MIO CIBO E’ FARE LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO
Maria Amato comunità di Succivo
Questo bramo esprime la compassione di Gesù per il suo popolo: Gesù ha offerto a Dio se stesso per la nostra salvezza. Il modo per dimostrare la nostra riconoscenza è sempre la preghiera e l’obbedienza a Dio. La volontà di Dio è una volontà d’amore; Dio ci ha creati e facciamo parte del Suo disegno divino e l’obbedienza a Dio è per noi libertà. Gesù inserendoci nel suo mistero di morte e risurrezione, ci ha redenti dai nostri peccati.
Chiediamo a Dio di farci comprendere il senso della vera libertà e il suo disegno per noi, perché attraverso la comunione con Gesù possiamo arrivare ad una vita di umiltà, di preghiera e di azione.
Nel brano del Vangelo (Gv.4,31-34) che riporta il discorso dell’acqua viva, alla samaritana al pozzo di Giacobbe, Gesù dice agli Apostoli che suo cibo è fare la volontà del Padre suo e allude all’ora in cui tutto si sarebbe compiuto. I discepoli non approfondiscono ma Gesù parla della volontà di Dio che è il motivo della sua missione. L’intera esistenza di Gesù si riassume nella frase: “Ecco, io vengo, per fare la tua volontà”. Noi, guardando a Lui, impariamo che da soli non possiamo essere giusti, Lui ci accoglie e solo nella comunione con Lui apprendiamo la volontà di Dio. Il nutrimento di cui ci parla Gesù è il Pane venuto da Dio, cioè la sua Parola, l’Eucaristia, l’acqua viva è la grazia, Gesù è venuto a darci questo cibo.
La Madre Speranza ci dice di far riferimento a Dio per avere la vera libertà e di rivolgerci a Lui con fede viva, affinché possiamo raggiungere la perfezione dell’amore, la santità dei figli di Dio.
IL PADRE LO VIDE E COMMOSSO GLI CORSE INCONTRO
Questo brano racconta una delle parabole più significative di Gesù: “La parabola del figlio prodigo”. La cosa più evidente è la bontà del Padre, che asseconda la volontà del figlio, dividendo l’eredità, lascia libero il figlio di andare per la sua strada. Il figlio parte, vive il mondo lontano dal Padre, sperpera le sue sostanze, sfrutta la vita fino all’estremo, consuma se stesso. Divenuto completamente libero perché non ha più niente, diventa guardiano di porci.
In questa avventura il figliol prodigo vive l’esperienza del rifiuto di Dio e della sua parola. Ma finalmente prende coscienza e ritorna a casa: ha compiuto un viaggio interiore, un viaggio di conversione e purificazione per potersi ricongiungere con Dio.
Quando il Padre vede che il figlio sta tornando, gli va incontro, lo guarda con gli occhi del cuore, ascolta la sua confessione, apprezza il suo cammino interiore e il suo aver ritrovato Dio.
Il Padre lo abbraccia, lo bacia e, commosso, ordina ai servi di portare il vestito più bello.
Dio si comporta così con noi: verso il peccatore è tenero e benevolo, gli concede il perdono. Il suo amore raggiunge l’estremo.
Gesù con questa parabola esprime la sua bontà e accoglienza nei confronti del peccatore e con le sue braccia spalancate sulla croce, in segno di abbandono al Padre e all’uomo ci esprime la sua disponibilità ad accoglierci per riconciliarci con Dio. Il suo perdono entra nel nostro cuore rigenerandoci.
Madre Speranza comprende il senso del perdono e della riconciliazione. Dio è stato la guida nella sua esperienza spirituale. Lei è stata sostenuta dall’amore e dalla misericordia di Dio e indica l’Amore Misericordioso a chiunque si avvicina al Cuore di Dio e vuole sperimentare l’abbraccio divino.