LA STORIA DELLA VIA CRUCIS
Da “La Via Crucis di Gerusalemme” ed. Centro Studi Leopardiani
LE SACRE RAPPRESENTAZIONI IN ITALIA (continua dal numero precedente)
Ne La Passione di Ravello (CN), partendo il racconto dal momento dell'incarnazione, compaiono numerosissimi episodi estranei alla Vìa Crucis. Di questa però troviamo già diverse stazioni: la condanna a morte, l'imposizione della croce, rincontro con la Veronica, l'incontro con la Madre, l'episodio di Simone il Cireneo, l'incontro con le donne di Gerusalemme, la crocifissione, la morte, la deposizione dalla croce, la sepoltura; e persino la resurrezione. Praticamente mancano le cadute, che sono sostituite dai due momenti in cui Gesù lascia cadere la croce.
Se riflettiamo che la rappresentazione di Rovello è stata composta nel 1400, possiamo ritenerla estremamente moderna.
Anche ne La Passione e Resurrezione del Colosseo, pure questa molto precisa e ricca di particolari, sono presenti diversi motivi che non compaiono nella Via Crucis; ma vi sono contemplate anche quasi tutte le stazioni di quest'ultima; sono tralasciate solamente due cadute e l'episodio dell'incontro con le donne di Gerusalemme; la sepoltura è annunciata indirettamente, attraverso le parole della Madonna.
II Mortorio di Nostro Signor Gesù Cristo di Garessio (CN) è strutturato in modo completamente diverso dalle altre due opere, essendo concepito, in modo molto originale, come una recita quasi immobile, comprendente un'unica scena su cui i personaggi sono tutti presenti e si esibiscono a turno senza mai spostarsi, fatta eccezione per la processione conclusiva.
La rappresentazione comprende solo la deposizione e la processione verso il sepolcro, ma i personaggi presenti, la Madonna, san Giovanni, la Maddalena, Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo, le pie donne e il centurione, e la lunga serie di angeli che ai piedi della croce regge i misteri, cioè gli strumenti delle torture inflitte a Gesù, cantando gli uni e gli altri strofette didattiche e devozionali, propongono, sia pure in modo disordinato, la maggior parte degli argomenti della Via Crucis e anche moltissimi altri che in essa non sono compresi.
Così, la sentenza corrisponde alla condanna a morte; il santo sudario è il panno con cui la Veronica deterse il viso sudato e insanguinato di Cristo; l’ampolla e la spugna ricordano che Gesù fu abbeverato di aceto e fiele; la croce rappresenta la morte di Gesù; i chiodi e il martello sono gli utensili della crocifissione; la veste testimonia la spogliazione; le tenaglie richiamano la deposizione; gli ungenti, le bende, la bara, il sepolcro, la sindone servono per la sepoltura; la presenza della Madonna presuppone l'incontro con il Figlio, altre donne altro non sono che le donne di Gerusalemme.
In tutte e tre le rappresentazioni considerate figura già l'accenno alla Resurrezione, che solo ai nostri giorni inizia ad essere inclusa nella Via Crucis come quindicesima stazione.
Le sacre rappresentazioni in Liguria
Benché a un livello artistico e letterario inferiore, le sacre rappresentazioni sulla passione di Cristo fiorirono anche in Liguria; sia nella Riviera di levante, specialmente nella provincia di Genova; a Lerici, Rapallo, Campomorone, Pontedecimo, Bolzaneto, Rivaloro e in Val Polcevera, ma anche a Lerici in provincia di La Spezia; sia in quella di ponente, a Savona e in provincia: a Sassello, a Laigueglia, ad Alberga. Nel territorio che oggi è compreso nella provincia di Imperia, ne sono sopravvissute alcune fino alla seconda guerra mondiale e in alcune località vengono rappresentate ancora oggi. Se ne svolgevano a Pigna, Arma di Taggia» Taggia, Bussana». Sanremo, Riva Ligure, Castellaro, Fantasma, Tavole, Valloria, Moltedo, Oneglia. Le denominazioni più ricorrenti del dramma era Tragedia a Vallebona", a Valloria e a Vasia, dove vive tuttora; A Turba a Taggia e a Bussana.
A Pantasina si chiamava Tragedia della Passione, a Tavole Rappresentazione dei Signore.
Alcune erano in versi, altre in prosa; certe prevedevano anche la Resurrezione.
Vi figuravano la Madonna, la Maddalena, Veronica, Gesù, Pietro, Giovanni, Giuda, il centurione Longino» Erode, Pilato, Anna, Caifa, il bravo e il cattivo ladrone, Giuseppe d'Arimatea,
Nicodemo; e poi angeli, diavoli, Giudei.
In genere gli attori erano esclusivamente uomini, che interpretavano anche le parti femminili; solamente a Vasta queste erano sostenute da donne. Della sacra rappresentazione di Savona ci siamo già occupati nel paragrafo: "Le processioni col Cristo morto". I concetti e a volte le espressioni e i singoli termini di queste rappresentazioni anticipano in parte i commenti alle varie stazioni delle prime Via Crucis.
LE TESTIMONIANZE DEI FEDELI
A Gerusalemme è sempre stata presente la memoria dei luoghi santificati dalla passione di Cristo, anche se non era organizzata in un percorso fisso o attraverso esercizi di pietà.
Si dice comunemente che la Via Dolorosa, cioè il cammino percorso da Gesù lungo le pendici del Calvario, sia stata venerata fin dai primi tempi del Cristianesimo; e che, all'epoca di Costantino, fosse già frequentata da pii pellegrini che giungevano da tutte le parti del mondo.
Infatti il ricordo dei principali luoghi che furono teatro della vita, delle sofferenze e della morte del Signore inizia ad essere documentato dal IV secolo, appunto attraverso le relazioni dei pellegrini.
Nel 326 si recò in Palestina Elena, la madre dell'imperatore Costantino, la futura santa. È storicamente accertato che ella si sia adoperata in favore della costruzione della basilica della Natività a Betlemme e di quella dell'Ascensione sul Monte degli Ulivi, mentre pare leggendaria la notizia che, facendo scavare sul Golgota per eliminare gli edifici pagani costruiti dai Romani, abbia ritrovato la croce di Gesù assieme ad altri strumenti della Passione, per cui avrebbe spinto il figlio ad innalzare la basilica dell’Anastasis, cioè il luogo della risurrezione. (…)
Per un caso singolare quattro dei primi viaggi devozionali storicamente accertati sono stati compiuti da donne. In un'epoca tanto remota, quando non si parlava certamente ancora di emancipazione femminile, quando i viaggi erano estremamente pericolosi e faticosi vissero donne molto determinate e molto coraggiose che, oltre ad una grande fede, dimostrarono di possedere spirito di adattamento e resistenza alla fatica fisica
Nel V secolo appaiono le prime tracce della leggenda dei pellegrinaggi della Madonna.
Si diceva che andasse ogni giorno a visitare il luogo del battesimo del Figlio, del suo digiuno, il percorso doloroso che compì sotto il peso della croce, il punto della sua resurrezione, della sua ascensione.
Nel XIII secolo si incomincia a indicare, presso la chiesa dell’Ascensione, il luogo dove Ella era solita riposarsi durante la sua quotidiana salita al Calvario.
Durante questo tragitto Ella visitava:
- la sala dell'ultima cena,
- la casa di Anna,
- la casa di Caifa,
- il Calvario,
- il luogo dove il corpo di Cristo fu unto e imbalsamato,
- la tomba.
Poi scendeva dalla collina del Calvario verso la città e visitava:
7. il luogo dove aveva visto suo figlio cadere sotto la croce,
8. il luogo dove aveva visto suo figlio incoronato di spine,
9. la casa di Erode,
10. la porta da cui Gesù era entrato la domenica delle palme.
Non si fa fatica a credere a questo doloroso pellegrinaggio della Vergine, perché è umanamente comprensibile che Ella sentisse il bisogno di rivedere quante più volte le era possibile quei luoghi che erano stati lo scenario della vita, delle sofferenze e della morte di suo Figlio.
In quest'epoca iniziano anche le prime notizie storiche circa esercizi di pietà che si svolgevano nei luoghi della passione di Gesù. Si trattava di celebrazioni fatte in silenzio e praticamente di nascosto perché i musulmani, che controllavano i Luoghi Santi, non concedevano libertà di culto ai cristiani. Fu esclusivo merito dei frati Minori Francescani se i pellegrini poterono sempre recarsi a visitare la Terra Santa, e tornarne incolumi: grazie alla loro garanzia, i pellegrinaggi divennero sempre più frequenti, tanto che i dogi di Venezia, delle cui galee molti si servivano, all’inizio del secolo XV chiesero e ottennero dal Sultano l’istituzione di un Consolato veneziano a Gerusalemme, che durò per quasi tutto il secolo.
I Francescani Minori di Monte Sion si prendevano cura dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme e li conducevano a visitare i Luoghi Santi della città, secondo un itinerario che, a causa dei regolamenti restrittivi imposti dai Turchi, rimase invariato per secoli.
I fedeli per quasi un'intera notte sostavano all’interno del complesso di edifici inclusi nella chiesa del Santo Sepolcro; durante questo tempo potevano visitare i Luoghi Santi ivi contenuti, celebrare o ascoltare la messa sotto la direzione di qualche frate francescano. Poi tornavano al loro alloggio per un breve riposo.
Almeno due ore prima dell'aurora, erano ricondotti sulla piazza antistante la chiesa del Santo Sepolcro alla luce delle torce; da lì partivano per effettuare la visita ai Luoghi Santi della città e a quelli che si trovavano fuori le mura. Il ritorno era previsto per la sera. I pellegrini, secondo questo programma, iniziando il cammino dalla chiesa del Santo Sepolcro, seguivano a ritroso l'ordine delle stazioni dell'attuale Via Crucis: partivano dal Calvario, invece di arrivarvi.
Questo tragitto sicuramente era stato scelto dai Francescani per uscire dalla città prima di giorno, onde evitare incontri sgraditi con i Turchi.
(Continua al numero successivo)
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