I SALMI
Prosegue la mia ricerca sul significato della Liturgia delle Ore, anche se parziale, per motivi di spazio. Invito, per chi volesse leggere il testo integrale, di leggere l’introduzione del libro “Pregate sempre senza stancarvi mai” (Lc 18,1) ed. Shalom.
Infine propongo la lettura dell’ultimo Salmo penitenziale, il N° 143 (142) Dada
Scrive sant’Ambrogio introducendo il suo Commento ai Salmi: “Tutta la Scrittura divina spira la bontà di Dio, tuttavia, lo fa più di tutto il dolce libro dei Salmi.
La storia ammaestra, la legge istruisce, la profezia predice, la correzione castiga, la buona condotta persuade, ma nel libro dei Salmi vi è come una sintesi di tutto questo e come una medicina dell’umana salvezza. Chiunque li legge trova di che curare le ferite delle proprie passioni con uno speciale rimedio. Chiunque voglia lottare, guardi quanto si dice nei Salmi e gli sembrerà di trovarsi nella pubblica palestra delle anime e nello stadio delle virtù e gli si offriranno diverse specie di gare. Se uno ama di ripercorrere e di imitare le gesta degli antenati, troverà tutta la storia dei padri raccolta in un solo Salmo. Se qualcuno vuole conoscere la forza dell'amore della legge che sta tutta nel vincolo dell'amore, poiché "pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13, 10) legga nei Salmi con quanto sentimento di amore uno solo si è esposto a gravi pericoli per respingere il disonore di tutto un popolo. Nei Salmi Gesù non solamente è preannunziato nella sua nascita per noi, ma accetta anche la sua passione, come causa di salvezza. Per noi muore, risorge, sale al cielo, siede alla destra del Padre. Ciò che nessun uomo avrebbe mai osato dire, lo ha annunziato il salmista profeta e poi lo ha predicato nel Vangelo lo stesso Signore».
I Salmi costituiscono uno degli elementi principali e caratteristici della Liturgia delle Ore: fin dall'antichità, anzi dagli stessi Apostoli, al seguito di Gesù, la preghiera della Chiesa si è alimentata e si è nutrita soprattutto attraverso la preghiera, la riflessione, il canto dei Salmi.
“Nella Liturgia delle Ore la Chiesa prega in gran parte con quei bellissimi canti, che i sacri autori, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, hanno composto nell’Antico Testamento. Per la loro stessa origine, infatti, essi hanno una capacità tale da elevare la mente degli uomini a Dio, da suscitare in essi pii e santi
affetti, da aiutarli mirabilmente a render grazie a Dio nelle circostanze prospere, da recare consolazione e fermezza d'animo nelle avversità» (PNLO 100).
«I Salmi, tuttavia, non offrono che un’immagine imperfetta di quella pienezza dei tempi che apparve in Cristo Signore e dalla quale trae il suo vigore la preghiera della Chiesa. Pertanto può talvolta accadere che, pur concordando tutti i cristiani nella somma stima dei Salmi, trovino tuttavia qualche difficoltà, nello stesso tempo in cui cercano di far propri nella preghiera quei canti venerandi” (PNLO 10 1).
«Ma lo Spirito Santo, sotto la cui ispirazione i salmisti hanno cantato, assiste sempre con la sua grazia coloro che eseguono tali inni con fede e buona volontà” (PNLO 102).
La maniera di pregare i Salmi, poi, è quella di sentirli, oltre che espressione della propria preghiera, come preghiera di Cristo e della Chiesa, per cui, davvero, come ci esortava Sant’Agostino: «riconosciamo le nostre voci in Lui (Cristo) e la Sua voce in noi».
«Chi recita i Salmi nella Liturgia delle Ore, li recita non tanto a nome proprio quanto a nome di tutto il Corpo di Cristo, anzi nella persona di Cristo stesso. Se ciascuno tiene presente questa dottrina, svaniscono le difficoltà, che chi salmeggia potrebbe avvertire per la differenza del suo stato d'animo da quello espresso nel Salmo, come accade quando chi è triste e nell'angoscia incontra un Salmo di giubilo, o, al contrario, è felice e si trova di fronte a un canto di lamentazione. Nella preghiera puramente privata si può evitare questa dissonanza, perché vi è modo di scegliere il Salmo più adatto al proprio stato d'animo. Nell’Ufficio divino, invece, si ha un determinato ciclo di Salmi valevole per tutta la comunità ed eseguito non a titolo personale, ma a nome di tutta la Chiesa, anche quando si tratta di un orante che celebra qualche Ora da solo. Chi salmeggia a nome della Chiesa può sempre trovare un motivo di gioia o tristezza, perché anche in questo fatto conserva il suo significato l'espressione de1’Apostolo: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto" (Rm 12, 15), e così la fragilità umana, ferita da1’amor proprio, viene risanata nella misura di quella carità per la quale la mente concorda con la voce che salmeggia (Cfr. san Benedetto, Regola monastica, c. 19)(~PN LO 108). «Chi recita i Salmi a nome della Chiesa, deve badare al senso pieno dei Salmi, specialmente al senso messianico, per il quale la Chiesa ha adottato il Salterio. Tale senso messianico è diventato pienamente chiaro nel Nuovo Testamento, anzi fu posto in piena luce dallo stesso Cristo Signore, quando disse agli apostoli: "Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi" (Lc 24,44).Di ciò è esempio notissimo quel dialogo, riferito da Matteo, circa il Messia, Figlio di David e suo Signore (Mt 22,445s) in cui il Salmo 109 è riferito al Messia.
Seguendo questa via, i santi Padri accolsero e spiegarono tutto il Salterio come profezia di Cristo e sulla Chiesa; e con lo stesso criterio i Salmi sono stati scelti nella sacra Liturgia. Sebbene talvolta si proponessero alcune interpretazioni alquanto complicate, tuttavia generalmente sia i Padri che la Liturgia con ragione vedevano nei Salmi Cristo che si rivolge al Padre, o il Padre che parla al Figlio; anzi riconoscevano la voce della Chiesa, degli apostoli e dei martiri” (PNLO 109).
I Salterio, composto di 150 Salmi, viene distribuito dalla Liturgia delle Ore in quattro settimane, in modo tale che esso possa costituire il mezzo e il contenuto formale della preghiera della Chiesa.
ANTIFONE, TITOLI, COLLETTE SALMICHE
I Salmi, poi, vengono letti, cantati, accompagnati, eseguiti con altri elementi che arricchiscono la salmodia con caratteristiche proprie della preghiera cristiana: «Tre elementi nella tradizione latina hanno contribuito molto a far comprendere i Salmi e a trasformarli in preghiera cristiana: i titoli, le orazioni dopo i Salmi e soprattutto le antifone” (P NLO 110).
SALMO 143 (142)
Salmo. Di Davide.
Signore, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alla mia supplica,
nella tua fedeltà e nella tua giustizia rispondimi,
ma non entrare in giudizio con il tuo servo,
perché nessun vivente davanti a te è giusto.
Il nemico ha perseguitato l’anima mia,
ha calpestato a terra la mia vita;
mi ha fatto abitare nelle tenebre
come i morti da gran tempo.
In me viene meno il mio spirito,
il mio cuore è turbato dentro di me.
Ho ricordato i giorni antichi,
ho riflettuto su tutte le tue azioni:
meditavo sulle opere delle tua mani.
Ho proteso verso te le mie mani,
l’anima mia è rivolta a te come terra assetata.
Affrettati a rispondermi, Signore,
è venuto meno il mio spirito;
non nascondermi il tuo volto,
perché sarei simile a chi scende nella fossa.
Fammi sentire fin dal mattino la tua misericordia,
perché in te ho confidato;
fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te ho elevato l'anima mia.
Salvami dai miei nemici, Signore,
in te ho trovato riparo.
Insegnami a compiere il tuo volere,
perché sei tu il mio Dio;
il tuo spirito buono mi guidi in terra piana.
Per il tuo nome, Signore, fammi vivere,
per la tua giustizia fa uscire dall’angustia l’anima mia.
Per la tua misericordia annienta i miei nemici,
fa perire quanti mi opprimono,
poiché io sono tuo servo.
Lamentazione individuale. E’ l’ultimo salmo di lamentazioni di questa raccolta davidica e anche l’ultimo di questo genere nel salterio. E’ una supplica individuale di un uomo perseguitato a morte che eleva la sua preghiera a Dio per essere salvato. Il salmo però si concentra su vari temi: sull’aspetto interiore della prova (vv. 3-4.7), sulla fiducia che il salmista ripone in Dio più che su una propria giustizia (v.2) e sull’esperienza passata dei favori divini (v. 5), ricordo che ravviva la fede dell’orante nella misericordia di Dio. In particolare, il salmista desidera ritornare a essere in comunione piena con il suo Dio come in passato (vv.5-8). Sal 143 è considerato dalla Chiesa fra i salmi penitenziali non solo per la confessione dello stato di “ingiustizia” in cui si trova l’uomo davanti a Dio (v. 2) ma anche per gli accenni a un rinnovamento di vita (vv.8.10).