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GIUGNO 2008

 

 

 

GIOBBE – “DIO AMMAESTRA L’UOMO” Zali Carolina – Rapallo

 

            La vita di Giobbe è agiata, è un uomo molto ricco, possiede migliaia di capi di bestiame, ha 10 figli: sette maschi e tre femmine, banchettano insieme ogni giorno e a turno invitano le famiglie a casa propria.

            Giobbe era conosciuto in Oriente, come il più grande, non per tutto il benessere che possedeva, ma per la sua rettitudine, la sua generosità nel soccorrere i poveri, gli umili e per il suo timore di offendere Dio! Questo timore è così vero che Giobbe offre al Signore dei sacrifici, in riparazione delle offese che i suoi figli potrebbero arrecargli, quando si riuniscono per mangiare, bere e stare allegri!

            Ma un giorno satana cerca di distruggere la grande fiducia che Giobbe ha nel Signore, che come uomo onesto, retto e scrupoloso, continua la sua vita, aiutando il suo prossimo.

            Dio interviene in favore di Giobbe e ammonisce satana a non distruggere la quiete e il benessere dell’uomo integro, giusto e felice, nessuno è simile a lui.

            Satana lo mette alla prova. “Il male vuole prevalere sul bene”.

            Satana si presenta davanti al Signore dicendo: “E’ facile essere buoni, quando tutto va bene”.

Dio risponde: “Chi non sa che l’amore è il valore più grande dell’universo? La prima parola del Decalogo è “Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutto te stesso”.

            Ma imperterrito satana vuole dimostrare che non è vero amore bensì convenienza e interesse e che nessuno è capace di amare Dio per quello che è, ma perché solo da Lui bisogna avere ogni cosa.

            E Giobbe, con il consenso di Dio, cade nelle mani di satana.

            Tutto si capovolge, sciagure e sventure gli cadono addosso, tanto gravi da cambiare tenore di vita: perde ogni ricchezza, i figli muoiono tutti per il crollo della casa dove si trovavano a pranzare insieme. Giobbe si trovò in breve povero e malato, con la moglie che lo guardava commiserandolo, come per dirgli: a che ti è servito temere e servire Dio?

            Giobbe si buttò a terra in ginocchio a pregare e rispose: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto”; anche gli amici di poca fede lo schernivano, abbandonandolo alla sua tragedia, dimenticando che certe situazioni giungono non per nostra volontà, ma per dimostrare a Dio la nostra grande fede e la nostra grande sopportazione.

            Satana non è riuscito ad indurre Giobbe ad imprecare contro Dio, per le disgrazie e i molteplici mali che lo avevano colpito. La santa rassegnazione di Giobbe in tanta sventura dà gloria a Dio!

            Ma satana non si arrende e cerca l’arma potente per abbattere la forza dell’uomo e portarlo alla ribellione contro Colui che lo ha creato, per questo il dolore del suo fisico è sotto una continua tortura. Il Signore permette a satana di provare Giobbe nella carne, purché gli sia risparmiata la vita. Una piaga maligna colpisce Giobbe dalla testa ai piedi e, nonostante le sue indicibili sofferenze, rimane fermo nella sua integrità, anche alle provocazioni della moglie, alla quale risponde: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? Se potessi sapere dov’è il mio Dio, esporrei davanti a Lui la mia causa, e saprei cosa mi comanda, per fare la sua volontà, avendo dedicato tutta la mia vita all’ascolto di Dio”.

            Pertanto il peccato dell’umanità dialoga e vuole prevaricare ad ogni costo, per distruggere il bene. Giobbe si lamenta della malvagità di certi disonesti senza scrupoli, che fanno razzia dei beni e delle proprietà della vedova e degli orfani e come parassiti si attaccano indisturbati, mentre i poveri sono spogliati del poco, emarginati e dimenticati. “Mietono nei campi ogni raccolto, pigiano l’uva nella vigna degli altri, per saziare la loro sete di potere”.

            Mentre dalla città, abbandonata a se stessa, sale un grido d’aiuto, gente che muore per colpa di malvagi senza scrupolo, e ogni giorno l’indigente è preso di mira continua senza pietà, gli empi insaziabili, come lupi randagi, irrompono nelle case in cerca di preda e fuggono dalla luce per nascondersi nelle tenebre. Ma non fuggiranno dal giudizio di Dio, la maledizione cadrà sul loro capo e, come un albero d’iniquità, sarà abbattuto e gettato a marcire, così sarà per tutti coloro che perseguiteranno senza pietà i figli di Dio.

            Giobbe nella sua povertà attende l’aiuto del Signore, la sua implacabile fede gli dà la forza di sopportare ogni male e Dio, riconoscendo nella profondità del suo cuore, la purezza e l’innocenza, gli è costantemente vicino e nel silenzio gli risponde paternamente, per salvarlo dalla fossa della morte e dalle sue tribolazioni, perché nonostante ciò, ha sempre creduto!

            “La sofferenza aiuta l’uomo a salvarsi dal peccato per avere la vita, e insegna all’umanità che la strada della santità è impervia, è sacrificio, è donazione, l’unica per giungere al cospetto di Dio per l’eternità!”.  

 

 

 


 
 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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