlio, consumò il suo dolore nelle notti fredde senza speranza, nel vento di bufera che ti schiaffeggia senza tregua, nei rivoli di lamenti che ti trafiggono come lance, nei solchi delle rinunce. Lo nascose nell’evitamento dello sguardo che chiedeva altri pezzetti di cuore, nelle strette di mano che cercavano calore, nel diniego dei sensi che non conoscono le ragioni del cuore. Senza sosta. Nel donarsi i sorrisi in un travaso d’amore vitale.
“Angelo” e “Cuore di mamma”, simbiosi eccelsa sul cammino della sofferenza: Santuari, testimonianza della potenza dell’amore, che raggiunge le vette più sublimi nella sofferenza più profonda.
Alla mente umana non è concesso di conoscere il senso di alcuni eventi che ci colpiscono lungo il nostro breve percorso, ma nel cerchio di splendore e d’amore Assoluto che ci attende “oltre l’istante” del nostro fragile tempo, ogni verità sarà raggio di luce.
Il “perché proprio a me” resta nel Mistero e a noi non resta che attendere per entrare in quel “cerchio luminoso” pienezza di vita eterna.
Quell’Angelo, cuore di mamma, dalle ali dell’anima forti e splendenti, un giorno tornò da dove era venuto, portando con sé pezzi di cuore di mamma e la gioia di aver seminato nella sofferenza, il sorriso del cielo e la speranza di vita senza tramonto.