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OTTOBRE 2007

 

 

LA STORIA DELLA VIA CRUCIS

Nel proporre la storia della Via Crucis, tratta dal libro “La Via Crucis di Gerusalemme” ed. Centro Studi Leonardiani, spero di destare un certo interesse nei lettori. Intendo riportare alcune pagine del libro succitato, a partire dalle paraliturgie ispirate alla Passione, passando ad altre devozioni particolari, alle “laude”, alle sacre rappresentazioni, ai sepolcri, ai riti del Venerdì Santo, che ne hanno segnato la storia; sino ad arrivare alla Via Crucis di S. Leonardo, il quale ci lasciò l’impostazione definitiva nelle 14 stazioni che conosciamo. Dada

 

Prefazione

            La figura di S. Leonardo da Porto Maurizio è segnata dalla Via Crucis, di cui egli fu uno dei più ferventi predicatori e diffusori: sta a testimoniarlo, tra l’altro, il suo elenco autografo di 562 chiese o monasteri in cui egli ha eretto la Via Crucis in tutta Italia.

            Le Missioni popolari, da lui predicate con zelo e passione, si concludevano sempre con la pratica della Via Crucis, che egli considerava un mezzo privilegiato per raccogliere il frutto di conversione delle Missioni stesse e soprattutto per dare continuità temporale all’impegno di vita cristiana: di fronte al rischio che, una volta finito il breve periodo delle Missioni, si perdesse ogni buon proposito, Leonardo proponeva con convinzione il pio esercizio della Via Crucis, che avrebbe protratto nel tempo il fervore e l’impegno cristiano, attraverso la meditazione della Passione di Cristo.

            Se dunque S. Leonardo fu un grande diffusore della pratica della Via Crucis, non fu tuttavia l’inventore: la tradizione cristiana conosceva da tempo diverse forme di meditazione della Passione di Cristo, e proprio nel secolo precedente a S. Leonardo, si era definita la pratica delle 14 stazioni, che noi conosciamo.

            Lo studio di Bianca Maria Gandolfo Donatiello ci aiuta a costruire l’interessante storia della Via Crucis, esaminando i drammi liturgici, le Laudi e le Sacre rappresentazioni, con attenzione anche alle testimonianze monumentali dei Sacri Monti e dei Calvari: che fanno da sfondo alla nascita della Via Crucis di 14 stazioni, che si affonda nel XVII sec. Dapprima in Europa e poi anche a Gerusalemme.

            L’intento che muove questa indagine è quello di comprendere sempre meglio il fenomeno della Via Crucis all’interno del suo percorso storico, sviluppando una particolare attenzione al contesto ligure.

            Il percorso ideale indicato dal titolo del volume: “Da Gerusalemme a Porto Maurizio” indica i poli di questa attenzione, che riprende alcuni interessanti elementi di storia locale di Porto Maurizio, quali attività delle Confraternite, la devozione dei sepolcri, la Processione du Segnù o il Mortorio.

            Un pregio di questa indagine consiste anche nell’attenzione a riportare alcuni testi antichi, per esteso o in forma antologica: la lettura e l’accostamento diretto di alcune testimonianze conferisce valore e interesse all’indagine svolta, che proprio dal riferimento ai testi trae la propria attendibilità.

            Una indagine storia di questo tipo, che analizza l’origine e lo sviluppo di una pratica devozionale come la Via Crucis, oltre ad avere un proprio valore nell’ambito degli studi storici, fornisce anche il fondamento ad altre prospettive di indagine, da quella folkloristica a quella artistica, fino a quella sociologica; mi si permetta di ricordare anche il possibile approfondimento teologico-spirituale, che a partire da un’indagine storica come questa può sviluppare la propria prospettiva, che mira alla comprensione teologica del significato cristiano della Via Crucis.

            E’ significativo che sia stato il Centro Studi Leonardiani a promuovere questa indagine, in una intelligente prospettiva che allarga il proprio interesse ai diversi aspetti legati alla figura di S. Leonardo: e certamente si deve dire che il riferimento alla Via Crucis non fu secondario nelle sua vita e nel suo insegnamento. (…)

            La Via Crucis nacque per soddisfare una pia esigenza delle numerose persone devote che desideravano meditare la passione di Cristo: i Pellegrinaggi dall’Occidente alla Terra Santa iniziarono molto presto; ma oltre alle enormi difficoltà degli spostamenti, che trasformavano questi viaggi in imprese avventurose, la presenza dei Turchi nei Luoghi Santi rendeva estremamente pericoloso il soggiorno.

            Quando le crociate liberarono temporaneamente la Palestina, le visite dei fedeli si fecero più numerose, ma era comunque sempre una minoranza quella che poteva recarsi a Gerusalemme.

            Non per questo, però, in occidente mancava la devozione alla morte di Cristo: un valido apporto alla sua diffusione era dato dalle confraternite, aggregazioni di laici che vivevano in modo molto intenso la fede cristiana, testimoniandola anche con manifestazioni esteriori di penitenza, quali la flagellazione in espiazione dei peccati dell’umanità, responsabili della morte del Salvatore; e, per partecipare almeno spiritualmente alle sue sofferenze, rivivevano la Passione nelle chiese e negli oratori attraverso paraliturgie drammatizzate, recitate prima in latino, da preti e chierici; poi in volgare, da laici.

            I pochi fortunati che potevano recarsi in Palestina provavano il desiderio di riprodurre a casa loro, sia pure in modo imperfetto, le località della Terra Santa che avevano visitato.

            Questa iniziativa rappresentò una fortuna per gli altri, più numerosi, che non potevano effettuare il viaggio, perché le relazioni dei pellegrini e le chiese che essi facevano erigere costituivano un pellegrinaggio in miniatura nel Luoghi Santi, che si poteva realizzare con il pensiero.

            Il processo che portò alla formazione della attuale Via Crucis è, comunque, lungo e complesso e ingloba svariate manifestazioni sia religiose, sia artistiche, sia letterarie, sia di devozione popolare, che si sono susseguite nei secoli a Gerusalemme e in tutta Europa.

 

La nascita della Via Crucis

L’APPORTO RELIGIOSO

 

LA PASSIONE SCANDISCE LE ORE CANONICHE

Officium Passionis Domini di S. Francesco

 

            Nel XIII sec. S. Francesco, che visse dal 1182 al 1226, recitò quasi quotidianamente un Officium Passionis Domini da lui stesso ideato, che prevedeva, attraverso la lettura di particolari salmi ad ognuna delle ore canoniche, l’ascolto di Cristo stesso, che viveva la propria passione.

            Frate Francesco aveva composto i suoi cantici unendo insieme versetti estrapolati dai salmi biblici.

A Compieta pregava nel Getsemani:

            Mi Pater sancte, rex coeli et terrae, ne discesseris a me quondam tribulatio proxima est et non est qui adiuvet (Sal. 21,12).

Al mattutino si rivolgeva al Padre durante l’interrogatorio del Sinedrio:

            Deus, iniqui insurrexerunt in me et synagoga potentium quaesierunt animam meam et non proposuerunt te in cospectu suo (Sal 85,14)

A ora prima lo implorava mentre si trovava davanti a Pilato:

            Miserere mei, Deus, miserere mei quondam in te confidit anima mea (Sal 56,2) et in umbra alarum tuarum sperabo donec transeat iniquitas (Sal 56,2)

A terza chiedeva il suo aiuto per sopportare l’ingiustizia della condanna:

            Pater sancte ne elongaveris auxilium tuum a me ad defensionem meam conspice (Sal 21,20). Intende in adiutorium meum Domine Deus salutis meae (Sal 37,23)

A sesta pativa gli spasimi della crocifissione:

            Voce mea ad Dominum calmavi voce mea ad Domini deprecatus sum (Sal 141,2). Effondo in conspectu eius orationem meam et tribulationem meam ante ipsum pronuntio. (Sal 141,3)

A nona emetteva il lamento di morte:

            Et in pulverem mortis deduxerunt me (Sal.21,16) et super dolorem vulnerum meorum addiderunt (Sal.68,27)

A vespro gioiva nella risurrezione:

            Laetentur coeli et exultet terra commoveatur mare et plenitudo eius gaudebunt campi et omnia, quae in eis sunt (Sal 95,11-12)

Infine ascendeva glorioso al cielo:

            Afferte Domino, patriae gentium; afferte Domino gloriam et honorem; afferte Domino gloria nomini eius (Sal 95,7-8).

 

Il Santo di Assisi non si limitava a condividere la passione di Gesù, ma partecipava anche alla gioia delle Risurrezione e all’estasi dell’Ascensione, momenti che spiegano e giustificano le sofferenze precedenti. Anche se S. Francesco non prevedeva la dislocazione di croci o immagini, e quindi effettuava le meditazioni senza spostarsi, questo Officium Passionis era già una vera Via Crucis!

            E’ degno di nota il fatto che il santo, durante la pratica di questa sua devozione, teneva costantemente presente anche la Madonna, per la quale aveva ideato un’antifona:

Sancta Maria virgo, non est tibi similis nata in mundo in mulieribus, filia et ancilla summi Regis Patris coelestis, mater santissimi Dimini nostri Jesu Christi, sponsa Spiritus Sancti, ora pro nobis cum S. Michaele arcangelo et omnibus virtutibus caelorum et omnibus sanctis, apud tuum sanctissimum dilectum Filuim Dominum et magistrum.

                                                                                              (Continua al numero successivo)

 

 

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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