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NOVEMBRE 2019

     

               Appena nato U. I.

Lui era lì, infermo e moribondo

con quella malattia giaceva nel fondo

torturando l’anima mia agli occhi del mondo

giorno dopo giorno invaso dalla desolazione

senza nessuno intorno tranne il pensiero

di quella sentenza che finisse prima o poi la sua esistenza.

Ero troppo giù e da lassù cercavo una speranza solo in Gesù

sicché una sera, prima di dormire volsi una preghiera

mentre avvertivo alla mia ferita un dolce sollievo,

io mi persuadevo che avrebbe vita insieme a me,

tutta una vita nella gioia infinita.

Fu allora che da quel buio senza fine che oscurava l’anima mia,

subentrò una luce a scacciarlo via.

Era luce viva che mi dava una grande energia

da poter debellare quella invalidante malattia.

Sì, proprio così e fu così che io riversavo su di lui quelle mie energie

ogni giorno, sì ogni giorno facendo esercizi di rianimazione

per due anni, due lunghi anni di terapia d’urto

fino all’ultima goccia delle mie forze.

Ero dunque stremato ma la gioia di aver sconfitto

quella prepotente paralisi e rivedere rinascere quel tenero angelo

che mi sommergeva dei suoi sorrisi e teneri abbracci

era miracolosamente immensa da dimenticare sì ogni mia stanchezza

quella ormai lontana, lontana tristezza.

Ancora oggi da allora, caro Gesù, mi fai piangere solo di gioia

per aver lasciato dentro di me il fuoco ardente

che ha dato vita alla cicatrice del tuo miracolo

quale il segno della tua potenza

nel donare al mio amato figlio la sua esistenza.

Grazie, grazie Gesù, per amarmi ogni giorni di più ora e sempre e così sia.

 

L’autunno della vita Iolanda Lo Monte

            Cos’è la vecchiaia? Di essa si parla a volte come dell’autunno della vita, seguendo l’analogia suggerita dalle stagioni e dal susseguirsi delle fasi della natura. Basta guardare il variare del paesaggio lungo il corso dell’anno, sulle montagne, nelle pianure, nei prati, nelle vallate, nei boschi, sugli alberi e sulle piante. C’è una stretta somiglianza tra l’uomo e la natura di cui egli è parte. Allo stesso tempo, però,  l’uomo si distingue da ogni altro essere che lo circonda, perché è persona plasmata a immagine e somiglianza di Dio: egli è soggetto consapevole e responsabile. Egli vive il succedersi di fasi diverse, ma tutte ugualmente fuggevoli: l’infanzia e la giovinezza sono il periodo in cui si forma per essere proiettato verso il futuro e prende consapevolezza delle proprie potenzialità, fa progetti per l’età adulta. Anche la vecchiaia non manca dei suoi valori: attenua l’impeto delle passioni, accresce la sapienza, dà più maturi consigli. In un certo senso è l’epoca privilegiata della saggezza che è frutto dell’esperienza, perché il tempo è un grande maestro.

            Il salmo dice appunto: “Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.

Amare Dio, amare il prossimo Iolanda Lo Monte

            Ascoltando nel proprio intimo la voce del cuore, nasce una risposta d’amore. Dio ascolta e ama perché Dio è amore. Anche noi siamo invitati a metterci in ascolto di Dio e del fratello, siamo chiamati ad ascoltare la nostra coscienza che ci indica la via del bene. Dall’ascolto nasce l’obbedienza che si esprime in pensieri, parole, opere, sentimenti d’amore. Non dobbiamo allora temere ma amare profondamente. L’amore di Gesù ha la sua massima espressione sulla Croce, ossia nel dono totale di Sé. La sapienza della Croce ci dà il metro per valutare la realtà e noi siamo chiamati a non rendere vana la Croce di Cristo nella nostra realtà. Nel Cuore di Cristo è racchiuso il tesoro della misericordia del Padre, così che, chiunque ricorre a Lui, può sperare nella salvezza eterna. Anzi, chi sperimenta la grazia della Redenzione, diventa partecipe della risurrezione e della gloria di Gesù.

            Non conosce il Cuore di Gesù chi non  fa esperienza della misericordia, che libera l’uomo dal peccato. Viviamo i giorni della nostra vita terrena immersi in Dio. Perché vivi se non vivi per Dio? In chi troveremo certezza per il nostro cuore?. Molto ci promette il Signore, poco ci chiede.

 

Beati quelli che soffrono Iolanda Lo Monte

            L’afflizione, l’umiliazione, lo sconforto, la frustrazione, il dolore fisico o morale si affacciano prepotentemente alla ribalta della beatitudine della sofferenza; in esse sono comprese innanzitutto i grandi dolori del triste retaggio delle guerre, della fame, della soppressione dei diritti e della libertà, delle persecuzioni religiose, delle uccisioni, delle torture, delle sopraffazioni, delle violenze, delle crudeltà.

            E viene poi la sofferenza quotidiana, le incomprensioni e le crisi familiari, una malattia pesante, la perdita del posto di lavoro, un amore non corrisposto, un esame non superato. L’amarezza di un rimprovero ingiusto, un incidente stradale, la solitudine, la perdita di una persona cara. La sofferenza è sempre lì a battere alla nostra porta, dal semplice contrattempo all’esperienza tragica.

            Fare emergere la beatitudine, cioè la pace del Signore nel proprio cuore in tali circostanze sembra paradossale, impossibile. C’è qualcosa di più incomprensibile della sofferenza? Eppure un vincolo d’amore lo collega al prossimo: l’unione di carità.

            Se la sofferenza è vissuta con Dio e in Dio, non è difficile sperimentare questa pace e anche la felicità interiore. Tuttavia l’uomo arriva ad un limite, spesso aggrovigliato e confuso che non gli permette di fare questa esperienza. E’ necessario allora che la luce potente di Dio illumini la persona desolata, che non vede nessuna soluzione al suo problema e le permetta di proseguire. Si apre allora una seconda via, la via dell’affido. Abbandonandosi completamente in Dio si trova la pace del cuore anche nelle situazioni più difficili.

 

Tempo di conversione Iolanda Lo Monte

            Vogliamo meditare come la vera pace e la vera gioia si trovano soltanto abbracciando la volontà di Dio.. Cerchiamo quindi di seguire Dio sulla via che Egli ci ha posto innanzi. Ci lamentiamo sempre, vorremmo vivere in altri posti, in altri luoghi, in altre epoche, magari al tempo di Gesù, così, pensiamo, avremmo potuto vederlo, toccarlo, amarlo, credere in Lui.

            Ma siamo sicuri? Dio ha scelto quello che era meglio per noi, se ci fosse stato un luogo, un’epoca migliore per noi, Dio ci avrebbe chiamati in vita in quel tempo, Egli poteva farlo.

            Evitiamo perciò l’inganno sottile di perdere il tempo, inseguendo questi pensieri che ci fanno vivere male. La croce che Dio ci manda, ci permette di camminare per quella via di santità che Dio vuole per noi.. Quando dipendiamo dai nostri pensieri, dai nostri desideri siamo mutevoli: un giorno ridiamo, un altro piangiamo, pensiamo al passato e vorremmo cambiarlo, pensiamo alla nostra vita presente e vorremmo che molte cose andassero diversamente e così non siamo mai nella gioia, mai nella pace, siamo solo degli schiavi del nostro io.

            Questi desideri sono spesso tentazioni del demonio, dobbiamo subito scacciarli.

            Facciamo il punto su tutto ciò che non ci dona soddisfazione: i desideri non appagati: sono la nostra croce; Dio ci chiede solo di abbandonarci in Lui e che abbracciamo la Sua volontà, tutto il resto lo farà Lui, attraverso il Cuore Immacolato di Maria. 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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