VISITA ALL’OASI “BETANIA” Teresa Ciardiello Com. di Succivo
Domenica 25 novembre 2007, un bel gruppetto di LAM siamo stati ospitati all’Oasi Mariana Betania, vicino Gallinaro, da D. Alberto, che prima esercitava il suo ministero proprio a Gallinaro. All’arrivo abbiamo avuto una bella accoglienza da parte sua e di alcuni collaboratori. All’ingresso della casa c’è una bella statua della Madonna e lì abbiamo recitato 10 Ave Maria. Don Alberto ci ha spiegato che quelle 10 Ave Maria non erano per noi, ma per quelli che ci avevano preceduti, quelli che sarebbero arrivati in seguito le avrebbero recitate per noi, e così via. Sono state definite da D. Alberto “un investimento nella preghiera”. Poi, sotto la sua guida, abbiamo riflettuto sulla liturgia della Parola di quella domenica. Era la solennità di Cristo Re, si parlava della regalità di Gesù Cristo. Egli è Re non per essere servito ma per servire e il Suo trono è la Croce.
Il Vangelo del giorno era di S. Luca e parlava della crocifissione di Gesù e dei due malfattori. I capi e i soldati schernivano Gesù e si chiedevano perché non salvasse se stesso, se era davvero il Figlio di Dio.
Don Alberto ci poneva delle domande su cui riflettere. Una era questa: “Perché Gesù non scese dalla croce e salvò se stesso? Avrebbe potuto farlo, ma non lo fece e non lo fa nemmeno oggi. Perché?” La risposta: è “Per amore”.
Gesù ha fatto tutto per amor nostro: se fosse sceso dalla croce non avrebbe salvato l’umani-tà. Il suo tacere alle provocazioni dei capi dei sacerdoti e alle incitazioni di Pilato a difendersi, il suo non ribellarsi alle sofferenze, rappresentano l’amore che Egli ha per noi: lo ha fatto solo per amore. Il suo stare sulla croce rappresenta ancora oggi l’accollarsi dei nostri peccati per la nostra redenzione e, finché resterà un solo peccatore sulla terra, Lui resterà sempre sulla croce.
Chiedere a Gesù di scendere dalla croce significherebbe rinunciare alla nostra salvezza. Noi vorremmo che scendesse per risolvere i nostri problemi, per fare ciò che noi riteniamo giusto, a conferma del nostro egoismo. Ma per grazia Sua, Egli non esaudisce i nostri desideri, ma mantiene le sue promesse. Non è Lui che deve esaudire noi, ma noi dobbiamo ascoltarlo e fare la Sua Volontà, perché poi questa ci porterà alla felicità, alla vita eterna nella Sua gloria. Non bisogna chiedere a Gesù di scendere dalla croce, anzi bisogna condividerla con Lui, metterci quindi accanto a Lui sulla croce e portarla con amore, pazienza, tolleranza: essa diventerà così più leggera.
D. Alberto ci diceva che la croce deve essere per noi una provocazione, deve scuoterci, deve svegliarci. Dobbiamo capire che solo attraverso la croce si può giungere, con l’aiuto di Dio, alla gioia, alla consapevolezza che conta solo Lui, che solo uniti a Lui possiamo essere felici. Per questo la croce deve essere adorata e amata. Non bisogna sottovalutare che la croce che ognuno di noi porta (le sofferenze, i problemi, le tribolazioni varie), essa è permessa da Dio per purificarci, per modellarci, per santificarci, per farci risorgere come è risorto Lui. Noi sappiamo, infatti che dopo la passione, crocifissione e morte, c’è stata la risurrezione di Gesù ed Egli ha destinato anche noi a risorgere in anima e corpo. L’inizio della risurrezione si può sperimentare già nella vita terrena, lavorando su se stessi, mettendosi al servizio delle volontà di Dio, anche se a volte incomprensibile, con piena fiducia. Egli saprà già darci un anticipo di risurrezione con la pace del cuore, con la Sua costante e rassicurante presenza in noi. Questa certezza ci darà la forza, se noi lo vogliamo e lo crediamo, di portare la croce.
Dopo queste riflessioni, abbiamo pranzato e subito dopo sono iniziate le confessioni, seguite da una particolare e individuale benedizione di liberazione. Più tardi siamo andati a Gallinaro e abbiamo fatto una lunga fila per raggiungere la cappellina dove Gesù Bambino, adagiato su veli bianchi, sembrava attenderci.
Io e mio marito, essendo la prima volta che andavamo, siamo rimasti colpiti, ma ci siamo proposti di tornarci. In serata abbiamo partecipato all’Eucaristia e poi siamo tornati a casa, ringraziando il Signore di averci donato quella bella e santa giornata.