Tra le onde (Iolanda Lo Monte)
Davvero sei nella barca della mia vita. Signore! Io ho cercato di farti posto. ho cercato di r farti salire a bordo, volevo fossi la mia guida, così che mai potessi rimanere disorientato.
Ma ora è notte e c’è tempesta. Non ti vedo e forse dormi. Onde alte da ogni lato rovesciano il loro peso nella barca. Sono i miei peccati e le mie ribellioni: mi sembrano così imperdonabili e così pesanti e se un’onda finisce, l’altra già arriva prendendo forza da lontano. E’ finita per me!
Questa volta finirò per affondare! E dimentico che sei Tu il peso della mia barca e della mia vita, superiore al peso dei miei peccati e angosce. Unica forza che può radicarmi al suolo come la forza di gravità. Se ti supplico e grido: “Perché non mi liberi da tutti questi pesi inutili?” Tu forse mi ripeti che mi basta la tua grazia e di credere in Te.
Il sapere che veglierai su di me da ora e per sempre, quando entro e quando esco, dal buio profondo dell’errore e del peccato o dagli alti e bassi dei miei stati d’animo.Con Te vicino dovrò imparare a camminare con le onde sapendo che passeranno come il cielo e la terra ma non così le tue parole. Ripetimi che sei la perla preziosa da cercate tuffandomi in profondità tranquille anche se in superficie è tempesta. Ripetimi che ci sono acque serene e gentili, acque di stabilità alle quali mi guiderai anche se i miei pensieri si agitano come rami al vento.
Il nemico ha il tempo contato ma se non credo e affondo, accresci la mia fede!
La fede (Iolanda Lo Monte)
La fede non è qualcosa di strano, è un’esperienza interiore che porta con sé una visione del mondo che ha delole conseguenze pratiche. Così chi ha fede deve nella propri avita fare delle scelte che siano conformi e coerenti ad essa. Avere fede, per un cristiano, significa avere incontrato Gesù Cristo come persona, come Verbo di Dio fatto uomo, ma anche il suo insegnamento. E questo perché Gesù non solo ci ha rivelato che è Dio, cioè Trinità – Amore, ma ci ha anche detto chi siamo noi. Ci ha rivelato il progetto di Dio sull’umanità e sulle singole persone.
San Francesco è un modello da seguire, un esempio di come si superano i propri limiti e come rinascere ogni giorno.
LETTERA AL PADRETERNO
Paola Cortellesi
Proprio come le formiche famo ponti, muri e dighe,
c’affannamo come pazzi a fare guera a armare i razzi.
bombardano co li droni: li cattivi contro i boni.
S’adunamo poi a milioni pe’ fa le rivoluzioni,
controllamo da remoto i satelliti e le foto
di tempeste d’uragani, de cicloni e de zunami.
Lo capisci, Padrete’? che co’ st’opere imponenti,
st’envenzioni, ‘sti portenti
c’era parso de sapé molte cose più di Te!
Proprio come fa er pavone co’ le piume tutte aperte
co’ quell’aria da sbruffone, l’omo sapiens se diverte
a sfidà madre natura e senza n’ombra de paura,
senza manco un’incertezza che le spiagge l’ha coperte
de liquame, e d’immonnezza,
ha inqinato mari e fiumi do’ li pesci so dìgiuni
tra la plastica e le cicche, tra tubetti de pasticche;
So’ bollenti le marmitte su l’asfalto che se squaja
e pija foco come paglìa co ‘sto caldo eccezionale
va finì che pesco a Natale.
Poi co’ bombe e baleniere ha purgato specie intere.
L’onde nostre nun so’ mare, so’ dei sonar per stanare
le creature de l’abissi che ce famo i stoccafissi-
I piromani li conosci? Ah, quelli incendiano li boschi
provocando le alluvioni, i nubifragi e li monsoni,
pure loro si so’ stremati che li ghiacci se so sciolti
e li lupi ormai affamati stanno a galla mezzi morti.
"Padre mio, scusa lii toni, ma lo so che me perdoni
si te dico francamente st’omo tuo non vale niente",
Semo meno de ‘no schizzo, de ‘no spruzzo su quel muro
e sapemo pe sicuro che ce basta ‘no starnuto,‘na risata co’ ‘no sputo
che la vita è buio e vetro, tutto in meno d’un minuto,
boccheggianno a testa indietro ce trovamo da San Pietro,
manco er tempo de un saluto!
Senza un bacio semo morti, nani, miopi, ottusi e storti,
arroganti e presuntuosi tra movida e pab chiassosi,
noncuranti del dolore, de la gente che soffriva,
troppo aridi d’amore su un pianeta che spariva
tra li scoppi del motore de la moto che partiva,
Ce tenevo che sapessi che ‘sta manica de fessi,
senza un filo de umiltà che Tu chiami umanità
ha capito la lezione sotto i corpi der bastone".
Li bastardi del creato, noi, sta razza maledetta
quarche cosa l’ha ‘mparato e gli’è toccato farlo in fretta:
che "nun ha senso proprio niente si nun poi sta co la gente".
Basta, Dio, so’ disperato, dammi fiato, dammi un prato,
damme er vento su la pelle, dammi l’occhi suoi: du’ stelle,
l’aria fresca de collina, o der mare ch’è salina,,
damme l’erba sotto i piedi e un pallone co’ du’ reti
oltre al campo ben rasato l’orizzonte sconfinato
nel tramonto della sera e la calma, quella vera-
"Tu da solo tutto puoi - tu, che non sei come noi,
fa fini’ st’epidemia che scompaia, vada via".
Ce lo sai, semo imperfetti, ma lo vedi tra li letti?
C’è l’amore, mo non manca, grande come la speranza.
Oltre i vetri, in quella stanza de la gente in tuta bianca
che combatte senza sosta ‘sto nemico che li sfianca,
che glie sta rompenno l’ossa,
Se c’aiuti vinceremo ‘sta battaglia eccezionale,
contro un virus che è letale.
"M’emoziono adesso e tremo che quest’essere mortale,
a cui il male ha messo un freno
po’ fa cose straordinarie, si capisce che è terreno.