PIU’ RICCHI DI SPERANZA Teresa (Comunità di Succivo)
Il camposcuola di quest’anno si è svolto a Casamari. Il tema è stato l’enciclica del Papa “Spe Salvi”. Cercherò di riassumere ciò che abbiamo meditato, seguendo le riflessioni fatte da Suor Rifugio.
La Speranza è una delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità), cioè una virtù che viene da Dio e da Lui è posta nell’animo umano. Si differenzia così da quelle cardinali, che sono virtù richieste dal rapporto tra uomo e uomo (Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza).
Il piano originario di Dio sull’uomo, consiste in una proposta d’amore: l’offerta all’uomo l’immortalità nella gloria, a patto che divenga amore come Lui. Ciò significa che Dio ci vuole accogliere nella sua orbita d’amore e ci aspetta a braccia aperte, senza chiedere altro che il nostro sì.
Questo nostro sì è la fede; la condizione necessaria è diventare amore, avendo come mezzo i fratelli, gli insegnamenti della Parola di Dio, i comandamenti, i sacramenti e infine come modello la vita di Gesù. Ciò che ci condiziona e ci fa rifiutare il nostro sì a Dio, è principalmente il peccato, il vizio che ci rende dipendenti e schiavi; poi ci sono altri fattori esterni come l’ateismo, il materialismo, il razionalismo, l’edonismo ecc. Sono tutte dottrine che antepongono l’uomo, le sue capacità e desideri a Dio. L’uomo moderno crede di poter vivere senza Dio, pensa che Dio non esiste e lui può fare tutto da solo, accumulando beni per trovare il piacere, usando la sola ragione umana per spiegarsi tutti i perché, basando la sua vita sul “MI PIACE”.
Naturalmente chi segue queste dottrine pensa di stare bene, ma presto o tardi si accorge che non è così, basta pensare alla disperazione, alla mancanza di speranza, alla depressione, causa di tante tragedie che affliggono il nostro mondo. Bisogna stare attenti, quindi, a non trasformare la virtù teologale della speranza in una virtù cardinale, cioè in una sorta di fiducia nell’uomo anziché in Dio. Ricordiamo sempre che la speranza nell’uomo può restare delusa, al contrario quella riposta in Dio, come dice il salmo: “chi spera in Dio non resta deluso”. La speranza in Dio diventa certezza, perché alimentata dalla fede. Gesù è venuto a confermarci l’esistenza di Dio, ci ha redenti dai nostri peccati e ha confermato la sua divinità con la risurrezione. Occorre mirare e seguire solo Lui, operare nell’amore ed avere come meta la vita eterna.
La speranza esige la fede e richiede la carità. La schiavitù del peccato ci toglie la pace, spegne la speranza a cui si aggiunge anche la mancanza dell’amore misericordioso e così si arriva alle inevitabili tragedie di oggi.
Il peccato si presenta spesso sotto forma di giustizia, di soluzione dei problemi, ingannando le persone oppresse. Oggi esso cerca di farsi strada per vie parlamentari, infatti, l’aborto viene considerato come conquista di civiltà, il sesso illecito come liberazione dai tabù e l’eutanasia come carità verso il sofferente; si diventa così padroni della vita altrui, approfittando dei più deboli e indifesi, ignorando i valori cristiani insegnatici da Gesù.
Ma se abbiamo speranza e fiducia in Dio, non ci faremo condizionare da queste false idee di libertà, remando contro corrente se necessario, portando avanti con gioia gli insegnamenti di Gesù, che è Maestro unico: ci insegna la Via della Verità e ci dona la Vita.
La fede attira il futuro dentro il presente, perché se ci proponiamo di agire nell’amore, avendo come obiettivo quello di seguire Gesù, questa determinazione farà migliorare anche il presente e ci garantirà un futuro di gloria in Dio.
Ciò che ci fa agire nell’amore è l’incontro quotidiano con Gesù, che ci dà speranza e fiducia nella vita futura. Senza la fede l’uomo non crede alla vita eterna, ricerca affannosamente i beni terreni e tutto ciò che soddisfa il suo egoismo, ma che fine farà l’anima?
Gesù è venuto sulla terra per fare una nuova alleanza con l’uomo; Egli ha preso su di sé i peccati dell’umanità, per amore; il Padre ha accettato e perdonato e a noi è stata ridonata la speranza.
Purtroppo i cristiani del 20° secolo, abbagliati dal progresso scientifico, hanno ristretto l’orizzonte della loro speranza, basandola sulle risorse della scienza, rifacendosi a Bacone, un filosofo inglese, il quale riteneva che l’uomo sarebbe stato redento dalla scienza, ma in realtà ignorava che l’uomo è stato ed è redento dall’amore di Dio, che ha mandato il suo Figlio Gesù a morire per noi sulla croce. Il problema è trasmettere, ad ogni generazione che passa, l’importanza di questi valori, in modo che ognuna di esse possa dare il suo contributo alla diffusione del bene comune. La scienza va orientata dalla coscienza, se gli scienziati, gli studiosi, non hanno come base delle loro ricerche i valori religiosi su cui fondarle, la scienza ci porterà alla rovina e la speranza in esse sarà vana. Solo chi incontra Gesù e lo segue comincia ad avere una speranza certa perché Lui sa amare davvero e non smette mai di farlo. Questa vera speranza ci è donata da Lui, il suo Regno è già in noi, ma verrà raggiunto nella sua pienezza alla fine dei tempi, quando potremo vivere tutti con Lui eternamente.
I luoghi di apprendimento della speranza sono 3: la preghiera, l’agire e il soffrire, il giudizio.
La preghiera non è solo quella formulata, ma è soprattutto un dialogo con Dio, uno svuotarsi della nostra parte umana per far prevalere la parte divina. Con la preghiera s’impara a chiedere a Dio di purificare i nostri desideri, di concederci spirito di discernimento nelle piccole e grandi scelte della vita quotidiana, di aiutarci quindi a vedere meglio dentro di noi, per correggere i nostri comportamenti superficiali, i giudizi, le omissioni di cui non ci accorgiamo, a cui tendiamo per abitudine e che erano in noi una sorta di ritualità che ci impediva di rinunciarci e di accogliere il momento della grazia, come ad esempio un impegno religioso, una riunione di comunità, ecc.
Dobbiamo renderci capaci di gestire i nostri programmi quotidiani, in modo da potervi rinunciare senza entrare in crisi, se le circostanze misericordiose ci sprogrammano, orientando la nostra volontà sulle cose che sono più importanti e che in quel momento è bene che abbiano la precedenza su quelle da noi programmate.
La Chiesa è maestra di preghiera: c’insegna la preghiera vocale di richiesta, la meditazione, la contemplazione, poi c’è la preghiera del cuore, con la quale ci rivolgiamo al Padre misericordioso come un figlio, aprendogli il proprio cuore.
Agire e soffrire per il bene è un qualcosa che si può fare solo se il nostro riferimento è Dio, a cominciare dalle piccole circostanze quotidiane, chinando il capo con fede e speranza di fronte alle difficoltà. Solo la speranza in Lui, l’Onnipotente, ci darà la forza nei momenti duri e difficili; Egli sarà il nostro “salvagente” e attaccati a Lui potremo trasformare le sofferenze in offerta. Suor Rifugio ci ha fatto riflettere che solo con L’Amore Misericordioso si può accettare la sofferenza e trovare in essa un senso.
Anche il nostro sì a Dio può essere fonte di sofferenza per noi e di consolazione per chi soffre. Infatti, le mie sofferenze passate mi hanno aiutato ad accostarmi a Dio Amore Misericordio-so, rendendomi oggi piena di speranza; senza di essa forse adesso sarei ancora lontana da Lui.
Giudizio. Oggi il giudizio di Dio non viene preso in considerazione, perché si pensa che la vita terrena sia fine a se stessa e non c’è un aldilà, quindi la fede viene ridotta ad un fatto individuale per la salvezza della propria anima. Ma noi sappiamo che non è così: Gesù venne sulla terra per redimere tutto il mondo; dobbiamo quindi collaborare con lui, pregando ed adoperandoci al meglio per la conversione e la salvezza di tutti e anche dopo la loro morte possiamo offrire un nostro sacrificio, una preghiera, che possono tradursi per loro in piccole tappe di purificazione. Se aiutiamo gli altri a salvarsi, salveremo anche noi stessi, se invece pensiamo solo a salvare noi stessi, non salveremo né noi né gli altri e la nostra vita non servirà a niente.
Affidiamo dunque a Maria le nostre speranze, i nostri desideri ed anche i nostri dolori e sofferenze e Lei saprà presentarli al Figlio suo, affinché si compia in noi la Sua volontà.
Durante il camposcuola abbiamo fatto varie escursioni in posti molto belli, dove io non ero mai stata. Molto interessante l’abbazia di Calamari, dove ci sono i monaci cistercensi. Mi ha colpito il loro modo di vivere e di procurarsi da soli tutto il necessario per vivere a cominciare dal cibo, dal riscaldamento che ottengono riciclando i rifiuti, alle medicine…
Suor Rifugio, naturalmente con il suo carisma, è stata la nostra guida spirituale, insieme a Padre Mario, che celebrava tutti i giorni per noi la Santa Messa.
Con la mia famiglia siamo stati molto contenti di aver partecipato; anche i bambini hanno giocato all’aria aperta in quel grande prato e sono stati bene con Suor Annunziata.
Riporto di seguito le preghiere scritte, durante i “laboratori” di gruppo che formavamo.
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Signore Gesù, nostro Padre e Creatore, ti ringraziamo per il dono della vita, dell’incontro con Te.
Tu ci hai cambiati: ci hai fatto conoscere i veri ideali da perseguire, per godere della tua presenza oggi, in attesa di farlo per tutta l’eternità. Amen.
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Maria, Madre di tutti e Madre mia, Tu che dall’alto ci vedi, illuminaci, guidaci
affinché riusciamo a raggiungere i doni dell’umiltà,
della pace, della speranza, dell’amore e della misericordia.
Madre del dolore, Tu ci hai partorito sotto la croce, vivendo con Gesù la tua passione.
Ti ringraziamo per la tua maternità che rende tutti noi figli tuoi. Amen.
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Signore, donaci la forza di accettare le sofferenze e di trasformarle in strumento di salvezza e di grazia. Fa’ che aggrappandoci all’ancora della speranza che viene da Te, non cadiamo nella disperazione, ma fiduciosi, possiamo giungere alla gioia di vivere insieme a Te,
che, dopo aver dato la vita con la tua morte, ci hai dato la certezza della risurrezione. Amen.
PREGHIERA DELL’ADOLESCENTE
(da “Preghiere” di Quoist)
Vorrei amare, Signore, ho bisogno d’amore.
Tutto il mio essere non è che desiderio:
Il mio cuore, il mio corpo, si tendono nella notte verso uno sconosciuto da amare.
Le mie braccia brancicano nell’aria e non so trovare un oggetto al mio amore.
Sono solo e vorrei essere in due.
Parlo e nessuno sta ad ascoltarmi.
Vivo e nessuno coglie la mia vita.
Perché essere tanto ricco e non avere nessuno da arricchire?
Donde viene questo amore? Dove va? Vorrei amare, Signore, ho bisogno di amare.
Ecco stasera, Signore, tutto il mio amore inutilizzato.
Ascolta, piccolo, fermati e fa’, in silenzio, un lungo pellegrinaggio sino in fondo al tuo cuore.
Cammina lungo questo tuo amore nuovo, come si risale il ruscello per trovare la sorgente,
e al termine, laggiù in fondo, nell’infinito mistero della tua anima turbata,
mi incontrerai, perché io mi chiamo l’Amore, piccolo,
e non sono che Amore da sempre, e l’Amore è in te.
Io ti ho fatto per amare, per amare eternamente;
E il tuo amore passerà per un’altra te stesso, lei sta cercando;
Rassicurati, è sulla tua strada, in cammino dall’eternità,
sulla Via del mio Amore.
Bisogna attendere il suo passaggio,
lei si avvicina, tu ti avvicini,
vi riconoscerete.
perché ho fatto il suo corpo per te, ho fatto il tuo per lei,
ho fatto il tuo cuore per lei, ho fatto il suo per te;
e voi vi cercate, nella notte,
nella “Mia” notte, che diventerà Luce se Mi date fiducia.
Conservati per lei, piccolo, come lei si conserva per te.
Io vi custodirò l’uno per l’altra,
e poiché tu hai fame d’amore, ho posto sul tuo cammino tutti i tuoi fratelli da amare.
Credimi, è un lungo tirocinio l’amore, e non vi sono diverse specie d’amore:
Amare è sempre lasciare se stessi per andare verso gli altri…
Signore, aiutami a dimenticarmi per gli uomini miei fratelli,
affinché, donandomi, io impari ad amare.